Maestri di conversazione: che lingua parlano gli animali?
di Anna Roscini
Il coccodrillo come fa? Non c’è nessuno che lo sa: al mondo esistono infatti tantissime specie animali che emettono suoni particolari e unici nel loro genere. Sebbene non possiamo comprenderli, questi segnali sono un vero e proprio linguaggio in codice, importantissimo per scambiarsi informazioni, segnalare un pericolo o fare dichiarazioni d’amore. Riconoscere tutti i versi degli animali è complesso, così come saperli definire. Non solo, sia che si tratti di animali domestici che selvatici, la voce è soltanto uno dei mezzi che utilizzano per comunicare con i loro simili e con il mondo circostante: esiste infatti un linguaggio non verbale fatto di gesti, comportamenti, colori, posizioni e movimenti particolari che adottano a seconda delle specifiche situazioni. Basti pensare al vanitoso pavone che alza le piume della coda per attirare l’attenzione della sua prescelta o per spaventare i nemici; al gatto che fa le fusa per comunicare con il padrone, così come faceva nei primi mesi di vita con la mamma; alle danze eccentriche di numerosi uccelli durante il rituale di corteggiamento; o ai gorilla che si battono il petto in segno di forza. Questi, e tanti altri, sono segnali del linguaggio corporeo che si affiancano ai normali versi. Accanto ai più comuni, esistono versi di animali meno noti. Andiamo a scoprire i nomi dei versi più strani che fanno gli animali!
Ditemi perché se la mucca fa mu il merlo non fa me: tutti i versi degli animali
Quante volte abbiamo sentito i bambini imitare i versi degli animali, ma non sempre riusciamo a ricordarci il giusto termine che indica quel verso. Tutti sappiamo che il cane abbaia e il gatto miagola, ma in pochi sanno che il cigno e il barbagianni soffiano e il pavone paupula. Siamo abituati a dire che tutti gli uccelli cinguettano, ma in realtà lo fanno i passeri. Senza contare lo zirlo del tordo, il bacio del beccaccino, la risata del picchio verde, il gorgheggio dell’usignolo, il gracchiare del corvo e della cornacchia, il tubare delle tortore e dei colombi, il garrito della rondine e il trillo dell’allodola. Il pettirosso chiccola, il codirosso ciarla, l’assiolo chiurla, mentre il canarino semplicemente canta. Per quanto riguarda gli animali selvatici dei nostri boschi: il capriolo rantega e abbaia, il cinghiale grufola e grugnisce, il lupo ulula, la marmotta e la poiana fischiano, il cervo bramisce, la volpe guaiola, l’orso ruglia e bruisce, lo scoiattolo squittisce. E ancora, il furetto potpotta, l’aquila e il falco gridano o stridono, il gufo bubola e soffia, l’avvoltoio pulpa, la rana gracida, la zanzara zufola e ronza, le cicale friniscono. Nella “vecchia fattoria” invece c’è il coniglio che ziga, l’asino che raglia, il maiale che grugnisce, il cavallo che nitrisce, la pecora che bela, il tacchino che gloglotta, le oche che schiamazzano. I pulcini pigolano, la gallina chioccia o crocchia e il gallo canta. Riconoscere i versi degli animali nella savana è ancora più difficile: la giraffa landisce, il giaguaro brontola, l’elefante barrisce, le scimmie urlano e farfugliano, la iena ride, l’ippopotamo ruggisce, la zebra raglia, mentre i serpenti sibilano.