20 anni di neuroradiochirurgia a Vicenza
Esattamente vent’anni fa, il 30 gennaio 2003, veniva eseguita dalla Neurochirurgia dell’ospedale San Bortolo la prima procedura di neuroradiochirurgia tramite CyberKnife, tecnologia rivoluzionaria installata per la prima volta in Europa proprio all’ospedale di Vicenza.
Come noto, questa straordinaria apparecchiatura consente di rimuovere i tumori cerebrali sottoponendo i tessuti compromessi a radioterapia, con una precisione estrema, tale da salvaguardare i tessuti sani limitrofi. Il CyberKnife garantisce i più elevati livelli di efficacia e precisione grazia alla combinazione di un acceleratore lineare miniaturizzato montato su un braccio mobile robotizzato, con la possibilità di “agganciare” il bersaglio mediante la diagnostica per immagini e quindi di correggere in tempo reale il fascio di radiazioni in relazione ai movimenti del paziente, rendendo così non più necessari i sistemi di immobilizzazione – piuttosto traumatici – utilizzato in precedenza durante le procedure di neuroradioterapia.
«Questo anniversario – sottolinea la dott.ssa Maria Giuseppina Bonavina, Direttore Generale dell’ULSS 8 Berica – è l’occasione per richiamare l’attenzione su un’autentica eccellenza dell’ospedale di Vicenza, che può vantare il maggior numero di interventi al mondo di neuroradiochirurgia tramite CyberKnife. Non si tratta di un primato fine a se stesso, ma di un indicatore delle competenze e dell’esperienza raggiunti dai nostri specialisti, in grado di intervenire con successo anche in casi clinici estremamente complessi. Per questo motivo i 20 anni dal primo intervento tramite CyberKnife rappresentano anche un messaggio di speranza per tanti malati, che sanno di poter contare all’ospedale di Vicenza su un’assistenza sanitaria di altissimo livello».
Le origini
Non è un caso se la prima apparecchiatura fu montata al San Bortolo: il CyberKnife deriva infatti dall’attività di ricerca e sperimentazione all’avanguardia condotta proprio all’ospedale di Vicenza dal prof. Federico Colombo, figura riconosciuta a livello internazionale, venuto a mancare nel novembre dello scorso anno. Alla Neurochirurgia del San Bortolo, nel 1982, il prof. Colombo mise a punto, in collaborazione con i colleghi della Radiologia e della Fisica Sanitaria, una metodica originale che prevedeva la combinazione di un semplice acceleratore Lineare (LINAC) per radioterapia standard con un sistema di localizzazione stereotassica. Nasceva pertanto il primo sistema al mondo per radiochirurgia stereotassica con LINAC, che prevedeva un sistema di immobilizzazione traumatico della testa del paziente con anello stereotassico. Questa tecnica ha avuto una ampia diffusione in tutto il mondo e tuttora è in vigore in molti centri di Radiochirurgia. Nell’arco di 20 anni il dott. Colombo ha eseguito, in collaborazione con i Colleghi della Fisica Sanitaria, della Radioterapia e della Neuroradiologia ben 1236 trattamenti radiochirurgici con LINAC.
Questo principio fu quindi evoluto dal dott. Adler, all’Università di Stanford, montando un acceleratore lineare a fascio stretto su un braccio robotico computerizzato guidato da immagini ed in grado di muoversi su 6 assi. Era il 1994: nasceva così il Cyberknife, che non solo rendeva non più necessario un sistema di immobilizzazione traumatico del paziente, ma consentiva anche un livello di efficacia e precisione senza precedenti, in quanto il sistema consente di monitorare costantemente la posizione dell’area target durante l’intero trattamento e di correggere la direzione del fascio per qualsiasi spostamento individuato. Si parla quindi di tracking e di sincronizzazione della erogazione del trattamento con la effettiva posizione del target da trattare.
Proprio grazie al prestigio personale del prof. Colombo riconosciuto a livello internazionale, oltre che alla lungimiranza della Direzione aziendale dell’epoca, nel 2003 il Cyberknife fu introdotto al San Bortolo, rendendo l’ospedale di Vicenza il primo in Europa a disporre di questa tecnologia, aggiornata nel 2011 con l’introduzione di un’apparecchiatura di seconda generazione.
I vangatti
«Il Cyberknife – spiega il dott. Umberto Fornezza, Responsabile della Neurochirurgia ad indirizzo Stereotassico di Vicenza – è l’unico sistema di radiochirurgia dotato di un robot che muove l’acceleratore lineare con sei gradi di libertà nello spazio intorno al paziente. Offre pertanto trattamenti più efficaci in termini di distribuzione e gradiente di dose salvaguardando gli organi a rischio circostanti ala bersaglio. È l’unica apparecchiatura che, grazie al suo sistema di imaging e al robot consente il tracking dei movimenti del target durante l’intero trattamento, che risulta avere una accuratezza inferiore al millimetro. In questo modo è possibile erogare alte dosi al bersaglio salvaguardando i tessuti sani e riducendo il numero di sedute di trattamento, con il notevole vantaggio per il paziente di ridurre gli accessi ospedalieri».
L’esperienza del San Bortolo
Ideato per eliminare i tumori cerebrali non operabili con la metodica tradizionale, nel corso degli anni questa tecnica al San Bortolo è stata utilizzata anche per trattare con successo patologie della colonna vertebrale e di altri distretti corporei: viene infatti utilizzato anche in Radioterapia per il trattamento principalmente di tumori del polmone, della prostata, fegato e linfonodi.
Per quanto riguarda la patologia di competenza neurochirurgica, ha consentito di trattare neoplasie di dimensioni superiori o in sedi critiche rispetto agli anni precedenti ottenendo elevate percentuali di controllo di malattia a lungo termine.
Dal 30 gennaio 2003 ad oggi sono stati eseguiti oltre 9.000 trattamenti radiochirurgici per patologia intracranica e spinale, rendendo la Neurochirurgia del San Bortolo il primo centro di riferimento al mondo per numero di casi trattati.
Questa attività è attualmente portata avanti presso la U.O.S.D. di Neurochirurgia ad Indirizzo Stereotassico diretta dal Dott. Umberto Fornezza che si avvale della collaborazione di altri due medici (dott.ssa Cristina Mari e dott. Zeno Perini), di quattro tecnici di Radiologia Medica, di due infermieri e di una segretaria. Il tutto lavorando in stretta collaborazione con i colleghi della Fisica Sanitaria, della Neuroradiologia, della Radioterapia e della Neurochirurgia 1.