10 Dicembre 2020 - 11.14

2020: Odissea nello SPID

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di Alessandro Cammarano

Avete un PC? Il suddetto PC è dotato di webcam? Siete dotati di un collegamento internet che sia almeno pari a quello di una qualunque agenzia di informazione (leggasi CIA)? Sì? Allora potete provare – e dico provare ­– ad ottenere lo SPID, ovvero il Sistema Pubblico di Identità Digitale che vi consentirà di accedere a tutti i servizi della Pubblica Amministrazione in maniera facile e sicura, ivi compresa l’iscrizione a IO, ovvero l’applicazione che vi consentirà di poter usufruire del cashback (leggasi mancia) del 10% sugli acquisti effettuati in negozi fisici – online non vale – e pagati con bancomat o carta di credito.

Piccolo inciso di costume: quando la popolazione fu invitata a scaricare Immuni si assistette ad un dilagare di contumelie sdegnate da parte dei paladini della difesa della privacy: “Ci schedano!”, “Nemmeno nella Romania di Ceausescu!”, “Dittatura sanitaria!” e via dicendo.

Adesso che è la volta di IO il sistema è andato in bambola in cinque minuti perché sei milioni – sei milioni!!! – di italiani hanno fiutato l’affare e si sono precipitati tutti felici a registrare le loro carte credito, incuranti questa volta della sensibilità dei dati perché “All’idea di quel metallo…” tutto o quasi è sacrificabile. Strano come la prospettiva di un’elemosina attiri chiunque.

Torniamo a noi e all’Odissea SPID – perché, come si diceva, “no SPID no IO” e di conseguenza no cashback – che assurge a racconto epico in epoca di digitalizzazione.

La maggior parte degli utenti, soprattutto i non nativi digitali, intrattiene un rapporto conflittuale con tutto ciò che è legato all’informatica. Pensiamo ad un sessantenne di cultura media per il quale lo smartphone è solo un telefono più bello di cui non sfrutta neppure il 5% delle possibilità.

Ecco, il detto sessantenne medio lusingato dal battage mediatico che magnifica l’applicazione miracolosa che restituisce denaro si getta a capofitto in un’impresa che per lui si rivelerà più irta di ostacoli di quella di Orlando Paladino a Roncisvalle, coinvolgendo nipoti smart e amici “che se ne intendono”.

Il malcapitato, convinto di poter fare tutto in pochi minuti – proprio come dicono gli spot pubblicitari – cerca nella bottega virtuale delle applicazioni la famigerata IO: è l’inizio della fine, il baratro è vicino e il terreno comincia a franare sotto i piedi del poveretto. Per accedere a IO serve lo SPID: il panico si impadronisce del disinformatizzato che però non demorde anche perché nel frattempo un amico più sgamato gli ha detto che lo SPID si fa in quattro e quattr’otto sul sito del Governo. L’amico è con tutta evidenza un nemico feroce del misero perché sul sito del Governo nulla è rapido.

Trovata la pagina giusta, con l’aiuto del nipote dodicenne che per qualche secondo abbandona con certa qual sufficienza la Playstation, Bortolo – diamo un nome al malcapitato – trova che lo SPID si può ottenere attraverso vari operatori e che non tutti offrono il servizio a costo zero. La cosa più semplice sarebbe andare alla posta, ma in epoca in cui l’assembramento è meglio evitarlo la scelta non appare tra le migliori; via dunque col computer da casa.

Bortolo, che è uno preciso, ha preparato la carta d’identità – è fortunato perché ha già quella elettronica – il codice fiscale e si è pure sistemato i capelli perché la webcam lo riconosca senza ombra di dubbio. E qui comincia lo psicodramma.

La scelta cade su un operatore conosciuto, uno di quelli che provoca orchite da quanta pubblicità si fa, è quindi sicuramente affidabile: non è così. Carta d’identità ok, codice fiscale pure, la speranza di cavarsela in un battito di ciglia pervade Bortolo illudendolo di essere ad un passo da IO; si apre la finestra webcam e un messaggio gli comunica che non è lui l’intestatario dei documenti, smarrimento. Si tenta con occhiali diversi, senza occhiali, con una parrucca, una maschera da licantropo, un lenzuolo: niente, la camera inflessibile finalmente lo riconosce per Aarto Rakkonen residente a Savonlinnaa, Finlandia.

Deciso a non demordere Bortolo prova con altro fornitore del servizio, ce ne sono tanti, uno con un nome rassicurante; tutto bene, tranne che il suo codice fiscale corrisponde a quello di Ciro Mazzacapa residente a Sessa Aurunca. Un grappino di sostegno e si prova con il terzo: invio di codice di sicurezza via SMS, altro codice di controllo via mail, terza verifica con impronta digitale sul monitor, goccia di sangue trasmessa via scanner, tutto sembrerebbe a posto e…” Il sistema non è in grado di confermare la sua identità, è pregato di rivolgersi al nostro centro assistenza di Enna per fissare un appuntameto di persona”.

Bortolo a questo punto inizia ad invocare divinità più conosciute associandole ad animali da cortile tanto da attirare l’attenzione del dirimpettaio che gli si rivolge con un “Anca lu’ con lo SPID?”.

Non va meglio all’avvocato e neppure all’ingegnere, il sistema in questo caso si dimostra un modello di democrazie e di equità sociale: non funziona per nessuno. Amen.

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