VENETO – Lotta alla cimice asiatica con reti protettive e investimenti
Reti antigrandine e antinsetto risultano essere per ora i migliori sistemi difensivi per proteggere frutteti dagli attacchi della cimice asiatica,il vorace insetto dell’Estremo Oriente che dal 2015 sta aggredendo le colture venete. Lo ha ribadito l’assessore regionale all’agricoltura, Giuseppe Pan, a Condiretti e rappresentanti dei produttori ortofrutticoli della Bassa Padovana, preoccupati per i danni che l’insetto alieno (Halymorpha halys, il nome scientifico) sta causando a mele, pere, pesche, kiwi, mais e soia in tuttoil territorio regionale. Da una iniziale concentrazione nell’Alta padovana e nel Trevigiano, la cimice asiatica si sta diffondendo ora con particolare invasività nella Bassa Padovana, nel Polesine e nel Veronese. Il ‘potenziale’ delle colture aggredibili in Veneto – tra frutteti e seminativi – supera i 300 mila ettari, per una produzione totale di oltre 4 milioni e mezzo di tonnellate che, in termini economici, vale un fatturato di oltre 660 milioni di euro. “La Regione Veneto ha affidato al Dipartimento di agronomia animali e ambiente dell’Università di Padova l’incarico di studiare la localizzazione e il ciclo di attività della cimice asiatica – ricorda Pan – e di individuare le migliori strategie di prevenzione e contrasto. Al momento, il lavoro dei ricercatori, coordinati dal dottor Alberto Pozzebon, e dei servizi fitosanitari della Regione Veneto ha consentito di mappare la presenza della cimice nel nostro territorio, di osservarne l’evoluzione e di indicare le possibili misure di contenimento. Lo studio ha prodotto, per ora, questa prima evidenza: le cimici asiatiche infestano e danneggiano soprattutto i margini degli appezzamenti e la misura più efficace per limitare i danni e ridurre l’uso di insetticidi chimici risulta essere il posizionamento di reti antigrandine e reti antinsetto, in modo da chiudere i bordi degli appezzamenti”. Il progetto di ricerca, finanziato con 62.750 euro, prevede tre strategie: a) lo studio delle preferenze della cimice di fronte alle diverse varietà colturali; b) l’individuazione dei migliori antagonisti naturali, puntando ad allevare i parassitoidi più efficaci; c) test su prodotti di origine naturale in grado di esercitare un effetto repellente nei confronti della cimice asiatica. “In attesa che il lavoro dei ricercatori ottenga risultati sperimentabili su vasta scala, la Regione – conferma l’assessore all’Agricoltura – continua a sostenere i produttori ortofrutticoli ammettendo ai contributi dei bandi Psr gli investimenti finalizzati alla difesa attiva, come l’acquisto e la collocazione di reti antinsetto. Sono investimenti utili per migliorare le prestazioni e la competitività dell’impresa agricola, che possono godere di contributi dal 40 al 60% della spesa sostenuta, a seconda dei soggetti e delle zone interessate. Ma è solo investendo in ricerca e sperimentazione che sarà possibile individuare, con la collaborazione degli stessi produttori, la via migliore per contrastare la diffusione delle aree coltivate di questa specie infestante”.