EROTICO VICENTINO – I cibi dell’amore: tra gli afrodisiaci il “corgnolo” di Crespadoro batte tutti
Ormai è un dato assodato: è certo è che esistono cibi afrodisiaci che aiutano le prestazioni sessuali. O, secondo un punto di vista diametralmente opposto, inibiscono la libido rendendo più complicata anche l’ ‘istintuale’ attrazione dei corpi. Perché l’alimentazione influisce sulla vita sessuale di ciascuno di noi. Tra piatti amici e non, potrebbe risultare utile appendersi una lista sul frigorifero di cosa convenga (o meno) consumare. Per… consumare l’amore in maniera soddisfacente. Tra i cibi afrodisiaci troviamo fragole, cioccolato, miele, banane e peperoncino. Mentre tra i cibi da evitare prima del sesso: fagioli, menta, carne rossa, patatine fritte, formaggi.
Ma da buoni vicentini, il cibo afrodisiaco per eccellenza non può che essere la lumaca, o meglio, il corgnolo, presente già negli scritti erotici dei Greci, assieme a cipolle, carote, tartufi, uova, miele e vino. Il corgnolo è un alimento di altissima qualità nutrizionale: carne ricca di proteina ad alto valore biologico, contenente una considerevole quantità di minerali, povera di grassi e che apporta pochissime calorie, soltanto 67 kcal all’etto. La “meraviglia” in questione è uno degli alimenti più antichi della storia umana, detto anche chiocciola. Conosciuta popolarmente anche come “lumaca”, si tratta in realtà di un’altra specie di mollusco. La chiocciola, in effetti, è sormontata da una conchiglia a spirale che contiene i suoi organi interni, mentre la lumaca non ne ha. Nel Vicentino uno dei luoghi dove il corgnolo è più amato, studiato, coltivato, raccolto e cucinato – soprattutto in umido – si trova nell’Alta Valle del Chiampo, più precisamente a Crespadoro.
Gli appassionati di questo piatto, soprattutto quelli che ci lavorano con grande impegno per la tradizionale festa dell’8 dicembre, vi parleranno di particolari alchimie degli ingredienti del fondo in cui le lumache vengono cotte. Però il vero segreto è la pazienza. Altrimenti non si spiega come ci possa dedicare, in estate, alla raccolta di queste chiocciole selvatiche (Helix pomatia, varietà opercolata) nell’alta valle del Chiampo, per poi metterle nella “corgnolara” dove vengono nutrite con zucca e foglie di piante autoctone; quando sono andate in letargo, dieci centimetri sottoterra, si raccolgono nuovamente con il “raspa corgnoi” – tra fine novembre e i primi di dicembre – e si dà il via al complicato processo di pulizia.
E l’8 dicembre, durante la Festa dei Corgnoi, organizzata dalla Pro loco, si attua una vera e propria catena di montaggio: uomini e soprattutto donne, che si tramandano l’arte dei corgnoi di generazione in generazione, si mettono attorno a un tavolo. Da una parte le lumache già bollite in acqua salata ed estratte dal guscio, dall’altra il prodotto bello e pulito, pronto per la cottura. In mezzo, una serie di operazioni per estrarre le interiora e l’apparato masticatorio, cioè purgare il mollusco, togliendo tutte le parti che ne rovinerebbero il sapore. Si può solo immaginare quanti tentativi siano serviti, nei secoli, per arrivare al risultato migliore. Si pensi che la commercializzazione dei corgnoi di Crespadoro è attestata fin dal Seicento.
Ma la ricetta esatta per chi volesse cimentarsi nella cottura di questo cibo afrodisiaco? Il fondo per l’umido è fatto con cipolla, sedano, prezzemolo, aglio, salvia, rosmarino, burro, olio. Le percentuali sono rigorosamente top secret. Le lumache, che nel frattempo hanno soggiornato in frigorifero per due giorni, vengono messe in pentola e cotte a fuoco lentissimo per tre giorni, sempre sotto sorveglianza. Serviti con polenta calda, i corgnoi in umido hanno un gusto intenso, dal sentore selvatico, e sotto i denti sono sorprendentemente compatti. Quel che poi avverrà in camera da letto, a cena finita…è ancora più top secret della ricetta stessa.