29 Gennaio 2019 - 17.25

Al Tcvi la Guerra dei Roses

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Si presenta come un appuntamento di grande richiamo la nuova proposta del cartellone prosa del Teatro Comunale Città di Vicenza; si tratta de La Guerra dei Roses, adattamento teatrale dall’omonimo film, in programma oggi e domani alle 20.45 in Sala Grande, protagonisti Ambra Angiolini e l’attore vicentino Matteo Cremon, nei ruoli che furono di Kathleen Turner e Michael Douglas, regia di Filippo Dini (il regista nel film era stato Danny De Vito). Attesissimo l’appuntamento (le due date sono esaurite, biglietti disponibili solo in caso di rinuncia dei possessori) per la notorietà del titolo, una tragicommedia divertente con risvolti drammatici, a tratti paradossali, ma estremamente realistici, e per l’appeal dei protagonisti principali (gli altri interpreti della pièce sono Massimo Cagnina e Emanuela Guaiana): Ambra Angiolini, showgirl televisiva dei primi anni ’90, diventata in seguito attrice cinematografica (ha esordito con Ferzan Ozpetek in “Saturno contro”) e di teatro, e Matteo Cremon che a Vicenza “gioca in casa”, attore di teatro e cinema, Un passo dal cielo (2011) e Soldato semplice (2015) i suoi film più noti. L’incontro a Teatro si svolgerà al Ridotto alle 19.30 e saranno proprio gli attori della compagnia ad incontrare il pubblico per introdurre i temi e la drammaturgia dello spettacolo che, in tournée da oltre un anno, ottiene ovunque un grande consenso. Per l’attualità dei temi portati in scena.

La Guerra dei Roses è una produzione La Pirandelliana, uno spettacolo tratto dal romanzo di Warren, regia di Filippo Dini, scenografie di Laura Benzi, costumi di Alessandro Lai , luci di Pasquale Mari, musiche di Arturo Annecchino. La Guerra dei Roses è anche, prima di tutto, il titolo di un romanzo del 1981 che poi otto anni più tardi diventa un successo cinematografico strepitoso, con la regia di Danny De Vito. L’autore del romanzo, Warren Adler, scrive anche il soggetto del film e in seguito decide di adattare questa vicenda anche per il teatro, creando una commedia straordinaria, raffinata e caotica al tempo stesso, comica e crudele, ridicola e folle, trovando forse in teatro la sua dimensione ideale, per la potenza espressiva e la dimensione terribilmente onirica del testo.

La storia è quella ormai nota a tutti, grazie al film, della separazione cruenta tra un brillante e ricco uomo d’affari e una (ex) moglie che lo ha accompagnato nella sua scalata al successo; viene riscritta dalla presa di coscienza della sua mancata affermazione professionale.

Lei è una moglie obbediente, ma mai dimessa, che lo ha accompagnato nella sua brillante ascesa, con amore, stima profonda e un pizzico di fascinazione per le piccole o grandi comodità, che grazie alla loro vita quotidiana andava conquistandosi, il tutto in un’atmosfera di profondo amore, di sincera passione, all’interno di una cornice perfetta all’apparenza; ma ad un tratto, tutto questo si infrange: tutta la loro vita passata insieme, viene da lei completamente riscritta e reinterpretata, la sua maturata presa di coscienza la rafforza e la sprona, con una ferocia degna di una grande eroina, a scagliarsi sul suo amato, ora il responsabile della sua mancata affermazione, in un crescendo di cattiveria, rabbia e reciproche atrocità, fino alle estreme conseguenze.

“La grandezza dell’amore si esprime, in questa commedia, attraverso la sua fine” afferma Filippo Dini nelle sue note di regia, una fine così violenta da essere paragonata a una guerra. Infatti

“Non c’è al mondo espressione più sconvolgente della potenza dell’essere umano, non a caso il titolo la paragona ad una guerra, e non solo, ad una delle più sanguinose guerre della storia inglese, una guerra nata in ‘casa’ appunto, la guerra tra due rami della stessa famiglia, la guerra delle due rose”, prosegue il regista.

 

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