Pfas, Regione Veneto replica a Isde: “Non risulta aumento rischio tumori”
In merito a quanto recentemente affermato dai rappresentati di ISDE, in particolare dal Dott. Vincenzo Cordiano, Presidente di ISDE Veneto, sul quotidiano L’Arena di Verona, nell’edizione di mercoledì 6 febbraio 2019, l’Area sanità e sociale della Regione Veneto puntualizza quanto segue:
A tutela del benessere fisico e psicologico delle popolazioni esposte, occorre innanzitutto ribadire l’assoluta priorità della trasparente divulgazione dei dati disponibili. Non è ammissibile, infatti, come fa l’ISDE, attribuire a “caso” l’aumento di patologie quali l’incrementato rischio di tumori ematologici (leucemie) che, allo stato attuale, non risultano correlate a tale sostanze.
In ottemperanza a tale principio, la Regione del Veneto assicura la più ampia diffusione dei dati disponibili in occasioni pubbliche o dedicate al tema dell’inquinamento. È scientificamente corretto attenersi a quanto fornito dai flussi corretti di dati provenienti dalle strutture istituzionali preposte sui temi che, come in questo caso, sconfessano le affermazioni recenti e passate di rappresentanti dell’ISDE sulle malattie di cui le sostanze perfuoroalchiliche sarebbero causa di qualsiasi tipologia di patologia quali le leucemie, linfomi non Hodgkin, ecc.
La Regione del Veneto è attivamente impegnata nella sorveglianza clinico-epidemiologica della popolazione esposta a PFAS avvalendosi delle strutture competenti, quali il Servizio Epidemiologico Regionale e il Registro Tumori del Veneto.
Da quando si è venuti a conoscenza del problema, la sanità regionale ha condotto studi epidemiologici sulla popolazione dell’Area Rossa, recentemente aggiornati.
Tali studi hanno rilevato quanto già affermato in precedenti report per patologie correlate all’esposizione a tali sostanze, secondo quanto riportato in letteratura, ed evidenziano che la popolazione dell’Area Rossa presenta un modesto ma statisticamente significativo eccesso di prevalenza per alcune condizioni e malattie di tipo cardiovascolare e presenta per entrambi i sessi un aumento moderato ma significativo della prevalenza standardizzata di dislipidemie (ipercolesterolemie e/o ipertrigliceridemie). Per quanto riguarda la mortalità si rileva un modesto ma significativo eccesso di mortalità per cardiopatie ischemiche, per malattie cerebrovascolari e, limitatamente al sesso femminile, per diabete.
L’incidenza di patologia neoplastica (recentemente aggiornata al 31 12 2015 e comparata con la restante popolazione regionale) per gli organi “target” (rene, testicolo) non documenta incidenze significativamente diverse da quelle della popolazione generale. Per tumori non segnalati come connessi all’inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche, si osservano alcuni scostamenti dei tassi incidenza in difetto o in eccesso (tumori con eziologia prevalentemente associata a fattori comportamentali o alla pressione diagnostica locale).
Come noto, è in corso il Piano di sorveglianza sanitaria sulla popolazione esposta che prevede la chiamata attiva dei soggetti eleggibili e la determinazione di vari parametri antropometrici e bioumorali. I soggetti con PFAS elevati e parametri anomali vengono presi in carico da un ambulatorio specialistico di secondo livello (DGRV n. 2133/2016 e 851/2017). Si precisa che i parametri monitorati, stabiliti dal Gruppo di lavoro regionale per la predisposizione e gestione del piano della presa in carico degli esposti alle sostanze perfluoroalchiliche, sono attivi secondo programma e agiscono (secondo prefissati protocolli) al manifestarsi di segni o sintomi (anche solo) potenzialmente riferibili a patologie PFAS-correlate.
La Regione inoltre, nel corso della gestione dell’emergenza, ha affrontato approfondimenti specifici su sottogruppi di popolazione considerati dal punto di vista sanitario più fragili rispetto alla popolazione generale dell’area di interesse.
In particolare, sui lavoratori ed ex-lavoratori della ditta Miteni è stato incentrato un progetto di ricerca “Valutazione della biopersistenza e dell’associazione con indicatori dello stato di salute di sostanze fluorurate (benzotrifloruri, perfluorurati, fluoroammine) in addetti alla loro produzione” (DGR Veneto n. 1191 del 01.08.2017).
Da tale relazione emerge che i lavoratori della Ditta Miteni risultano avere concentrazioni sieriche di PFOA molto elevate, anche in confronto con altri contesti di esposizione occupazionale documentati nella letteratura scientifica (concentrazione di molti ordini di grandezza rispetto alla popolazione generale). Si osserva che le concentrazioni sieriche di PFOA e PFOS raggiungono i valori più elevati tra gli addetti alla produzione di fluoropolimeri. Si evince dalla relazione che la popolazione dei lavoratori indagata ha subito un bioaccumulo molto significativo di composti PFAS nell’arco degli anni. E’ stata documentata una aumentata mortalità connessa a neoplasie epatiche, diabete mellito e ipertensione arteriosa.
Per quanto attiene agli alimenti, alla luce della recente scientific opinion (EFSA Journal 2018;16(12):5194), la Regione del Veneto ha richiesto all’Istituto Superiore di Sanità di rivalutare criticamente i dati emersi dal monitoraggio degli alimenti in argomento, al fine ottenere una second opinion ritenuta cautelativa della salute e della informazione dei cittadini. I risultati di tale valutazione esterna saranno tra breve trasmessi alla Regione.
Si precisa infine che tutta la documentazione citata è pubblicata sul sito della Regione del Veneto ed è stata oggetto di presentazione in occasioni pubbliche o appositamente organizzate.