Maltempo di ottobre: mai così tanta pioggia in Veneto
L’ultimo numero di Statistiche Flash, pubblicazione periodica dell’ufficio di Statistica della Regione del Veneto che è online, è dedicato al maltempo che si è abbattuto sul Veneto alla fine di ottobre 2018, al fine di metterne in evidenza l’eccezionalità attraverso l’analisi dei dati, delle circostanze e il confronto con altri eventi occorsi in passato. L’evento meteorologico è stato caratterizzato da precipitazioni persistenti ed intense che hanno particolarmente interessato l’area alpina; inoltre, venti mai osservati in precedenza, soprattutto in alcune località del settore montano, hanno raggiunto velocità classificate dalla scala internazionale di Beaufort come “tempesta violenta” e “uragano”, determinando rilevanti danni al patrimonio boschivo del Veneto e alle strutture.
I dati registrati mostrano che in alcune località sono stati raggiunti i record assoluti, o valori prossimi ai massimi storici, delle precipitazioni cumulate nell’arco di 4 giorni. Per esempio la stazione di Soffranco, presso Longarone, ha misurato 715,8 mm di pioggia cumulata, il valore più elevato mai registrato dall’ARPAV negli ultimi trent’anni. Durante l’alluvione del 2010, la massima precipitazione cumulata tra il 31 ottobre ed il 3 novembre era stata di 587,2 mm, osservata nella località di Valpore (Seren del Grappa). A riprova dell’eccezionalità dell’evento del 2018, a Sappada e ad Agordo si sono avuti i valori più elevati delle piogge misurate in quelle località, perlomeno dal 1950.
Il Veneto è stato peraltro interessato dai fenomeni in modo eterogeneo: sulla pianura centrale e meridionale le precipitazioni sono state più discontinue e di entità assai inferiore. Oltre all’andamento delle precipitazioni e delle temperature, un altro approfondimento nella pubblicazione è dedicato al vento: la stazione ARPAV di monte Cesen, sulla sommità delle Prealpi orientali, a quota 1.552 m. ha registrato in quelle giornate il record storico della raffica di vento più violenta di circa 192 km/h.
L’ARPAV aveva previsto con precisione l’evento tre giorni prima, consentendo di mettere in allerta tutto il sistema della protezione civile regionale.