Si conoscono ma non si riconoscono: cronache di serate all’opera
Di Alessandro Cammarano
La serata inaugurale di una stagione lirica costituisce occasione ghiotta per calarsi in un microcosmo, che ripete stilemi sempre uguali indipendentemente dal teatro in cui ci si trovi.
La Prima, soprattutto nei teatri di maggior tradizione mondana, richiama, insieme agli appassionati, un meraviglioso carrozzone di personaggi il cui unico scopo è mettere in mostra se stessi a beneficio del pubblico dei notiziari e soprattutto dei talk-show del pomeriggio seguente.
Un allegro bestiario che spesso si rivela assai più divertente di quanto non si veda e si ascosti sulla scena.
Ogni teatro ha il suo zoccolo duro di presenzialisti da première, costituito in genere, soprattutto in provincia, da vegliarde fiere delle proprie rughe, esibite come trofeo di un’età che, visti i tempi che corrono, sarà difficilmente raggiunta da chi scrive, vestite come le dame di compagnia dell’ultima imperatrice d’Austria e accompagnate da figlie o nipoti emaciate e vinte che le babbione comandano a bacchetta.
Le non ancora vedove danno il braccio a mariti che, poco sopra le spalle curve, esibiscono fantasmagorici riporti o parrucchini fantasiosi nella foggia e soprattutto nei colori, che vanno dal “lepre fuggente” al “setter irlandese” passando per l’immancabile “biondo Balestra”.
Il vero spettacolo è quello dell’Inaugurazione con la “I” maiuscola, quella che da qualche anno la televisione di Stato trasmette in diretta e che si va trasformando sempre più in un gigantesco reality nel quale l’opera in programma passa decisamente in secondo piano; stiamo parlando, naturalmente del sette dicembre, del Sant’Ambrogio meneghino, dell’apertura della stagione del Teatro alla Scala.
Per comprendere esattamente il fenomeno bisogna viverlo, è necessario esserci, partecipare fino in fondo e, tornando a casa, sentirsi fieri delle ecchimosi procurateci dalle gomitate prese e delle scarpe distrutte dalle innumerevoli suole altrui che le hanno calpestate.
Fino a non molti anni fa la Scala era tempio della nobiltà lombarda, della vecchia industria, di intellettuali e di poche e selezionate personalità dello spettacolo; oggi il foyer neoclassico del Piermarini ha assunto per l’occasione l’appellativo di “Tonnara”.
Telecamere di ogni tipo e dimensione ingombrano ogni spazio disponibile, ricercate dalla folla mondana come un vampiro cerca il sangue. Donne, raramente signore, tutte con toilettes altamente improbabili, si guadagnano l’inquadratura migliore, quando non una breve intervista esibendo doti atletiche che farebbero invidia, o forse comodo, ad una squadra di football americano.
Le donne in questione, alcune con fugaci passati cinematografici o televisivi, alimentano da anni l’industria della chirurgia estetica, che però nella maggior parte dei casi ha infierito su di loro fino a renderle degne di partecipare come comparse a uno o più film della saga di Star Wars.
Questa sovrabbondanza di bisturi e botox fa sì che tutti costoro – anche gli uomini ci danno dentro come forsennati –, pur conoscendosi tra di loro da ere geologiche, finiscano per non riconoscersi di anno in anno; qui la frase “Come sei cambiata” si rivela nel suo più profondo e tragico significato.
Qualche bella ragazza, generalmente al braccio di un accompagnatore che potrebbe essere il padre, si vede, come si vedono anche prestanti ragazzoni, per lo più abbigliati con giacche fluorescenti e troppo piccole di due taglie e anch’essi in compagnia di signori che potrebbero essere al più degli zii.
Imperdibile il rito del baciamano alle damazze liftate che allungano mani adunche del tipo di quelle da cui non prenderesti mai una mela, soprattutto se rossa.
Ricercatissimi i vip veri: il noto ballerino con la faccia da eterno ragazzo e il corpo che sembra scolpito da Canova, la danzatrice ottuagenaria e bianchissima, l’attrice un po’ scollacciata che definisce la Tosca di Verdi come la sua opera preferita, seguita dalla Traviata di Mozart, il capitano d’industria che ricorda i tempi d’oro e guarda tutti dall’alto in basso e non senza ragione.
Da qualche anno è diventato preminente il plotone dei ricconi russi, che credono che con i soldi si possa fare i maleducati a prescindere e si comportano come fossero alla sagra dello storione fritto di Novosibirsk.
Che dire, c’è da divertirsi e parecchio. Un consiglio, se avete un duemila euro che vi avanzano prenotate un posto per la Prima di quest’anno.