PFAS – La Regione Veneto risponde a “Il Fatto Quotidiano”
La Regione Veneto risponde a “Il Fatto Quotidiano” e in particolare all’articolo “Pfas Veneto, in 8 mesi le persone avvelenate sono raddoppiate: “Sostanze pericolose nel sangue di 16mila persone”.
“In relazione alle notizie in materia di inquinamento da Pfas in Veneto -recita un comunicato- pubblicate nell’edizione on line de Il Fatto Quotidiano, contenenti imprecisioni in grado di fuorviare la reale conoscenza della situazione da parte dei lettori, la Direzione Prevenzione della Regione del Veneto, che si occupa quotidianamente degli aspetti sanitari legati alla vicenda, ha diffuso le seguenti precisazioni:
“In riferimento all’articolo pubblicato oggi 15 aprile 2019 sul sito web de Il Fatto Quotidiano, dal titolo “Pfas Veneto, in 8 mesi le persone avvelenate sono raddoppiate” si ritiene doveroso precisare che tale titolo risulta fuorviante, in quanto l’aumento del numero di persone con livelli elevati di PFAS nel sangue è semplicemente dovuto alla progressione delle attività di screening ed è quindi un dato atteso. Lo screening è rivolto, come da Piano regionale, a circa 90.000 soggetti di età compresa tra i 14 e i 65 anni e ha previsto da quest’anno la chiamata anche dei bambini di 9-10 anni. Si tratta di una popolazione esposta alla contaminazione da molti anni e lo scopo dello screening è la determinazione della concentrazione interna di queste sostanze, ma soprattutto l’identificazione precoce di fattori di rischio o di patologie non ancora identificate e possibilmente correlate all’esposizione..
Riguardo al passaggio in cui l’articolo afferma “Stranamente, il comunicato stampa della Regione (che però allega il Rapporto completo) non accenna al fatto che tre sostanze raggiungano sforamenti nel 97,4-99,9% dei casi, limitandosi a scrivere: “Sono quattro i componenti rinvenuti in più del 50% della popolazione monitorata” si precisa che la Regione Veneto ha sempre adottato un approccio di massima trasparenza, rendendo disponibili tutti i dati all’interno del rapporto, come del resto riconosciuto dallo stesso giornalista.
Si precisa inoltre che il livello di 0,5 ng/ml non rappresenta, come erroneamente affermato nell’articolo, il “livello tollerato”, bensì il limite di quantificazione del laboratorio. Quindi, avere una concentrazione nel siero superiore a 0,5 ng/ml significa semplicemente che tale concentrazione può essere determinata con le tecniche analitiche a disposizione e non necessariamente che rappresenti un rischio per la salute. Come dimostrato dalla letteratura, piccole concentrazioni di Pfas possono essere riscontrate nella maggior parte della popolazione di aree non esposte (esposizione di fondo). Diversa è la valutazione dell’esposizione in popolazioni esposte come quelle dell’area rossa. Le concentrazioni riscontrate in questi soggetti vanno confrontate con quelle di popolazioni non esposte, riportate nella tabella della penultima pagina del Rapporto e non con il limite del laboratorio, metodologicamente non corretto perché non è un limite. Non è pertanto corretto quanto affermato nell’articolo: “Negli adulti il livello medio di Pfoa è pari a 64,6 nanogrammi per millilitro, 130 volte oltre la norma, ….omissis.
Sembra, pertanto consigliabile una attenta lettura dei dati scientifici riportati, in quanto sommarie interpretazioni possono determinare confusione e preoccupazione nei soggetti interessati. L’atteggiamento regionale è invece orientato alla interlocuzione con la popolazione e alla pubblicazione periodica dei dati che li riguarda. Si ricorda che la chiamata è nominativa ed il referto viene consegnato direttamente all’interessato a cui vengono fornite tutte le spiegazioni richieste e tutti gli aggiornamenti scientifici disponibili”.