21 Giugno 2019 - 10.25

PASSAGGIO A NORD – Pericoli in montagna: i consigli per viverla in sicurezza

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di Anna Roscini

Tempo di estate, tempo di montagna. Le giornate si allungano, le temperature si alzano e in molti cercano rifugio in alta quota per sfuggire alla vita frenetica di città e trovare un po’ di quiete nella natura incontaminata. Tra il verde dei pascoli, i sentieri nei boschi e le viste panoramiche, le escursioni in montagna sanno regalare momenti di vera felicità. Per camminare in sicurezza però non servono solo gambe, ma anche testa: non bisogna infatti dimenticare che la natura sa essere benevola, ma, alle volte, poco incline a perdonare chi non la rispetta. Frane, cadute di massi, meteo avverso, animali selvatici; senza contare lo scarso allenamento, la disattenzione, la mancata esperienza, l’improvvisazione, un equipaggiamento inadeguato: sono davvero tante le situazioni che possono metterci in pericolo in montagna. Come comportarci dunque per non recare danni all’ambiente e compromettere la propria sicurezza e quella degli altri? Ne parliamo con la guida ambientale escursionistica Giovanna Franceschini.

Quali sono i rischi che si possono incontrare quando si intraprende un’escursione in altura?
«Il pericolo nasce innanzitutto quando il soggetto non tiene in considerazione gli eventi naturali della montagna e le proprie possibilità. Da qui, il reale pericolo sta nell’essere umano, nella sua persa capacità di valutare i normali parametri ambientali sulla base di quello che lui vuole e può fare. Prima di un’escursione, devo studiare il sentiero sulla cartina, capire dove si inerpica, valutare se ho mangiato a sufficienza, se ho bevuto abbastanza acqua, se sta arrivando un temporale e via dicendo. Mi è capitato di vedere persone affrontare un’escursione, anche impegnativa, in infradito o con abbigliamento tipico da spiaggia. Di per sé non ci sarebbe alcun problema, se non fosse che non siamo al mare e il terreno su cui andiamo a camminare non è adatto. Da tempo, abbiamo perso il contatto con la montagna, ci troviamo dunque di fronte a situazioni inconsuete che alcuni non si preparano ad affrontare. Ricordiamo sempre che la montagna non è un parco giochi».

La montagna è la casa di moltissime specie animali. Come comportarsi in caso di un incontro ravvicinato?
«In altura possiamo incontrare animali selvatici, ma anche al pascolo. A causa soprattutto dell’abbandono della montagna, troviamo, per esempio, molte più vipere rispetto ad anni fa. Quando ti imbatti in una vipera, è importante sapere che lei, per prima, va in allarme e ha molta paura. Bisogna cercare di metterla nelle condizioni di non temerci, retrocedendo o chiedendole di spostarsi provocando vibrazioni sul terreno, di modo che capisca da che parte andare. Uno stambecco che sta camminando sul filo di una cresta, potrebbe invece fare rotolare involontariamente dei massi nella nostra direzione. In quel caso, dobbiamo essere vigili e pronti a spostarci. Se dovessimo trovarci poi di fronte ad un branco di cavalli al pascolo, sarebbe opportuno evitare gli schiamazzi perché, soprattutto se le femmine hanno partorito da poco, questi animali potrebbero sentirsi minacciati. Lo stesso vale per il bestiame allevato: anche le pecore, le capre e le mucche quando non c’è il pastore, se infastidite, possono diventare aggressive».

Quali altre situazioni potrebbero rivelarsi pericolose?
«Sono tantissimi i sentieri danneggiati da Vaia sulle nostre montagne. Oltre ai tronchi caduti a terra, bisogna prestare attenzione alle radici degli alberi caduti che hanno lasciato buche molto profonde. Con le piogge e gli acquazzoni comincerà poi il ruscellamento che porta a valle, lungo i sentieri, tutto il materiale che l’acqua incontra. A proposito di eventi atmosferici avversi, non bisogna dimenticare i pericoli legati al meteo. È fondamentale guardare le previsioni prima dell’escursione, ma anche sapere tornare sui propri passi nel caso si assistesse a un cambio repentino del tempo. Non è bello trovarsi in alta quota nel bel mezzo di un temporale. Altro pericolo molto serio, che viene spesso sottovalutato, è quello della scorretta alimentazione. Prima di una camminata è importante fare una colazione equilibrata e, una volta arrivati al rifugio, non bisognerebbe abbuffarsi. Se in alta quota è fresco e siamo invogliati a mangiare piatti molto pesanti, sulla via del ritorno la temperatura si alza e, una volta scesi alla macchina, rischiamo di doverci mettere in strada con un livello calorico spaventoso».

Prima hai detto che la montagna non è un parco giochi, come ritieni che dovrebbe essere vista e vissuta?
«Abbiamo a disposizione degli ambienti ricchi di natura e storia, è un peccato non darsi il tempo di cogliere le peculiarità e le caratteristiche tipiche di questi luoghi. La montagna non è una palestra: sarebbe bello iniziassimo a guardarla con occhi diversi e trasformassimo una camminata in un’occasione di arricchimento, anche dal punto di vista culturale e naturalistico. Di qui, l’importanza di sviluppare sempre di più quelle professioni turistiche che non prendono in considerazione solo l’aspetto sportivo e tecnico, ma anche tutto il resto. Si tratta di un bagaglio di naturalità che abbiamo perso, ma di cui abbiamo un bisogno profondo. Tutti quei colori e profumi che troviamo in natura, ci sono così necessari per vivere felici».  

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