PASSAGGIO A NORD – Pericoli in montagna: i consigli per viverla in sicurezza
di Anna Roscini
Tempo di estate, tempo di montagna. Le giornate si allungano, le temperature si alzano e in molti cercano rifugio in alta quota per sfuggire alla vita frenetica di città e trovare un po’ di quiete nella natura incontaminata. Tra il verde dei pascoli, i sentieri nei boschi e le viste panoramiche, le escursioni in montagna sanno regalare momenti di vera felicità. Per camminare in sicurezza però non servono solo gambe, ma anche testa: non bisogna infatti dimenticare che la natura sa essere benevola, ma, alle volte, poco incline a perdonare chi non la rispetta. Frane, cadute di massi, meteo avverso, animali selvatici; senza contare lo scarso allenamento, la disattenzione, la mancata esperienza, l’improvvisazione, un equipaggiamento inadeguato: sono davvero tante le situazioni che possono metterci in pericolo in montagna. Come comportarci dunque per non recare danni all’ambiente e compromettere la propria sicurezza e quella degli altri? Ne parliamo con la guida ambientale escursionistica Giovanna Franceschini.
Quali sono i rischi che si possono
incontrare quando si intraprende un’escursione in altura?
«Il
pericolo nasce innanzitutto quando il soggetto non tiene in considerazione gli
eventi naturali della montagna e le proprie possibilità. Da qui, il reale pericolo
sta nell’essere umano, nella sua persa capacità di valutare i normali parametri
ambientali sulla base di quello che lui vuole e può fare. Prima di
un’escursione, devo studiare il sentiero sulla cartina, capire dove si
inerpica, valutare se ho mangiato a sufficienza, se ho bevuto abbastanza acqua,
se sta arrivando un temporale e via dicendo. Mi è capitato di vedere persone
affrontare un’escursione, anche impegnativa, in infradito o con abbigliamento
tipico da spiaggia. Di per sé non ci sarebbe alcun problema, se non fosse che
non siamo al mare e il terreno su cui andiamo a camminare non è adatto. Da
tempo, abbiamo perso il contatto con la montagna, ci troviamo dunque di fronte
a situazioni inconsuete che alcuni non si preparano ad affrontare. Ricordiamo
sempre che la montagna non è un parco giochi».
La montagna è la casa di moltissime
specie animali. Come comportarsi in caso di un incontro ravvicinato?
«In
altura possiamo incontrare animali selvatici, ma anche al pascolo. A causa
soprattutto dell’abbandono della montagna, troviamo, per esempio, molte più
vipere rispetto ad anni fa. Quando ti imbatti in una vipera, è importante
sapere che lei, per prima, va in allarme e ha molta paura. Bisogna cercare di
metterla nelle condizioni di non temerci, retrocedendo o chiedendole di
spostarsi provocando vibrazioni sul terreno, di modo che capisca da che parte
andare. Uno stambecco che sta camminando sul filo di una cresta, potrebbe
invece fare rotolare involontariamente dei massi nella nostra direzione. In
quel caso, dobbiamo essere vigili e pronti a spostarci. Se dovessimo trovarci poi
di fronte ad un branco di cavalli al pascolo, sarebbe opportuno evitare gli schiamazzi
perché, soprattutto se le femmine hanno partorito da poco, questi animali
potrebbero sentirsi minacciati. Lo stesso vale per il bestiame allevato: anche
le pecore, le capre e le mucche quando non c’è il pastore, se infastidite,
possono diventare aggressive».
Quali altre situazioni potrebbero
rivelarsi pericolose?
«Sono
tantissimi i sentieri danneggiati da Vaia sulle nostre montagne. Oltre ai
tronchi caduti a terra, bisogna prestare attenzione alle radici degli alberi
caduti che hanno lasciato buche molto profonde. Con le piogge e gli acquazzoni
comincerà poi il ruscellamento che porta a valle, lungo i sentieri, tutto il
materiale che l’acqua incontra. A proposito di eventi atmosferici avversi, non
bisogna dimenticare i pericoli legati al meteo. È fondamentale guardare le
previsioni prima dell’escursione, ma anche sapere tornare sui propri passi nel
caso si assistesse a un cambio repentino del tempo. Non è bello trovarsi in
alta quota nel bel mezzo di un temporale. Altro pericolo molto serio, che viene
spesso sottovalutato, è quello della scorretta alimentazione. Prima di una
camminata è importante fare una colazione equilibrata e, una volta arrivati al
rifugio, non bisognerebbe abbuffarsi. Se in alta quota è fresco e siamo
invogliati a mangiare piatti molto pesanti, sulla via del ritorno la
temperatura si alza e, una volta scesi alla macchina, rischiamo di doverci
mettere in strada con un livello calorico spaventoso».
Prima hai detto che la montagna non è un
parco giochi, come ritieni che dovrebbe essere vista e vissuta?
«Abbiamo
a disposizione degli ambienti ricchi di natura e storia, è un peccato non darsi
il tempo di cogliere le peculiarità e le caratteristiche tipiche di questi
luoghi. La montagna non è una palestra: sarebbe bello iniziassimo a guardarla
con occhi diversi e trasformassimo una camminata in un’occasione di
arricchimento, anche dal punto di vista culturale e naturalistico. Di qui,
l’importanza di sviluppare sempre di più quelle professioni turistiche che non prendono
in considerazione solo l’aspetto sportivo e tecnico, ma anche tutto il resto. Si
tratta di un bagaglio di naturalità che abbiamo perso, ma di cui abbiamo un bisogno
profondo. Tutti quei colori e profumi che troviamo in natura, ci sono così
necessari per vivere felici».