Brexit: a che punto siamo?
Se ci lamentiamo per la nostra situazione politica, neppure in Gran Bretagna possono stare tranquilli, perché a circa un mese dalla data di scadenza gli scenari sono sempre più ingarbugliati, e l’ipotesi di un’uscita dall’Unione senza accordo sempre più probabile.
Si ipotizzava, per assurdo, che il premier britannico Boris Johnson volesse chiudere per 5 settimane dal 09 settembre al 14 ottobre il Parlamento, allo scopo d’impedire una possibile mozione di sfiducia nei suoi confronti, ipotesi che per fortuna poi non si è verificata.
Ricordiamoci tutto è partito dal referendum che nel giugno del 2016 sancì l’uscita della GB dall’Europa. In Inghilterra, forse anche più che in Italia, l’adesione all’Unione Europea è sempre stata una grande questione controversa, che ha generato grosse divisioni all’interno di qualsiasi partito, e culminata appunto il 23 giugno 2016 con la vittoria al referendum di chi voleva lasciare o meglio divorziare dall’UE.
Se da un lato i fautori dell’uscita hanno usato come leva la retorica legata al problema migratorio, i problemi più seri derivanti dal divorzio sono quelli economici, una questione che continua a suscitare dibattiti ed opinioni.
Se il prossimo 31 ottobre ci sarà l’uscita dall’UE senza accordo, almeno inizialmente, non dovrebbero essere toccati i diritti di oltre tre milioni ( 700 mila solo italiani ) di cittadini UE che vivono in GB. Così almeno si spera, perché a leggere i giornali, le notizie che arrivano sono assai confuse e per certi versi anche inaccettabili.
Se in un primo momento gli accordi tra Londra e Bruxelles andava nella direzione di tutelare diritti di residenza e previdenziali ai cittadini UE almeno nel periodo di transizione, dopo la bocciatura dell’accordo da parte del parlamento l’incertezza regna ovunque.
Una situazione oggi difficile da interpretare, come è difficile sapere con certezza cosa succederà dopo il 31 ottobre 2019 nel momento in cui la Brexit diventerà realtà. Di sicuro i mercati guardano incuriositi la situazione e gli sviluppi provenienti dal Regno Unito, senza escludere anche un’ulteriore proroga della data d’uscita a fine giugno 2020.
Tutte queste incertezze intanto hanno mandato giù la sterlina con un cambio GBP/USD ormai ai minimi degli ultimi tre anni. Siamo vicini per l’Inghilterra ad un futuro prossimo dove nulla è pronto e dove nulla è definito, un appuntamento con la storia tutto ancora da decifrare.