14 Ottobre 2019 - 18.01

A CI.TE.MO.S dopo il car-sharing, il furgone-sharing

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Si è chiuso venerdì CI.TE.MO.S., il Festival nazionale ideato da Confartigianato Imprese Vicenza, co-organizzato con il Comune di Vicenza e Confartigianato Imprese nazionale, che ha proposto in nove giorni una ventina di eventi, coinvolgendo più di 2000 persone (di cui 70% giovani).

Il Festival, il cui filo conduttore era “Mobilità sostenibile e possibile nell’era dei robot” ha proposto, a cittadini, imprenditori, pubbliche amministrazioni, e alle giovani generazioni, una articolata serie di considerazioni sulla sostenibilità intesa non solo dal punto di vista della mobilità, ma anche di quelli ambientale, sociale ed economico. Una riflessione di quanto e come agiamo e agiremo quotidianamente. La gran parte dei relatori ha sottolineato nei loro interventi i vantaggi delle moderne tecnologie, il loro divenire e l’utilizzo come fattore abilitante per tutti, cittadini e imprese. In questo si colloca l’intesa tra gli artigiani berici e l’IIT (Istituto Italiano di Tecnologia di Genova).
Tra gli incontri che hanno affrontato le nuove frontiere della mobilità oltre a quelli sulle auto elettriche, sono state raccontate anche esperienze internazionali relative alla micro mobilità urbana come ad esempio la testimonianza portata dai relatori della Skolkovo Fundation di Mosca sull’utilizzo dei monopattini negli spostamenti urbani.
Partendo poi dalla constatazione (supportata dai dati) che per i giovani l’auto non rappresenta più uno status symbol ma solo un mezzo per spostarsi, e che per il 90% del tempo le auto restano parcheggiate, stanno nascendo realtà che offrono soluzioni di condivisione dei mezzi (auto, bici, monopattini, over board). Una modalità che consente all’utente di non affrontare i costi dell’acquisto ma optare per soluzioni ‘pay per use’.

“Analoghe soluzioni potrebbero essere adottate anche per i mezzi di trasporto che utilizzano ogni giorno gli artigiani – ha suggerito il presidente di Confartigianato Imprese Vicenza e Veneto, Agostino Bonomo-. La condivisione di un mezzo ha bisogno di piattaforme informatiche ma soprattutto di un cambio culturale anche in noi imprenditori.  Prendiamo il caso di un panettiere. Dopo le consegne mattutine il furgone che viene riutilizzato 24 ore dopo, ovvero la mattina successiva. Perché allora non metterlo a disposizione di altri colleghi dello stesso settore merceologico con esigenze simili come ad esempio un pasticcere o un servizio di catering? Soluzioni di questo tipo potrebbero poi essere applicabili ad altre categorie come la meccanica, la manutenzione, la moda. Bisogna approfondire i bisogni di mobilità ancor prima di pensare alla strutturazione di un servizio condivisione dei mezzi, ma sono certo che spazi se ne possono trovare”.
Un’idea, quella del presidente Bonomo, stimolata dalle riflessioni emerse nel corso di CI.TE.MO.S e che ha raccolto l’interesse di molti dei relatori e degli ospiti del Festival che si occupano di mobilità condivisa. Un esempio dell’importanza dei “corpi intermedi” ovvero di quelle realtà associative e imprenditoriale che possono portare la loro concreta esperienza al mondo politico.

“Perché alla fine – conclude Bonomo – è una questione di scelte sia politiche, attraverso sistemi incentivanti a favore della moblità sostenibile volti anche ad educare il cittadino, sia private come ha fatto Confartigianato Vicenza iniziando ad affrontare questi temi partendo nel 2010 e arrivando a questo Festival”.CI.TE.MO.S. è stato organizzato con il contributo della Camera di Commercio, di EBAV (Ente Bilaterale Artigianato Veneto). Hanno sostenuto il Festival: Eni gas e luce, Esselunga, Dolomiti Energia, Trivellato Mercedes Benz, ITAS, FAIV e Intesa Sanpaolo.

I dati dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese.

Filiera della mobilità: in Veneto 66,7% occupazione nelle piccole imprese e 8,2 miliardi di euro di spesa delle famiglie per il trasporto. In Italia alta la tassazione ambientale: lo spread con l’UE sale a 17,7 miliardi di euro.

La mobilità sostenibile è uno dei driver per orientare l’economia italiana verso un modello di sviluppo più rispettoso dell’ambiente. Muovere merci e persone impegna un terzo (32%) dei consumi di energia dell’intera economia e il 70% dei consumi di petrolio.

Le politiche per la mobilità sostenibile coinvolgono i diversi attori mediante i flussi di spesa per consumi e di investimenti, su cui intervengono finanziamenti, incentivi e disincentivi.

La filiera della mobilità sostenibile, sul lato dell’offerta intreccia produzione e servizi, con una rilevante presenza di piccola impresa. In Veneto nei settori di produzione di mezzi di trasporto, commercio e manutenzione autoveicoli, trasporto persone e merci e logistica operano 21.527 imprese con 77.990 addetti, pari al 63,7% dell’intera filiera della mobilità; il peso maggiore si riscontra nelle piccole imprese della manutenzione autoveicoli e autotrasporto merci, settori con una alta presenza di imprese artigiane.  In provincia di Vicenza sono 3.556 imprese le imprese della mobilità, con 12.966 addetti, pari al 66, 7%, i due terzi dell’occupazione dell’intera filiera.

Sul lato della domanda la spesa delle famiglie per trasporto ammonta a 91,5 miliardi di euro, per il 44% centrata su carburanti e per il 29,5% su acquisto mezzi trasporto. In Veneto la spesa media per famiglia per trasporti è del 12,6% superiore alla media nazionale e vale complessivamente 8,2 miliardi di euro di cui 1,4 miliardi di euro nella provincia di Vicenza.

Dopo famiglie e imprese, il terzo attore dell’economia italiana è lo Stato che in relazione all’ambiente preleva molto e spende relativamente poco. Secondo gli ultimi dati disponibili al 2017, la tassazione ambientale è pari al 3,3% del PIL, ampiamente al di sopra del 2,4% della media UE. Sul fronte della spesa pubblica la protezione dell’ambiente è solo lo 0,9% del PIL e rappresenta meno del due per cento dell’intera spesa pubblica che, lo ricordiamo, è pari al 48,8% del PIL.

Il taglio ai sussidi dannosi per l’ambiente previsto dalla prossima manovra di bilancio innalzerà di 0,1 punti di PIL il prelievo fiscale; senza un intervento armonizzato in Unione europea lo spread della tassazione ambientale tra Italia e Ue a 28 salirebbe ad 1 punto di PIL, arrivando a 17.749 milioni di euro, determinando una perdita di competitività per le imprese del trasporto su gomma esposte alla concorrenza internazionale.

Sul lato della spesa per l’ambiente il preannunciato Green New Deal che sarà varato con la prossima legge di bilancio dovrebbe portare maggiori investimenti per circa 3,5 miliardi all’anno nei prossimi quindici anni, 0,2 punti di PIL.

Il credito verso i settori green favorirebbe le MPI – Un recente intervento del Governatore della Banca d’Italia ha evidenziato una nuova strategia di investimento della banca centrale che integra i fattori ambientali, sociali e di governance nella gestione del proprio portafoglio azionario; rispetto alla composizione del vecchio portafoglio, le partecipazioni incluse nel nuovo portafoglio sono caratterizzate dal 23% in meno di emissioni di gas serra, dal 30% in meno di consumi di energia e dal 17% in meno di consumi di acqua. Una valutazione del merito di credito alle imprese che prenda in considerazione i fattori ambientali, quali le emissioni per addetto, potrebbe sostenere i prestiti alle piccole imprese dato che nei settori manifatturieri dove è più alta la quota di occupati nelle micro e piccole imprese, le emissioni di CO2 per occupato sono solo il 30,8% di quelle prodotte nei restanti settori manifatturieri.

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