PASSAGGIO A NORD – Da Rotzo a Roma: le origini e il significato dell’albero di Natale
di Anna Roscini
C’è un po’ di Altopiano dei Sette Comuni in piazza San Pietro a Roma quest’anno. L’albero di Natale, che sarà illuminato giovedì 5 dicembre durante la cerimonia di accensione, è stato donato a Papa Francesco proprio dal Consorzio Usi Civici di Rotzo-Pedescala e S. Pietro. Si tratta di un abete rosso, alto circa 26 metri, con un diametro di 70 centimetri e un carattere più forte del vento che soffia a 200 chilometri orari. Sì, perché l’albero che risplenderà nel cuore della capitale era un sopravvissuto e proviene proprio dai boschi, vicino a Malga Trugole, colpiti dalla tempesta Vaia. La tradizione di decorare l’albero, in realtà, ha sempre assunto un significato simbolico e ha radici lontane nel tempo. Andiamo quindi a scoprire le origini dell’albero di Natale.
Il
culto di decorare l’albero
L’usanza
di decorare alberi era diffusa nelle culture di popoli antichi tra
loro molto diversi. Già i Celti, durante le celebrazioni legate al
solstizio d’inverno, avevano l’abitudine di decorare gli alberi
sempreverdi considerandoli un simbolo di lunga vita e di resistenza
contro la morte. Si festeggiava infatti la vittoria della luce sulle
tenebre dopo il giorno più buio dell’anno. Per la stessa
occasione, anche nell’estremo nord, i Vichinghi usavano addobbare
alberi di abete con frutti come rito di buon auspicio per il ritorno
del sole dopo le lunghe notti invernali e per una prospera primavera.
Pensavano che quest’albero riuscisse a resistere al gelo invernale
e a non perdere le foglie grazie a delle proprietà magiche. I
Romani, invece, abbellivano le loro case con rami di pino durante le
Calende di gennaio. Anche nell’antica regione di Canaan, l’odierna
Palestina, veniva riconosciuto un ruolo religioso agli alberi. Qui,
in cima a delle alture, si coltivavano dei boschetti sacri.
La
tradizione dell’albero di Natale
La
tradizione dell’albero di Natale, così come la intendiamo oggi, si
diffonde nel corso del Medioevo.
La sua prima apparizione pare
sia stata a Tallinn, in Estonia, nel 1441. Nella piazza del
municipio, Raekoja Plats, venne eretto un grande abete decorato
attorno al quale giovani donne e uomini ballavano alla ricerca della
loro anima gemella. Sarebbe invece la città di Riga, in Lettonia, a
rivendicare i natali del primo albero di Natale della storia nel
1510. Anche a Brema, secondo una cronaca del 1570, venne abbellito un
albero con mele, noci, datteri e fiori di carta. È importante
ricordare però che in Germania, già alla fine del 1400, durante la
vigilia di Natale, il sagrato delle chiese veniva riempito di alberi
da frutta e, poi, da alberi sempreverdi addobbati. L’obiettivo di
quello che veniva chiamato “Il Gioco di Adamo ed Eva” era di
ricreare l’immagine del paradiso. Queste rappresentazioni mettevano
in scena, proprio nella notte santa, la storia del peccato originale
nell’Eden. Secondo
Oscar Cullmann, teologo francese, l’albero del paradiso che faceva
da scenario alle sacre rappresentazioni natalizie simboleggiava «un
convincimento cristiano: il peccato dell’uomo che viene espiato
nella notte del 24 dicembre dall’ingresso di Cristo nel
mondo».
Per molto tempo, l’albero di Natale rimase legato agli
spazi della vita pubblica nelle regioni a nord del Reno. Più a sud
veniva considerato, dai cattolici, come un uso protestante. Per
questo motivo, in un primo momento, la Chiesa vietò la pratica di
abbellire alberi in occasione del Natale, preferendo l’uso
dell’agrifoglio che richiamava, con le spine, la corona di Cristo
e, con le bacche, le gocce di sangue che escono dal suo capo. Dopo il
Congresso di Vienna, iniziò finalmente a diffondersi anche nel resto
d’Europa e le istituzioni religiose ne ammisero l’uso. In Italia,
fu la regina Margherita la prima ad addobbare un albero di Natale
nella seconda metà dell’Ottocento al Quirinale. Durante il
pontificato di Giovanni Paolo II venne poi introdotta la tradizione
di allestire un grande albero di Natale anche in piazza San Pietro a
Roma.