Animali selvatici e dove salvarli
di Anna Roscini
Volpi, tassi, caprioli, faine, donnole, lepri, ghiri, talpe e ricci. Non sempre è necessario salire in alta quota per vedere animali selvatici, alle volte basta addentrarsi nei boschi più vicini alla città. Sono tantissimi gli animali che popolano i Colli Berici e che, se siamo abbastanza fortunati e silenziosi, possiamo incontrare durante una camminata. Trovarsi faccia a faccia con un animale in libertà è senz’altro un’esperienza emozionante, ma non priva di rischi. Non solo per noi, ma anche per gli animali stessi. Ne parliamo con Bertillo Conte, presidente dell’associazione Difesa Natura 2000 Colli Berici Onlus di Villabalzana che, grazie al lavoro di volontari e all’assistenza di veterinari specializzati, si occupa proprio del recupero di animali selvatici.
Quando
è nata l’associazione e con quali obiettivi?
«L’associazione
è nata nel 2016. L’obiettivo principale è sempre stato quello
della salvaguardia della natura dei Colli Berici, con interventi di
riqualificazione e ripristino ambientale allo scopo di favorire la
conservazione della biodiversità, il ripristino degli habitat per la
salvaguardia delle orchidee spontanee e la creazione di un centro di
recupero per gli animali selvatici. Oltre a ciò, abbiamo lavorato
per salvaguardare i castagneti dei Colli Berici attraverso la lotta
biologia, ovvero inserendo un insetto antagonista del
cinipide
galligeno del castagno (mosca cinese), con la collaborazione della
dottoressa Colombari dell’Università di Padova. I castagni ora
sono salvi e questo era importante, non solo per il frutto, quanto
per il miele di castagno che ormai sta scomparendo. Morendo il
castagno, scompare anche il miele visto che, tra l’altro, le api
hanno già altri problemi di vario genere».
Quali
e quanti interventi in questi primi anni di attività del Centro
Recupero Animali Selvatici?
«Facciamo
circa cinquanta interventi annui sui mammiferi, in modo particolare
sui caprioli. Molti di questi riusciamo a salvarli, con l’assistenza
di veterinari specializzati. Una volta che gli animali in difficoltà
raggiungono il completo recupero, vengono reintrodotti in natura.
Riceviamo poi spesso degli uccelli passeriformi che vengono
sequestrati dai carabinieri forestali ai cacciatori, perché detenuti
in modo irregolare. Al C.R.A.S. vengono detenuti in voliere fin tanto
che il GIP non ci dà l’autorizzazione alla loro liberazione e poi
li liberiamo. Solo quest’anno ne sono passati un centinaio».
Parliamo
della fauna dei Colli Berici. Quali animali selvatici possiamo
incontrare?
«Incontriamo
il capriolo, che è facile da vedere anche se quest’anno,
purtroppo, c’è stata una forte moria dovuta al diffondersi di una
parassitosi all’interno del loro stomaco. Ne abbiamo raccolti più
di un centinaio morti per abomasite. Sicuramente, quindi, avranno un
calo. Possiamo poi incontrare il tasso, la volpe e, purtroppo, anche
i cinghiali. Questi animali stanno creando notevoli danni
all’ecosistema e alle biodiversità, oltre che alle attività
agricole che sono comunque importanti. Nel versante di Costozza e
Lumignano stanno devastando i siti delle orchidee selvatiche, ma
creano anche danni idrogeologici perché continuano a rovesciare il
terreno nei prati. Purtroppo la Provincia non ha, secondo me,
adottato i sistemi corretti per l’eradicazione, in quanto si è
affidata quasi sempre agli abbattimenti con i fucili, mentre è
auspicabile che vengano instaurati recinti e chiusini di cattura. Se
vengono attuate le procedure più consone, sicuramente il numero dei
cinghiali si abbasserà notevolmente».
Quali
sono i maggiori pericoli per gli animali che abitano nei nostri
colli?
«Ci
troviamo molto spesso a lavorare con i piccoli di capriolo. Nel
momento degli sfalci dei prati, i cuccioli stanno immobili nell’erba.
Le falciatrici che adesso, al contrario di una volta, corrono a
velocità pazzesche, li sfalciano. Solo quest’anno, tra vivi e
morti, ne abbiamo raccolti quasi settanta. Il cucciolo che viene
salvato, se ha tutte e quattro le zampe a posto, una volta guarito
viene reintrodotto in natura. Qualche animale che ha tre zampe invece
rimane al Centro: abbiamo a disposizione tre ettari e mezzo tra
boschi e prati. Non bisogna poi dimenticare gli incidenti stradali:
solo venerdì sera abbiamo fatto due interventi per investimenti».
Che
cosa fare se si incontra un animale in pericolo?
«La
prima cosa da fare è chiamare la polizia provinciale, però
solitamente rispondono dalle 7:00 alle 19:00. Diversamente, si può
chiamare anche la nostra associazione al numero: 335493302».
Progetti
futuri?
«Siamo
sicuramente felici che nel corso del 2019 ben ottocento ragazzi,
soprattutto dei centri estivi, siano venuti a visitare il C.R.A.S.
Per quanto riguarda invece il futuro, ci piacerebbe espanderci
nell’area ex militare qui vicino: si tratta di sette ettari e
mezzo. Abbiamo in progetto la creazione di un centro diurno per
disabili dove, oltre ad accogliere questi ragazzi, vorremmo creare un
forno con il pane e tutta una serie di prodotti locali provenienti da
agricoltura biologica e biodinamica. Il C.R.A.S. verrebbe quindi
ampliato, con la possibilità di avere più spazi anche per altri
animali.Ci
piacerebbeinserire
degli asini per la pet therapy. Dal 24 gennaio poi proporremo, in
collaborazione con i “Segreti dei Berici” e la Pro Loco di
Arcugnano, una serie di serate che riguardano la natura, dai
cambiamenti climatici (24 gennaio) al mondo delle api con Paolo
Fontana (8 maggio), per un totale di otto incontri».