23 Gennaio 2020 - 11.12

“Mal’aria” in Veneto: 1 giorno su 3 respiriamo aria malata, Vicenza al 6° posto

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L’aria in Veneto è “malata”. A dirlo è Legambiente Veneto commentando il nuovo report Mal’aria 2020, che analizza ogni anno i dati registrati dalle centraline della rete delle Arpa. Il report annuale di Legambiente sull’inquinamento atmosferico in città, quest’anno scatta una triplice foto sul nuovo anno che si è aperto con città in codice rosso, sul 2019 e sul decennio che ci siamo lasciati alle spalle. 

Considerando gli ultimi 10 anni (dal 2010 al 2019) infatti sono 19 le città italiane che hanno superato i limiti 10 volte su 10. Il Veneto è una delle regione più esposte, alla faccia dei miglioramenti su scala globale della qualità dell’aria. E’ questo il dato che emerge chiaramente dalla classifica in negativo delle città che hanno superato il limite di legge del PM10 in atmosfera negli ultimi 10 anni. Su 19 città capoluogo che fanno l’en plein a livello nazionale, il Veneto guadagna la prima posizione per numero di capoluogo “malati cronici” con ben 6 città che per tutto il decennio hanno superato i limiti di legge, seguono la Lombardia e l’Emilia Romagna con 5 città ciascuna. A dimostrazione di come nonostante il trend in calo degli ultimi anni, ci sono città che rimangono malate croniche di inquinamento atmosferico e che, dati alla mano, non sembrano affatto capaci di poterne uscire.

E l’inizio del 2020 non prospetta nulla di buono. Nelle prime tre settimane del 2020 Treviso ha superato per 19 giorni i limiti di PM10. Ma in tutte le Città si soffoca: a Venezia e Padova i giorni di superamento sono 18, segue Vicenza con 17. Male va anche Rovigo e Verona con 15 giorni di superamento dei limiti di legge.

“In questo contesto – commenta il presidente di Legambiente Veneto Luigi Lazzaro – non possiamo che rimanere stupiti dalle continue dichiarazioni di questi giorni da parte di Sindaci e Amministratori pubblici che giocano a confezionare fake news strumentalizzando dati e informazioni parziali per giustificare l’assenza coraggio e di una visione programmatoria a medio e lungo termine. Se infatti il riscaldamento a biomasse a livello regionale e nazionale incide molto sull’emissioni di Pm10 primario, a livello urbano è il traffico il settore maggiormente impattante. La smettano di sostenere il contrario”.

“La debole e sporadica costellazione di misure anti-smog messe in campo dalle città dell’area padana – prosegue Lazzaro – sono solo interventi palliativi di natura emergenziale e non producono effetti duraturi. È urgente mettere in campo politiche e azioni efficaci ed integrate che riguardino tutte le fonti inquinanti, programmando interventi sia sulla mobilità urbana sempre più pubblica, condivisa, a zero emissioni, che sulla riqualificazione energetica, le produzioni industriali e l’agricoltura. Solo così si potrà aggredire davvero l’inquinamento atmosferico, salvaguardare la salute dei cittadini e magari finirla con l’assurdo teatrino dello “scaricabarile” tra Comuni, Regioni, Stato e Comunità Europea.”

Secondo l’Agenzia Ambientale Europea (EEA) l’inquinamento atmosferico continua ad avere impatti significativi sulla salute della popolazione europea, in particolar modo per i cittadini delle aree urbane. Gli inquinanti sotto osservazione, in termini di rischio per la salute umana, sono le polveri sottili (Pm), il biossido di azoto (NO2) e l’ozono troposferico (O3). Lo smog è la causa di molte più morti premature del fumo di sigaretta o degli incidenti stradali eppure sembra non esserci una strategia. A pagarne le conseguenze, come sempre, sono i cittadini. Ogni anno sono infatti oltre 60mila le morti premature in Italia dovute all’inquinamento atmosferico che determinano un danno economico, stimato sulla base dei costi sanitari comprendenti le malattie, le cure, le visite, i giorni di lavoro persi, che solo in Italia oscilla tra 47 e 142 miliardi di euro all’anno (330 – 940 miliardi a livello europeo).  E non sarà il rispetto dei limiti normativi imposti a tutelare la salute delle persone. Calando lo sguardo nella nostra regione, in base alle stime di esposizione fornite dall’OMS, significa parlare della salute di oltre tre milioni e mezzo di abitanti della nostra regione esposti ad uno dei più grandi rischi sanitari ed ambientali di questo secolo.

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