10 Maggio 2013 - 13.43

Emergenza nutrie nel vicentino

 nutrie

Nutrie, al via una nuova sperimentazione per contrastare la piaga della loro diffusione nel nostro territorio. Dunque, mentre prosegue la campagna di contenimento attraverso gli abbattimenti e le catture affidati agli agenti della Polizia Provinciale e ai volontari delle organizzazioni venatorie adeguatamente preparati, la Provincia di Vicenza si affida ad una nuova metodologia di lavoro per arrestare la colonizzazione pericolosa di sponde ed argini di questa specie infestante. Martedì prossimo, 14 maggio, incontro finale fra il settore Gestione Faunistica e Ripristini Ambientali della Provincia di Vicenza, guidato dal dirigente Ferdinando Bozzo, il dottor Roberto Cochi rappresentante delll’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), il Consorzio di Bonifica Alta Pianura Veneta, l’Ambito Territoriale di Caccia Vicenza Sud e la Polizia Provinciale del comandante Claudio Meggiolaro.

RIPRISTINI. Spiega il dottor Francesco Zanotto, funzionario di palazzo Arnaldi. “Sarà una sperimentazione di un anno che verrà fatta in quattro punti del Basso Vicentino: gli scoli Seonega e Naviglio a Villaga, il Rio Ronego ad Alonte ed il collegamento irriguo tra gli scoli Vanezza e Liona nella Bassa Val Liona”. Detto che la nutria ha ormai invaso ogni metro di pianura vicentina dove vi sia comunque un piccolo corso d’acqua, la scelta sfrutta non solo l’organizzazione del Settore Ripristini Ambientali ma anche il programma di lavoro del Consorzio, che proprio in alcuni tratti dei siti indicati ha attivato interventi importanti ma costosi come il rivestimento in pietrame , che dissuade ed impedisce l’apertura di tane. “Con gli Enti di cui sopra – continua Zanotto – ci confronteremo per mettere in atto una serie di soluzioni a scarso impatto economico ma di grande efficacia. Penso ad esempio all’asportazione di un tratto di cotica sotto l’argine e alla successiva installazione di una rete che sarà poi rivestita con la vegetazione ritenuta più idonea. O all’innalzamento del livello dell’acqua dei corsi, che impedisca a questi roditori di crearsi il loro caratteristico riparo. In questo caso la spesa sarebbe data dall’attivazione del personale preposto, in caso di piogge abbondanti, ad aprire le chiuse per mantenere comunque costante il livello dell’acqua”. Del resto la situazione è a dir poco delicata, come testimonia la groviera che si intravede in ogni riva. Tornando al progetto, il monitoraggio sarà affidato ai volontari che verificheranno la presenza di animali sia nei tratti dove sono stati installati che nel resto del territorio per comparare gli esiti dell’intervento. “Questo consentirà di effettuare una sorta di censimento, ad oggi complicato, e di ragionare sulla situazione idraulica, visto che gli argini sono stati costruiti quando questi animali non c’erano e dunque con criteri diversi”.

CENSIMENTO. Difficile quantificare con precisione questa baffuta popolazione “anche perché ci sono zone da cui non arrivano segnalazioni ma solo perché non ci sono case o persone”. Un parametro potrebbero essere gli abbattimenti: circa 4000 quelli effettuati nel 2012 dai 150 volontari, preparati dalla Provincia e coordinati dall’agente Simone Zanella. Un numero apparentemente importante ma dall’incidenza relativa stando alla previsione di almeno 50mila gli esemplari nel Vicentino. Insomma, i controllori, con gabbie o fucili, da soli non bastano più per affrontare quella che è sempre più un’emergenza ambientale: “Vanno studiate soluzioni definitive ed efficaci, meglio se naturali e poco costose. Del resto ci sono zone come Vicenza città dove non si può intervenire se non in questo modo per debellare il fenomeno”.

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