27 Marzo 2020 - 10.49

PASSAGGIO A NORD – I segreti del bosco: quello che le piante non dicono

Consumano meno energia di quanta ne producono. Sono resilienti e adottano strategie sofisticate per garantire la sopravvivenza della propria specie facendo tesoro delle esperienze passate: per questo sono tra gli esseri più longevi del pianeta. Sono sensibili e attente a quanto le circonda: sebbene non possano spostarsi, hanno imparato a modificarsi con il tempo per resistere ai cambiamenti esterni. Le piante, secondo Primo Levi, sembrano «stupide, ma rubano l’energia al sole, il carbonio all’aria, i sali alla terra e vivono senza scannarsi a vicenda come noi». Andiamo a scoprire l’intelligenza silenziosa delle piante.

Le piante sono generose    
Le avversità possono diventare delle incredibili occasioni, anche per le piante. In particolare modo per le piante pioniere, specie vegetali che devono il loro nome alla straordinaria capacità di insediamento in ambienti molto poveri, nonostante le condizioni avverse allo sviluppo della vita. Come? Grazie a caratteristiche speciali possono colonizzare terreni mai precedentemente abitati o di recente formazione, quali quelli derivati da frane o distrutti da incendi: alcune di esse hanno infatti un apparato radicale che permette di rimanere in posizione eretta nel terreno instabile, altre radici ben sviluppate per raggiungere l’acqua in profondità o, ancora, foglie per riflettere il più possibile la radiazione solare, o per contrastare le elevate temperature e la conseguente perdita di acqua. Sotto la scorza dura che permette loro di affrontare queste condizioni ambientali estreme, si nasconde però un grande cuore: sono infatti anche percorritrici di nuova vita. Stabilitesi nel terreno, ne trasformano gradualmente anche le caratteristiche, cosicché altre piante possano insidiarvisi successivamente. Queste specie, più competitive ed esigenti, una volta insediatesi, saranno destinate a sostituire nella maggior parte dei casi gradualmente le ingenue pioniere. Quando si parla di evoluzione si sa, non sempre la bontà d’animo viene premiata. Sicuramente però il titolo di piante più generose del mondo vegetale va proprio a loro: le piante pioniere.

Le piante sono socievoli    
L’uomo non è l’unico essere sociale, anche alle piante non piace stare da sole: secondo Peter Wohlleben, ambientalista, guardia forestale e autore di numerose pubblicazioni tra cui “Il segreto degli alberi”, gli alberi sanno contare, imparare e informarsi a vicenda tramite dei segnali. Non sarà un caso che gli alberi solitari sono rari in natura: quelli che vediamo solitamente sono stati piantati dall’uomo oppure sono gli unici sopravvissuti di un gruppo più numeroso.

Le piante comunicano tra loro     
Gli alberi possono sembrare individui silenziosi, ma il terreno sotto i nostri piedi racconta un’altra storia. Le piante parlano in segreto, si scambiano informazioni, acqua, nutrienti e, talvolta, combattono l’una contro l’altra! Lo fanno attraverso una incredibile rete fungina che vive nel suolo in simbiosi con le loro radici. Questa rete è costituita da un intreccio di filamenti detti “ife” che formano il micelio, ovvero l’apparato vegetativo dei funghi. Si tratta di un’alleanza che porta benefici reciproci: i funghi forniscono agli alberi sostanze nutritive e in cambio ricevono zucchero e carbonio (frutto della fotosintesi). Gli scienziati hanno scoperto che questa connessione è molto più profonda di quanto si pensasse: collegandosi alla rete di funghi, gli alberi possono condividere le risorse tra loro. Proprio per questo motivo il sistema è stato soprannominato Wood Wide Web. Si pensa che gli alberi più vecchi, conosciuti come alberi madri, utilizzino questa rete fungina per nutrire i propri figli anche a grande distanza, offrendo loro migliori possibilità di sopravvivenza. Quegli alberi che sono invece malati o stanno per morire, possono donare le risorse rimanenti ai vicini più sani, così come trasmettere ai più giovani informazioni su come affrontare al meglio il clima e l’ambiente locale. Le piante usano i funghi anche per scambiarsi messaggi: in caso di attacco di parassiti, possono lanciare un messaggio di allarme e rilasciare segnali chimici attraverso le loro radici per avvisare i vicini di aumentare le difese. Purtroppo, come la nostra rete Internet, anche il Wood Wide Web ha il suo lato oscuro. Alcune orchidee possono hackerare il sistema per rubare risorse agli alberi vicini, mentre altre specie, come il noce nero, diffondono proprio attraverso la rete sostanze chimiche tossiche per sabotare i loro rivali.

Le piante possono volare (a modo loro)  
Senza radici, non si va lontano. Le piante infatti, pur rimanendo ferme, possono percorrere enormi distanze. Lo fanno con il polline, trasportato dal vento o da insetti e uccelli, ma anche con i semi. Se alcuni semi hanno le ali così da planare lontano dal tronco e dalla chioma dell’albero genitore, altri vengono inghiottiti da uccelli o altri animali per poi essere espulsi nei posti più impensabili. Gli alberi, insomma, fanno così tanta strada che spesso non possono nemmeno sapere da che parte del mondo i loro discendenti nasceranno. Secondo Daniele Zovi, uno dei maggiori esperti in materia di alberi e animali selvatici in Italia, per milioni di anni «le piante hanno escogitato e messo in atto strategie per convincere gli animali a trasportare polline e semi: uncini che si attaccano alla pelliccia degli animali, ghiande succulente per i roditori, fiori ricchi di dolcissimo nettare per le api».

Le piante sono astute         
A volte la concorrenza può essere spietata: attirare le api diventa una questione di sopravvivenza, dato che queste creature sono fondamentali per l’impollinazione e quindi la prosecuzione della specie. Che cosa fanno, dunque, alcuni fiori molto furbi? Scelgono di produrre un po’ di caffeina nel nettare, dato che questa sostanza attira più facilmente le api. Quando tutti gli ovuli sono fecondati, il fiore non ha più bisogno delle api e quindi le fa allontanare aumentando la quantità di caffeina prodotta, che diventa così stomachevole per gli insetti. La caffeina è presente in circa il 55 per cento dei nettari ed agisce come una sorta di droga per le api che le aiuta a ricordare la posizione del fiore e a continuare a visitarlo.         
Alcune piante invece, come il pomodoro e il tabacco, in caso di pericolo sono in grado di fare circolare tossine amare nelle foglie rendendole disgustose: in questo modo si proteggono dagli attacchi di bruchi troppo golosi. Altre, come il mais o il cotone, chiamano altri animali per difenderle: esalano sostanze chimiche per attrarre vespe che iniettano le loro uova nei bruchi, così che le loro larve possano mangiarli dall’interno. Alcuni alberi si curano invece da soli: è il caso dei ginkgo biloba. Questi possono vivere per millenni perché sono in grado di produrre sostanze chimiche protettive capaci di respingere le malattie e prevenire i danni causati dalla siccità.

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