Confcommercio Vicenza: “La fase 2 va preparata ora”
Il conto alla rovescia sulla “Fase 2” è iniziato, almeno se si pone il 4
maggio quale data fatidica di un iniziale allentamento delle misure restrittive,
come preannunciato dal premier Giuseppe Conte. Eppure per le imprese del
terziario ed in particolare per negozi e pubblici esercizi, l’incertezza è
ancora predominante, assieme alla preoccupazione per il futuro. “Riaprire e
farlo il prima possibile è vitale per le nostre imprese – afferma Sergio
Rebecca, presidente di Confcommercio Vicenza -. Non possiamo certo attendere
che il virus scompaia: dobbiamo imparare a conviverci per un certo periodo e ad
organizzarci di conseguenza. Credo che negozi, bar e ristoranti siano preparati
a farlo: basta che vengano stabiliti presto e con chiarezza calendario e
modalità”. Infatti, tornare operativi per i punti vendita e ancor più per i
pubblici esercizi non è così immediato: “Serve una preparazione che potrebbe
richiedere giorni tra approvvigionamenti, programmazione del personale,
riallestimento degli spazi, aggiornamento delle procedure di servizio – spiega
il Presidente Rebecca -. I nostri imprenditori sono prontissimi a collaborare e
assicurare le misure di prevenzione necessarie a garantire la sicurezza di
clienti, dipendenti e operatori stessi, ma bisogna fare presto: gli organi
competenti ci dicano quali accorgimenti sono necessari per ripartire, ascoltino
le esigenze specifiche delineate dai nostri esperti delle varie categorie che
stanno lavorando su possibili procedure e manuali a livello nazionale, e formulino
le indicazioni tanto attese, uniformi su tutto il territorio”.
Il rischio che il lockdown reale vada oltre a quello ufficiale proprio per la
lentezza delle necessarie indicazioni provenienti dagli enti preposti non
sarebbe tollerato dalle imprese: “Ci sono tanti attori in campo: Governo,
Regioni, Task force e quant’altro – rileva il presidente di Confcommercio
Vicenza – serve chiarezza nella linea di comando, perché altrimenti tutto si
rallenta. E poi va evitato che le norme diventino interpretabili, come accaduto
in tanti casi, ad esempio con le cartolerie o i fioristi. La riapertura sarà
una fase delicatissima: serve equilibrio e attenzione da parte di tutti”.
Nel frattempo, però, alcuni passi in avanti per dare una prima spinta alle
attività chiuse si possono fare, fin da subito: “Nel caso dei pubblici esercizi
non capisco perché non si sia ancora dato il via libera al take away – afferma
il presidente Rebecca – cosa aspettano? Non è la soluzione, ma consente alle
imprese di scaldare i motori, anche organizzativi in vista della riapertura. Ed
eviterebbe la ricerca di soluzioni alternative e dispendiose per riconvertire
le attività come si è visto fare da alcune pasticcerie: una dimostrazione che
il settore è oramai allo stremo. Si riapra subito al servizio d’asporto per
tutti”. Nel momento della ripartenza, inoltre, per Confcommercio Vicenza non
dovrà esserci alcun vincolo d’orario nelle aperture al pubblico, per non
penalizzare attività che lavorano principalmente alla sera, “così come ritengo
importante – ribadisce il presidente Rebecca – che le Amministrazioni locali
concedano deroghe alle eventuali limitazioni alle concessioni di plateatici
esterni per i pubblici esercizi, in modo da favorire al massimo il servizio
alla clientela seduta all’aperto. Allo steso tempo auspico vengano accolte le
nostre richieste ai Comuni affinché concedano, come segnale di vicinanza alle
imprese, l’esenzione del pagamento dei canoni di occupazione del suolo pubblico
per il 2020 ed una riduzione per il 2021”.
Altra categoria per cui il
tempo da qui al 4 maggio potrebbe essere utile in un’ottica organizzativa è
quella degli ambulanti. “Grazie alla collaborazione degli operatori di
Fiva-Confcommercio, il Comune di Vicenza ha dimostrato che i mercati possono
essere regolamentati, e così hanno fatto anche un’altra ventina di amministrazioni
della provincia – osserva il presidente Rebecca-. L’esperienza che si sta
facendo sui banchi alimentari può rivelarsi utilissima quando si potrà riaprire
alle altre merceologie: non bisogna
perdere tempo, tutti i comuni del Vicentino devono attivarsi”.
Più facile potrebbe essere la riapertura delle attività commerciali, vista
l’esperienza accumulata fin qui con il commercio di prodotti di prima
necessità: “purché non si crei confusione con aperture graduali in base a
codici Ateco delle attività o con incomprensibili limitazioni di giorni o orari,
come già avvenuto – rileva il presidente di Confcommercio Vicenza -. Ritengo
che l’unica sacrosanta limitazione per il commercio sia quella del rispetto di
misure di prevenzione sanitaria”.
Dopo settimane di chiusura forzata a “zero incassi” però, gli imprenditori in
lockdown non attendono solo il via libera, hanno anche la necessità di un
acceleratore finanziario per ripartire: “Riorganizzare i locali comporterà
investimenti e il ritorno degli incassi non potrà essere immediato: nessuno si
aspetta la corsa allo shopping o alla cena fuori casa. Dunque sulla liquidità
bisogna intervenire con due leve
essenziali – sottolinea il presidente Rebecca -: quella dei contributi a fondo perduto parametrati al fatturato, per dare un segnale di fiducia e mettere al riparo le imprese dai lacci e lacciuoli che necessariamente la concessione di credito bancario impone. E poi, chiaramente, la possibilità di ottenere finanziamenti garantiti al 100 per cento dallo Stato ben oltre i 25 mila euro, con tassi ai minimi del mercato, e con un orizzonte temporale superiore ai 6 anni, perché ci vorrà molto tempo per recuperare accettabili livelli di fatturato”. E’ chiaro, infatti, che decreti e ordinanze potranno solo “rialzare” le saracinesche delle attività, ma per far ripartire l’economia ci vuole ben altro.