23 Aprile 2020 - 9.46

Coronavirus, Donazzan: “L’industria delle acque minerali e termali a rischio”

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L’assessore regionale al Lavoro, Elena Donazzan, insieme ai tecnici dell’Unità regionale di crisi aziendale, ha incontrato gli operatori e le rappresentanze della filiera nazionale delle acque minerali e termali, su richiesta delle associazioni dei produttori e dei distributori  AssoBibe, AssoBirra, Federterme, MineraAcqua, Italgrob. Il comparto delle acque minerali e termali, che per le sole acque minerali conta oltre 40 mila addetti nel territorio nazionale tra diretti e indiretti e un giro d’affari  di 2,7 miliardi, in Veneto riveste una grande rilevanza, sia in termini occupazionali che di fatturato, per la presenza di importanti fonti e di stabilimenti di imbottigliamento e distribuzione. Operatori e rappresentanze della filiera hanno chiesto alla regione di essere fiancheggiati e sostenuti nella richiesta di riconoscere a questo particolare settore la valenza di ‘attività di rilevanza strategica’ nell’economia nazionale.

“Le maggiori sigle del settore ci hanno scelto come primi interlocutori – conferma Donazzan –  perché qui operano i maggiori players nella produzione e della distribuzione del ‘beverage’. Inoltre è proprio il Veneto a contare il maggior bacino termale d’Europa e a rappresentare, con l’area termale euganea, le terme del Lago di Garda e quelle di Sirmione,  ben il 10 per cento del fatturato nazionale del settore. Quella delle acque è una filiera, che ha saputo costruirsi in modo integrato per parlare una lingua comune e provare a trovare soluzioni che salvino il valore aggiunto pesantemente intaccato dal crollo del turismo, dalla contrazione dei consumi delle famiglie e della domanda interna e dalla chiusura totale dei consumi ‘ fuori casa’ (canale Horeca) determinata dall’emergenza sanitaria del Covid 19” .

L’assessore, che si dichiara molto preoccupata per le prospettive di un comparto così significativo in termini di quantità e di qualità di posti di lavoro (quasi sempre contratti a tempo indeterminato), rileva che “il settore stava già scontando l’impatto della plastic tax e della sugar tax, di prossima applicazione, destinate ad appesantire i costi di confezionamento e di dolcificazione delle bibite, che per larga parte sono prodotte e imbottigliare proprio in Veneto”.

Regione, imprese e sindacati avevano già iniziato a fare i conti sugli effetti occupazionali di questa duplice tassazione ragionando insieme nel tavolo intersettoriale, quando è subentrata l’emergenza Covid, che ha aggiunto un imprevisto quanto repentino crollo dei consumi e quindi dei volumi di vendita (meno 85% tra marzo e aprile nel settore ‘fuori casa’)  generando un nuovo e drammatico scenario di crisi.

“Ho apprezzato – sottolinea la responsabile delle politiche regionali per il lavoro e l’occupazione – che le diverse sigle, dai produttori di bibite a quelli di birra, che sta crescendo anche in termini di produzioni artigianali con una neonata filiera agricola a supporto, insieme a chi da anni lavora le nostre fonti preziose delle acque minerali generando valore per i territori, abbiano deciso di partire dal Veneto, chiedendo a questa amministrazione di farci parte diligente nei confronti di analoghe azioni con altre Regioni e di interloquire insieme con il governo e con il parlamento, affinchè si rivedano alcune normative, compresa quella di inserire questo comparto tutto italiano tra le ‘attività di rilevanza strategica’ per l’economia nazionale”.

“Questa pandemia, per l’impatto che ha su tutta l’economia tutta, deve impegnare la politica anche nella revisione di alcune norme che, ispirate da principi pur legittimi, in tempo di crisi e di rivoluzione delle abitudini dei consumi e dei mercarti, rischiano di fare danni irreparabili. Mi riferisco anche alla recentissima norma, approvata dal Consiglio regionale del Veneto, che mira a favorire il consumo di acqua non imbottigliata. Una norma che, pensata prima dell’emergenza Covid, oggi rischia di impattare su un settore già in difficoltà”.

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