PASSAGGIO A NORD – Il magico mondo sommerso delle grotte di Oliero a Valstagna
Le bellezze naturalistiche in provincia di Vicenza sono tante e diverse: alcune, più facili da vedere, si ergono al di sopra delle montagne ad un passo dal cielo, altre sono così caparbie da nascere in luoghi insoliti e più nascosti, al di sotto delle cime che nei giorni più sereni fanno da sfondo alla città. Portare il peso di una montagna non è sicuramente cosa da tutti: lo sanno bene le grotte di Oliero, gli scarichi idrici più importanti del massiccio carsico dei Sette Comuni. Si dice che cadendo la goccia scavi la pietra, non tanto per la sua forza quanto per la sua costanza. Da queste grotte, che si trovano a Valstagna nel comune di Valbrenta, fuoriesce infatti la maggior parte dell’acqua assorbita attraverso i numerosi inghiottitoi e voragini dell’Altopiano. Si tratta di un mondo sommerso fatto di numerose risorgive che si sono fatte strada nella roccia scavando cavità come il Covol dei Siori. Oltre a questa grotta, sempre in basso dove scaturisce il fiume Oliero, troviamo anche il Covol dei Veci. Più in alto invece, sono presenti due antichi sbocchi di sorgenti ormai asciutte, il Covol dei Assasini e il Covol dee Soree, Da domenica 24 maggio sarà possibile tornare a visitare il parco naturale delle grotte e i musei presenti nella struttura: il museo di speleologia e carsismo Alberto Parolini e il museo delle cartiere. Prevista l’apertura completa invece da domenica 31 maggio, con la possibilità di tornare ad ammirare anche il magico scenario formato da stalattiti e stalagmiti nella grotta principale, accessibile con una piccola imbarcazione di legno e accompagnati da una guida naturalistico ambientale.
La scoperta delle grotte di
Oliero
È la fine del 1700, quando Francesco Parolini acquista la cartiera alimentata
dalle acque del torrente Oliero. Il figlio, Alberto, appassionato naturalista,
decide di esplorare il bacino del torrente e la zona circostante. Data la
presenza di un paio di grotte e l’abbondanza di acqua che esce dalla montagna,
Alberto ipotizza l’esistenza di altre cavità. Utilizza la dinamite per
allargare alcune crepe nella roccia e nel 1822 attraversa il laghetto interno
del Covol dei Siori. Per primo, quindi, Alberto scopre gli ingressi delle
grotte, le apre al pubblico nel 1832 e decide di dare loro i nomi ancora in uso
oggi: grotta Parolini al Covol dei Siori, grotta Cecilia di Baone al Covol dei
Veci, Cascatelle di Tivoli alla piccola sorgente a metà strada fra le due
grandi, e poi grotta delle sorelle in onore delle due figlie Elisa ed
Antonietta.
Proteo, il cucciolo di drago
Abita
le grotte da milioni di anni e può vivere oltre un secolo. È cieco e si pensa
che possa digiunare anche 12 anni di fila. Del proteo non si conosce molto ed è
un animale a cui probabilmente non piace farsi vedere molto, ma le sorgenti
dell’Oliero hanno la fortuna di ospitarlo. Alberto Parolini portò alcuni
esemplari di questo raro fossile vivente, soprannominato in passato anche
cucciolo di drago, per verificare se fossero in grado di ambientarsi nella sua
grotta. Si persero le tracce di questo anfibio troglobio, finché nel 1964
alcuni speleosub lo avvistarono, confermando la buona riuscita
dell’esperimento.