Il Pedrocchi riapre, Padova riparte
Non c’erano riuscite nemmeno due guerre mondiali. Dal 1831, anno della sua apertura, ha accompagnato la vita dei padovani, non chiudendo mai le porte.Un edificio di valore identitario per la città, visto che Padova è ricordata come la “città dei tre senza”, ovvero “Santo senza nome”, perché il patrono S. Antonio è semplicemente “il Santo” senza bisogno di ulteriori specificazioni; “caffè senza porte”, appunto lo storico Caffè Pedrocchi, autentico monumento cittadino, un tempo aperto giorno e notte; “prato senza erba” è il Prato della Valle, la piazza più grande di Padova e una delle più estese d’Europa, che solo nell’isola centrale presenta della vegetazione.Avrete certamente capito che oggi parliamo del Caffè Pedrocchi, un vero e proprio “monumento della città”, di proprietà del Comune, anche se da qualche anno è gestito da una società milanese.Come abbiamo detto nessun evento, nessuna avversità, erano mai riusciti a fermarne l’attività; c’è riuscito il virus di Wuahan, ed anche il Pedrocchi ha dovuto piegarsi al lockdown.E così per oltre due mesi è venuto meno uno dei simboli della città, perchè il Pedrocchi non ha solo un valore storico-architettonico, ma è sempre stato un punto di riferimento della vita sociale. Infatti, già prima della sua apertura nel 1831, fin dalla fine del ‘700 ospitava una famosa “bottega del caffè”, in cui si ritrovavano i commercianti, i professori universitari (il Bò è a due passi) ed i tanti studenti che compivano i loro studi in città. Ovviamente anche per il caffè senza porte martedì 19 maggio, con un giorno di ritardo rispetto all’inizio “ufficiale” della Fase 2 in Veneto, è scattata l’ora della ripartenza.Ma è stata una riapertura in tono diverso, ispirata a quel chicco di caffè che da oltre un secolo è alla base della bevanda che ispira il rito del “ ’ndemo tore un cafè al Pedrocchi”. Meglio, sette chicchi di caffè, tanti sono quelli che accompagnano il cliente all’interno del locale.Visivamente si tratta di una segnaletica mobile, a forma di totem posta all’ingresso, e da una serie di chicchi adesivi sul pavimento per delimitare spazi e percorsi, al fine di evitare assembramenti e rispettare la distanza tra le persone.C’è quindi il “chicco del benvenuto”, un totem multimediale dove il cliente potrà consultare il menù del giorno e prendere visione degli eventi del Caffè, previa misurazione della temperatura. A seguire il “chicco della pazienza” che invita ad aspettare il proprio turno, segnando anche la distanza consentita.Ma c’è pure il “chicco mi siedo con te” per invitare a prendere posto in uno dei tavoli liberi, visto che la consumazione al banco è ancora sconsigliata.Se uno poi volesse approfittare del servizio take away, sarà il “chicco portami via” a regolare il flusso dei clienti.Per finire il “chicco dell’arrivederci”, che indica al cliente la direzione da prendere per uscire dal locale.Assieme al Caffè è stato anche riaperto il Piano Nobile ed il Museo del Risorgimento e dell’Età contemporanea.Concludendo, il poter accedere nuovamente ai locali del Caffè che è ricordato anche per uno dei primi episodi di moti risorgimentali, e che ha superato indenne due guerre mondiali, costituisce un ulteriore segnale della ripresa della vita economica e sociale di Padova.