14 Settembre 2020 - 9.25

Ripresa scuola, la grande sfida ed il grande rischio del Paese

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Da oggi inizia una sfida cruciale per il nostro Paese.Il ritorno a scuola di oltre 8 milioni di ragazzi, in epoca di coronavirus, costituisce una sfida cruciale per il nostro Paese.Dopo settimane di dubbi, preoccupazioni, annunci e smentite, valutazioni, decisioni, errori e ritardi, ora è il momento di agire e farlo in modo serio, responsabile, consapevole e collettivo, partendo dal principio assoluto e inderogabile, che l’insegnamento deve ripartire nella sua forma più completa e farlo con la presenza a scuola delle ragazze e dei ragazzi di tutte le età.È imprescindibile per il valore dell’apprendimento, della crescita culturale dei nostri giovani e della socialità che la deve accompagnare, per un loro completo sviluppo come persone.Non serve quindi discutere di problemi, come la mancanza degli insegnanti o delle aule scolastiche, che l’emergenza sanitaria rende più evidenti, ma assillano la scuola da anni, come di questioni futili quali il fatto che i ragazzi dovranno portarsi la borraccia con l’acqua da casa, come fosse un problema insormontabile e loro passassero il tempo a scuola a dissetarsi.Inoltre è bene essere da subito coscienti che ci saranno sicuramente diversi e più o meno risolvibili problemi e disagi, che si verificheranno disguidi e complicazioni.Mai nella scuola sono state adottate le misure che saranno poste in essere, quindi non c’è un riscontro su quanto saranno correttamente attuate, ma niente è inderogabile e molto sulla gestione della situazione si dovrà imparare e migliorare tempo per tempo.Oggi conosciamo anche le precauzioni da prendere.In fondo non sono comportamenti impossibili da adottare e ormai li pratichiamo un po’ tutti, anche inconsciamente.Il ricorso alle mascherine, il mantenimento di distanze accettabili e l’igienizzazione, soprattutto con costante pulizia delle mani.Allo stesso tempo dobbiamo sapere che aumenteranno i contagi.È inevitabile e tutti dobbiamo saperlo senza che i dati numerici diventino un riferimento slegato dalla logica e dalla realtà.Sappiamo che un tampone positivo non significa necessariamente malattia, sappiamo che l’individuazione della positività in tempo consente di bloccare la diffusione del contagio e di intervenire con cure appropriate in anticipo, sappiamo che la cosa importante è non intasare le strutture sanitarie.Tutto ciò è parte della prevenzione, del presidio del territorio e della diffusione del virus che prima non c’erano e ora si è più attrezzati e pronti a porre in essere.Anche sotto questo profilo servirebbe qualche decisione diversa in merito alla possibilità di fare tamponi velocemente e sul fatto che non dovrebbe più servire il doppio tampone o la quarantena di 14 giorni, come già deciso in altri paesi.Ma anche questo è un tema da affrontare in questo percorso difficile che attende tutti, durante il quale molte decisioni andranno adattate e implementate.Sappiamo che ci saranno problemi per i genitori, per gli orari delle scuole e per la gestione dell’attività lavorativa. Servirà calma e dialogo, comprensione da parte dei datori di lavoro e soluzioni concordate con i sindacati che diano certezze, anche per il ricorso sistematico e regolamentato al lavoro agile, finora adottato in deroga alla legge.Sappiamo che ci sarà preoccupazione e smarrimento al primo raffreddore, ma sappiamo anche che impareremo a individuare le situazioni e che in ogni caso il rischio zero non esiste e mai esisterà.Ora quindi è il tempo di partire, perché altrimenti non si parte mai.È inutile parlare di rimandi, perché mai la situazione sarà del tutto definita e ogni cosa sarà preventivata, molto “lo scopriremo solo vivendo” e l’Italia, le sue istituzioni e i suoi cittadini, hanno dimostrato in questo difficile anno quanto sono capaci di essere pragmatici, virtuosi e responsabili.Non solo, il Paese nel suo complesso si è dimostrato un esempio nel mondo per coesione sociale, nonostante scellerati boicottatori, tenuta istituzionale, gestione dell’emergenza, competenza medico scientifica, capacità di riorganizzare le proprie strutture sanitarie e il presidio del territorio.Non siamo pronti a tutto, ma siamo pronti come collettività se agiremo insieme, dandoci supporto reciproco, se l’unità di intenti e l’interesse della comunità e soprattutto delle persone più deboli, prevarrà sugli egoismi e gli individualismi, anche isolandoli in un limbo inutile e inascoltato.Più volte si è detto che l’emergenza causata dalla pandemia è assimilabile a una guerra.In un conflitto ci sono momenti cruciali che vanno superati insieme.Il 14 settembre 2020 per l’Italia inizia uno di questi periodi e potrebbe essere quello di maggiore splendore, se sapremo affrontarlo da Paese unito, solidale, responsabile.

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