3 Novembre 2020 - 9.32

VENETO – In attesa di definire la fase (ristoratori in ansia) – Scontro con medici base per test rapido

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Quali sono le fasi di rischio e quali dovrebbero essere le conseguenti restrizioni?

Ecco chi rischia

In base al nuovo Dpcm l’Italia verrebbe divisa in tre fasce che dipendono dall’Indice Rt che indica il livello di diffusione del virus oltre che da altri 21 criteri stabiliti dagli esperti, che comprendono anche la pressione sugli ospedali, in particolar modo sulle terapie intensive. Scatterebbe quindi un meccanismo automatico una volta superate le soglie di allarme, quelle previste dal documento sui quattro scenari di rischio, con la decisione che sarà presa dal governo attraverso un’ordinanza del ministero della Salute. Un compromesso che va incontro alle regioni, scaricando così la responsabilità politica delle chiusure che ne conseguono, considerando poi che i governatori non possono opporsi alla decisione del ministero.

Fascia alto rischio

Sono le regioni sopra l’indice Rt a 1,5 come Lombardia (indice Rt 2,01), Piemonte (1,99) e Calabria (1,84). Per queste zone scatterebbero le seguenti restrizioni:

  • Si fermano tutte le attività non essenziali, comprese estetiste e parrucchieri
  • Restano aperte le industrie. Fortemente consigliato lo smart working per i privati, mentre per la pubblica amministrazione dovrebbe scattare almeno al 70% della capienza degli uffici
  • Ipotesi di autocertificazione: secondo quanto riporta Repubblica, il modulo per giustificare le uscite di casa è caldeggiato dal ministro Speranza, che lo vorrebbe per attestare gli spostamenti per salute, lavoro o necessità come accompagnare i figli a scuola. Conte sarebbe contrario, lasciando libera circolazione all’interno della zona rossa;
  • Didattica a distanza per tutte le scuole superiori e le Università, comprese le seconde e terze medie.

Medio rischio

Nella fascia intermedia ci sono le regioni con Indice Rt a ridosso della soglia di allerta, come Liguria, Puglia e Campania. A rischio anche Veneto, Alto-Adige e Valle d’Aosta. Per gli abitanti di queste zone, scattano le seguenti restrizioni:

  • chiudono bar e ristoranti, per i quali è concesso il servizio a domicilio;
  • restano aperti i centri estetici e parrucchieri, così come tutto il comparto dei servizi alla persona

La fascia a basso rischio

Per tutte le altre regioni con Indice Rt ancora lontano dai livelli di guardia, le restrizioni sono quelle previste su tutto il territorio nazionale, con la chiusura già disposta di bar e ristoranti dalle 18, il coprifuoco serale, la capienza ridotta dei mezzi pubblici, la didattica a distanza per le scuole superiori, la chiusura dei centri commerciali nel fine settimana.

Medici di base e tamponi

Nella giornata di attesa per le nuove decisioni del Governo ,sale alla ribalta il tema dei tamponi rapidi Covid che la Regione ha deciso dovranno essere fatti obbligatoriamente dai medici di famiglia. I primi ‘obiettori’ sono i medici della provincia di Treviso aderenti alla Fimmg, i quali hanno deciso di non aderire alle direttive regionali. Il segretario Brunello Gorini ha spiegato che i medici Fimmg non effettueranno i test antigenici in ambulatorio ai loro assistiti, e ha criticato “il tono arrogante ed insopportabile del governo regionale”. In ogni caso la campagna dei tamponi negli ambulatori non è ancora iniziata, perchè “i tamponi rapidi non sono ancora arrivati ai medici di base”, ha aggiunto il presidente della Fimmg di Padova, Domenico Crisarà. “Ma è bene essere chiari – ha proseguito -: i destinatari di questo metodo diagnostico non sono tutti i cittadini, ma solo chi si trova in quarantena fiduciaria perché venuto a contatto con un positivo, o chi verrà individuato dallo stesso medico con sintomi particolari”.
    Crisarà ha ricordato che “in Veneto sono 700 i medici volontari che hanno già effettuato 2.000 test rapidi. Ora, in base all’accordo su scala nazionale, la regione avrà 3.100 medici disponibili a fare il tampone”.
    Intanto, nell’ambito del confronto con il Governo, Luca Zaia ha spiegato che il Veneto è pronto a dar corso a tutte le restrizioni “ma non per le attività produttive”. “In questo momento – ha aggiunto – non intravvediamo soluzioni con lockdown stile marzo”. Nella riunione odierna “non c’è stato un braccio di ferro Governo-Regioni – ha aggiunto – ognuno ha portato le sue idee, non ho visto persone che abbiano alzato la voce”.
    Infine il governatore ha ipotizzato che la “la pandemia Covid-19 verosimilmente possa avere un picco a metà novembre, avendo come inizio della curva i primi di ottobre” (ANSA).

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