2 Febbraio 2021 - 13.47

I banchi a rotelle, la “Caporetto” della Azzolina

Emblematico è il termine che viene utilizzato per indicare un qualcosa fortemente pieno di significato.Ed io credo che gli storici del futuro, quando vorranno indicare un elemento appunto “emblematico” della risposta del Ministro Lucia Azzolina (ma allora nessun altro Ministro si dissociò), alla sfida al virus nell’ambiente scolastico, lo individueranno senza dubbio nella vicenda dei banchi a rotelle. Ricorderete certamente che la vicenda tenne banco durante i caldi mesi della scorsa estate, riempiendo pagine e pagine di cronaca su giornali e media, ed innescando polemiche roventi.Tanto che, guardando la vicenda a distanza di qualche mese, viene addirittura il dubbio che si sia trattato di un caso di “distrazione di massa”, finalizzato a distogliere l’attenzione degli italiani dalla reale situazione delle scuole, aprendo un nuovo fronte di interesse, forse ritenuto più gestibile mediaticamente.Nella specie, alle pressanti richieste di cosa il Governo e i Ministri dell’Istruzione e dei Trasporti stessero facendo per garantire senza traumi ed in sicurezza la riapertura di settembre, si preferì concentrarsi sul “problema dei problemi”, quello dei banchi a rotelle.E già nella fase di reperimento e successiva consegna dei 2.013.636 banchi e 435.118 “sedute innovative” si sfiorò il ridicolo, fra bandi irrealistici e ritardi clamorosi, tanto che buona parte dei nuovi banchi arrivarono nel deserto delle scuole chiuse dopo pochi giorni di lezione.Eppure la Ministra ce l’aveva messa tutta per difendere la sua iniziativa.Non si contarono le sue dichiarazioni, gli annunci, i proclami, e nessuno si è dimenticata la mitica “dimostrazione con collaudo” in pieno luglio nel corso della trasmissione “In Onda” su La7, sotto gli occhi di Luca Telese e David Parenzo. Dimostrazione in cui Lucia Azzolina spiegò, fra l’altro, che i nuovi banchi rappresentavano “metodologie di didattica nuova, di ambienti di apprendimento nuovi”, dichiarando fra l’altro: “I banchi con le rotelle hanno dato lavoro a tante imprese. Servono a lavorare in gruppo e a fare didattica innovativa e diversa rispetto a quella frontale, per cui gli studenti si annoiano a morte. La didattica frontale non funziona più”.Noto che la Ministra si accorge di frequente che certe forme di didattica a suo dire non funzionano più. In estate è stata la volta della “didattica frontale”, più di recente della “didattica a distanza”.Già allora molti contestarono questa equazione rabberciata, affermando che qualcosa non tornava nella narrazione del Ministro. In particolare, visto che gli edifici, le aule, i muri, gli spazi sarebbero rimasti gli stessi, o al massimo riadattati alla meglio per consentire la più ampia capienza possibile, e i professori pure, ma davvero cambiando i banchi sarebbe cambiata la scuola? Ma di fronte agli entusiasmi “talebanici” della Azzolina dell’estate scorsa, nessun ragionamento basato sulla realtà avrebbe potuto intaccare le sue certezze.Tanto che qualche buontempone arrivò addirittura a paragonarla a UFO Robot Goldrake, che ha rallegrato l’infanzia di molti italiani. Un Ministro-Goldrake che mangiava libri di cibernetica ed insalate di matematica prima di andare a giocare su Marte, e lanciava il suo urlo “alabarda spaziale, pioggia di fuoco…… banchi rotanti…….. banchi a rotelle”!Tutto questo mentre ci si accingeva a vivere la “movida senza domani” nelle spiagge e nei locali esclusivi della Costa Smeralda, e nessuno pensava a come organizzare i trasporti in vista del rientro degli studenti a settembre.Come è andata a finire questa “barzelletta” lo abbiamo poi visto, con la chiusura delle scuole, riaperte solo in questi giorni, sicuramente anche adesso fidando più sullo stellone italico che sulle evidenze scientifiche. Ma uno potrebbe dire: ma almeno i banchi mobili adesso ci sono!Sì, arrivati sono arrivati, quasi sempre in ritardo, ma almeno in Veneto hanno già fatto il percorso inverso, ritornando nelle soffitte o nei magazzini delle scuole.Ma come? Ma se sembravano l’arma spaziale per garantire il distanziamento fra le “rime buccali” nelle classi cosiddette “pollaio”?Sembra proprio che non sia così! Almeno a dare credito a coloro che operano nella scuola, i presidi. E le prime scuole a toglierli di mezzo sono state, forse un segno del destino, quelle di Vò Euganeo, Lozzo Atestino e Cinto Euganeo, quelle che li avevano ricevuti per prime.Ma lo stesso è successo a Rossano alle porte di Bassano e nel Rodigino.E le motivazioni della “bocciatura” fornite dal Preside di Vò sono inequivocabili: “Ritengo che vadano bene per attività di un’ora, massimo due. Pensare di far restare i ragazzi seduti per un’intera giornata non va bene. Le sedute sono scomode e il piano d’appoggio di 28 centimetri per 50 è troppo piccolo. Tant’è che quando facciamo attività di robotica con i lego, gli studenti si siedono a terra e lavorano sul pavimento”.Altri sottolineano che nelle elementari sono stati introdotti banchi nuovi così piccoli che i quaderni non ci stanno, ed i ragazzi non riescono a scrivere. Già perchè qualcuno dovrebbe ricordare alla Ministra che alle elementari nella maggior parte dei casi si usano penne, quaderni e libri, e non tablet. Ma a parte la questione di inadeguatezza funzionale, a base della decisione di “archiviare i banchi” ci sarebbero precise motivazioni di ordine sanitario.Più precisamente favorirebbero l’insorgere di mal di schiena nei ragazzi, in particolare nei più alti, costretti a dover trascorrere la mattinata con le gambe distese in avanti perchè sotto il banco proprio non ci stanno.A farsi carico politicamente della decisione di rimuovere i banchi dalle aule, accatastandoli nei magazzini, è stata l’Assessore regionale all’istruzione Elena Donazzan.A tal proposito in rete qualche esponente dei 5Stelle ha “ventilato” che la decisione del Veneto di togliere i “banchi della Azzolina” sarebbe una sorta di vendetta “politica” di Luca Zaia e della Lega nei confronti dei Pentastellati.Non entro in questa polemica, ma non posso non registrare che in Rete girano foto postate dall’Emilia Romagna con decisioni analoghe. Ne deduco che il mal di schiena non sarebbe quindi una bugia a fini politici.Se altre Regioni dovessero seguire il Veneto sarebbe l’immagine di una Caporetto del Ministero, costata a noi contribuenti 461 milioni di euro (ogni tanto sarebbe bene rapportare un costo alle vecchie lire; in questo caso circa 900 miliardi).  Mi limito ad osservare, per concludere, che forse sarebbe stato meglio spenderli nel potenziamento delle Reti informatiche, visto che non è detto che fra qualche settimana non si sia costretti a richiudere le scuole, e magari anche nei trasporti, visto che a due giorni dalla ripartenza della didattica in aula gli studenti veneti lamentano affollamento sui mezzi pubblici.Ma evidentemente la politica risponde a logiche diverse rispetto a quelle dei comuni mortali.

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