19 Febbraio 2021 - 15.39

Delfino spiaggiato a Sottomarina: aveva una rete da pesca nella laringe

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La segnalazione e la denuncia arriva da Legambiente. “E’ il primo caso dell’anno sul litorale veneto” scrivono. “Una rete da pesca ritrovata nella laringe di un tursiope da parte degli esperti dell’Università di Padova. Dissuasori acustici sulle reti per ridurre le interazioni pesca-delfini, la soluzione in fase di test concessa dal progetto Life Delfi coordinato dal Cnr-Irbim

Delfini spiaggiati sulle coste italiane, sul litorale veneto registrato il primo caso dell’anno. Si tratta di un esemplare di tursiope (Tursiops truncatus) spiaggiato sull’arenile del Comune di Sottomarina in provincia di Venezia. Il ritrovamento della carcassa del cetaceo è avvenuto nella giornata di sabato scorso quando gli esperti del CERT dell’Università di Padova – partner del progetto europeo Life Delfi, coordinato dal Cnr-Irbim e a cui collabora anche Legambiente – sono intervenuti sul posto per effettuare i primi rilievi e provvedere al trasporto del delfino presso il Dipartimento di Biomedicina Comparata e Alimentazione. In questi giorni il team del CERT, coordinato dal professore Sandro Mazzariol, ha effettuato le prime indagini post mortem evidenziando chiari segni di interazione con la pesca: al livello della laringe del tursiope è stata trovata una rete da pesca.

“Non è ancora stabilito se l’attrezzatura da pesca sia stata la causa che ha provocato la morte del mammifero marino – dichiara Mazzariol – ma sicuramente ha contribuito alla compromissione dello stato di salute dell’animale”. Nei prossimi giorni sono in programma ulteriori indagini che permetteranno di avere un quadro più approfondito sul primo delfino dell’anno rinvenuto spiaggiato nell’Alto Adriatico. “È importante segnalare subito questi episodi al numero 1530 della Guardia Costiera per permettere l’intervento degli esperti autorizzati”, aggiunge Mazzariol, rimarcando l’importanza di mantenersi a distanza di sicurezza e non interagire con l’animale sia nel caso sia vivo che morto. Come noto, questa è un’area marina ritenuta importante per la specie tursiope e il progetto Life Delfi mira proprio a contribuire alla conservazione di questa specie.

Sono in media 200 all’anno i delfini ritrovati morti sulle coste italiane, un dato emerso dalle statistiche degli ultimi 5 anni dalla Rete Nazionale Spiaggiamenti Italiana. Tra questi, diversi con segni di interazione con attività umane, un trend che è necessario invertire per la tutela della biodiversità dei nostri mari. A questo scopo, in parallelo con la salvaguardia dell’economia del settore della pesca, il progetto Life Delfi, cofinanziato dal programma Life dell’Unione Europea, mira proprio a ridurre le interazioni tra delfini e pesca. Life Delfi è stato avviato da un anno e le sue azioni, che coinvolgono anche quattro Aree Marine Protette, sono concentrate sulle coste del mar Tirreno, mar Adriatico (compresa la sponda croata), in Sicilia e in Sardegna. “Sono tanti i casi in cui questi cetacei restano vittime di catture accidentali oppure di lesioni riportate a seguito di impatti con imbarcazioni e attrezzature – dichiara Alessandro Lucchetti (Cnr-Irbim), coordinatore di Life Delfi – Il nostro progetto in un anno di attività ha già ottenuto buoni riscontri tra i pescatori che stanno testando sulle loro barche i pinger, dissuasori acustici che tengono a distanza i delfini. In questo modo, insieme alla diffusione di attrezzi a basso impatto ambientale ed attività di formazione e sensibilizzazione, ci auguriamo di tutelare le specie di cetacei più sensibili e, allo stesso tempo, scongiurare danni economici per il settore ittico”.

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