5 Marzo 2021 - 9.56

Schella marzo, la tradizionale festa che accoglie la primavera in Altopiano, diventa un film

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di Anna Roscini

Il freddo si allontana e la natura torna a fiorire dopo il lungo sonno invernale. Marzo è arrivato, ed è tempo di risvegliare la primavera dal letargo e scacciare il rigido inverno. In montagna, da sempre, la primavera è una delle stagioni più attese ed è accolta con grande gioia. Proprio negli ultimi giorni di febbraio, nell’Altopiano dei Sette Comuni, si rinnova da tempi immemorabili una tradizione antica per dare il benvenuto alla primavera. Schella marzo, questo il nome della manifestazione popolare, significa appunto “Suona marzo” ed è un invito al risveglio della natura. Anche per i Cimbri, infatti, l’arrivo della primavera segnava la fine di un periodo di isolamento e di ristrettezze: una volta che la neve se ne era andata, si poteva finalmente tornare a lavorare nei campi. In occasione di Schella marzo, tutti i bambini correvano per le strade facendo chiasso e baccano, agitando catenacci e campanacci, chiamando a gran voce la primavera: “Schella, schella marz, garibet de kapuzzen, aussar de rajkken!” (“Vieni, vieni marzo, finiti i crauti, fuori i radicchi!”). Con il passare degli anni, gli adulti si sono uniti ai bambini lungo le vie e le contrade; e ai campanacci si sono aggiunte pentole, bidoni, bastoni, barattoli e lattine per rendere la festa ancora più chiassosa. Non quest’anno però: a causa della pandemia sono giorni silenziosi in alta quota, ma sembra che Schella marzo faccia rumore anche quando tutto tace. Un team di giovani professionisti ha deciso infatti di portare sul grande schermo la tradizionale festa che scaccia l’inverno e accoglie la primavera, con la partecipazione attiva degli altopianesi. Ne parliamo con il regista Bruno Carli, ideatore del progetto.

Schella marzo diventerà un film. Come è nato il progetto?

«Anche se vivo a Bologna per studiare cinema, sono originario di Gallio e da piccolo ho sempre partecipato a Schella marzo. Nessuno, prima d’ora, aveva mai pensato di trasformare un evento così importante per l’Altopiano in un film. L’idea iniziale non è mai stata quella di fare un documentario tradizionale. Prendiamo ad esempio il regista Pietro Marcello: lui è stato il primo in Italia ad introdurre la scrittura nei documentari, di contro all’idea che il documentario dovesse semplicemente aderire alla realtà e che gli autori dovessero essere dei meri osservatori. Volevamo cercare anche noi di andare in profondità, perché raccontare Schella marzo significa raccontare la comunità dell’Altopiano. Abbiamo quindi iniziato a fare delle interviste personali ai partecipanti che ci hanno parlato delle loro esperienze e storie».

Da poco è uscito il teaser, c’è già una data di uscita prevista per il film?

«Ad oggi siamo ancora nella fase di ricerca. L’ultima tranche di girato sarà a marzo 2022, dobbiamo poi contare i tempi di post-produzione, che dovrebbe richiedere qualche mese di lavoro, se il Covid non ci intralcia».

Professionisti del cinema, appassionati di storia e cultura locale, grafici, fotografi e musicisti. Chi ti aiuterà a raccontare questa storia?

«Con Marta Mazzucato è nata l’idea di fare il film e sarà proprio lei la costumista. Ci sono poi Giacomo Manghi, direttore della fotografia e coautore della sceneggiatura; Lara Lettieri, aiuto regia; Cecilia Guagnano, che si occupa della produzione; Giulia Filano, che ci aiuta dal punto di vista della comunicazione sui social; Alberto Marras, fonico. Possiamo poi contare su altri due altopianesi: Matteo Spagnolo, fixer, e Mattia Pivotto, musicista e grafico».

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