Sindacato Imprenditori (UNSIC) – Covid: tutti i dati che non tornano
“Il Covid è accompagnato da una mole impressionante di numeri, la cui diffusione è diventata un rituale. Ma nella maggior parte dei casi, le cifre ufficiali non sono attendibili e la loro gestione è peggiorata nel tempo”.
È quanto denunciano Domenico Mamone e Giampiero Castellotti dell’Unsic, autori della ricerca “Covid e dintorni”, i quali bocciano i principali indicatori diffusi quotidianamente.
“Non è una novità che il numero dei nuovi contagiati sia inaffidabile – spiegano i due autori. “La cifra dipende dalla quantità di tamponi eseguiti. Computo da cui non solo sfuggono gli asintomatici, ma anche coloro che scoprono con un sierologico di aver contratto il virus e restano fuori dalle statistiche: andrebbero infatti inseriti sia tra i contagiati sia tra i guariti. Inoltre da qualche settimana è stato reso disomogeneo il numero dei tamponi eseguiti, sommando molecolari e antigenici. In sostanza vengono contati anche i test fatti per accertare la guarigione. Impreciso pure il numero dei morti per Covid, che non include tanti deceduti in casa. C’è poi il problema del ritardato aggiornamento, per cui molte cifre appartengono a situazioni molto indietro nel tempo, ad esempio gli indicatori che determinano l’importante indice Rt che regola la nostra vita in tempo di Covid”.
I due autori evidenziano, in particolare, la mancanza in Italia di poche previsioni autenticamente scientifiche per anticipare ed affrontare la pandemia. “Troppo spazio ai virologi e poco ai matematici – sintetizzano Castellotti e Mamone, che rilevano anche l’incompletezza del dato sulle terapie intensive perché non indica, nel saldo, la causa delle cancellazioni tra trasferiti in reparto ordinario e deceduti.
Infine i due esponenti dell’Unsic hanno scoperto un’altra “imperfezione”: le percentuali dei contagiati diffuse dal ministero della Salute sono calcolate sul bilancio demografico non aggiornato.
“Il 4 marzo, ad esempio, sul totale di 2.999.119 contagiati in Italia, viene indicata la percentuale del 4,97 per cento di contagi su popolazione mentre, in realtà, è almeno del 5,06 se la calcoliamo sull’ultimo dato Istat, 59.304.696 residenti in Italia a novembre 2020. Oggi, con la popolazione in ulteriore calo, quella percentuale è ancora più alta. È vero che la differenza è minima, ma ciò conferma l’imprecisione di molti dati”.
In Veneto, con 4.858.092 residenti, quella percentuale è a 6,96, al secondo posto tra le regioni italiane dietro al solo Trentino-Alto Adige.
Questi sfasamenti incidono anche sulla comunicazione. “Quotidianamente i media indicano le regioni con più contagi, senza tenere conto che il dato andrebbe sempre letto in proporzione alle dimensioni del territorio – concludono Castellotti e Mamone.