11 Marzo 2021 - 10.45

Royal Family: o ti adatti o sei fuori

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di Alessandro Cammarano

Eh no, la Corte britannica non è esattamente quella variopinta e multietnica di “Bridigerton”, la fortunata serie Netflix dove la regina Carlotta, nata von Mecklenburg-Strelitz, è nera così come asiatici sono una buona parte dei nobili; la realtà è ben diversa dalla fiction ­ eccezion fatta per il magnifico e documentatissimo “The Crown” – e non potrebbe essere altrimenti.

La Corona è per sua natura autoconservativa, lo è da sempre perché è un modello vincente: o si gioca secondo le regole o si è fuori, chi esce dal percorso segnato la paga. Giusto o sbagliato che sia è così.

Chissà che cosa pensava la povera Meghan Markle, interprete della tutt’altro che simpatica Rachel Zane in “Suits”, allorquando l’ancora principe Harry le si inginocchiò dinanzi chiedendo la sua mano. Credeva forse di poter sovvertire il rigido protocollo di corte? O, peggio ancora di poter andare a genio all’intera Royal Family?

Eppure le sarebbe bastato studiare un po’ della storia recente di casa Windsor per capire che la musica era completamente differente.

Il prozio Edoardo VIII aveva abdicato, almeno nella versione ufficiale, per amore di una divorziata statunitense – guarda tu le coincidenze – invisa a chiunque. La realtà è che la quasi “royal couple” nutriva simpatie neppure troppo celate per il regime nazista e che Winston Churchill e l’MI6 ci misero una bella pezza. Così divenne re il timido ma integerrimo fratello minore, quel David che assunse il nome di Giorgio VI e fu capace di portare il Regno Unito fuori dagli orrori della seconda guerra mondiale, ma che soprattutto fu il padre dell’attuale inossidabile sovrana.

Elisabetta Seconda ha visto e vissuto più storia di chiunque al mondo e lo ha fatto con classe e decisione, senza derogare mai a se stessa e pretendendo lo stesso dai suoi familiari.

La prima a pagare le conseguenze della “rigidità” di Elisabetta fu la sorella minore, quella Margaret che era la prediletta del padre e che era cresciuta “libera” dai vincoli cui si trovò sottoposta la sorella maggiore e futura regina. Margaret era uno spirito libero, voleva sposare un uomo che la amava appassionatamente ma aveva una moglie dalla quale avrebbe dovuto divorziare.

Elisabetta disse no e Peter Townsend fu fatto partire frettolosamente per Bruxelles dove gli era stato assegnato un incarico diplomatico.

Margaret non si riprese più e a poco servirono le nozze col fotografo “farfallone” Tony Armstrong-Jones Lord Snodown. La principessa stava bene solo nel suo “buen retiro” di Moustique circondata dai suoi amici artisti, tra cui Mick Jagger. Ha avuto la fortuna di due splendidi figli che non hanno mai fatto parlare di loro.

Meglio è andata all’unica rampolla femmina di Elisabetta, quell’Anna che con la madre condivide la passione per i cavalli ed è la cocca del padre – per inciso Filippo è un personaggio gigantesco –, sposata e divorziata ma sempre capace di evitare gli onori delle cronache eccezion fatta per le sue vittorie olimpiche con la squadra britannica di equitazione.

Gli ultimi “royal wedding” sono stati tutti più o meno disastrosi: il principe Andrew si è separato consensualmente dall’irruente Sarah Ferguson – la quale per altro mantiene tutt’ora i titoli reali – ed è padre di due ragazze che pare siano assai simpatiche.

Delle vicende del suocero Carlo, e soprattutto da quelle di Diana, la oramai ex duchessa del Sussex avrebbe dovuto fare tesoro: a Corte si entra, meglio se in punta di piedi, e ci si adatta; prima lo si fa e meglio è, perché in questi casi la forma è sostanza.

L’intervista rilasciata a Ophrah in questi giorni da Meghan e Harry è la copia sbiadita e decisamente più triste di quella che Diana concesse alla BBC nel 1995. Se la suocera seppe condurre il tutto con una classe inarrivabile – Diana fu travolta dagli eventi ma era un’aristocratica vera – la starlette e il marito, ormai ex nipote preferito della regina, hanno fatto la figura di due bambinetti ai quali è stato portato via il giocattolo preferito. Il problema non è di che colore avrebbe potuto nascere il loro primogenito; la questione è l’ inadeguatezza di Rachel, pardon Meghan, a ricoprire gli incarichi ufficiali che, oltre allo status sociale, garantivano a lei e al marito un succoso appannaggio. Kate, futura regina e come lei borghese di nascita, ha studiato fin da piccola per diventare un membro della famiglia reale.

Meghan avrebbe potuto prendere esempio da Camilla, capace di stare sempre un passo indietro aspettando che venisse “ufficialmente” il suo turno, cosa che è puntualmente accaduta.

Adesso lei e Harry sono liberi, molto probabilmente ricchi abbastanza per condurre una vita ben più che agiata; di che si lamentano? Non era forse quello che volevano? Per la “royal life” che volevano piegare ai loro desideri c’è sempre “Bridgerton”.

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