12 Marzo 2021 - 9.47

Il declino della biodiversità: la fauna a rischio in Italia secondo Legambiente

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di Anna Roscini

Dal cambiamento climatico alla perdita di habitat, dall’inquinamento allo sfruttamento eccessivo delle risorse; senza dimenticare la diffusione di specie aliene invasive e l’antropizzazione: varie e sempre più diffuse sono le minacce alla biodiversità. A risentirne è anche il nostro Paese: nonostante l’Italia ospiti circa la metà delle specie vegetali e circa un terzo di tutte le specie animali presenti in Europa, la sua biodiversità sta diminuendo. A fare il punto su alcune delle specie a rischio è il nuovo report di Legambiente dedicato proprio alla fauna selvatica. Sono dodici le specie a rischio e ad elevato valore conservazionistico in Italia: il grifone, la trota mediterranea, il tritone crestato italiano, la lontra, l’orso bruno marsicano, il lupo, il camoscio appenninico, le farfalle, gli impollinatori, gli squali, i delfini e la tartaruga Caretta caretta. Alcune di queste specie sono a rischio estinzione, come il grifone, la trota mediterranea e l’orso bruno marsicano, le farfalle e gli impollinatori, altre sono in pericolo, come il delfino comune e la tartaruga Caretta caretta; altre ancora, come il tritone crestato italiano, sono tra le specie per le quali è stata richiesta una protezione rigorosa. Una situazione delicata e preoccupante: la stessa Unione Europea ha ricordato che la fauna selvatica del pianeta si è ridotta del 60% negli ultimi 40 anni e un milione di specie rischiano addirittura l’estinzione. La perdita di biodiversità e la crisi climatica sono interdipendenti, se una si aggrava anche l’altra segue la stessa tendenza. Secondo l’associazione ambientalista occorre quindi redigere piani di adattamento e di mitigazione al cambiamento climatico dedicati; attuare una strategia marina per rafforzare la tutela della fauna e gli ecosistemi costieri e marini; creare una rete nazionale dei boschi vetusti e aree rifugio per la fauna selvatica a rischio. E ancora, per tutelare gli animali selvatici è necessario proteggere gli ecosistemi e migliorare i servizi ecosistemici offerti dal capitale naturale entro il 2030. È importante, inoltre, combattere le specie aliene invasive e procedere alla eradicazione di specie dannose per la biodiversità; ma anche destinare adeguate risorse per la tutela, il monitoraggio e la gestione del capitale natura; nonché favorire le soluzioni basate sulla natura per ripristinare le aree degradate e il rewilding del territorio. Occorre, infine, finanziare i centri e le strutture qualificate per il recupero della fauna selvatica a rischio.
Oltre alle proposte, nel report non mancano alcune buone notizie come quella del ritorno, dopo oltre 50 anni di assenza, della foca monaca che ha fatto la sua comparsa nel Mediterraneo. C’è poi la storia del camoscio appenninico e del lupo salvati dall’estinzione. Oggi, grazie al programma LIFE e all’impegno delle aree protette, si contano tremila esemplari di camoscio appenninico in un’area che comprende i Parchi dell’Appennino centrale contro i 30 esemplari che si contavano agli inizi del ‘900. Anche il lupo, è una delle specie che ha riconquistato aree da cui era scomparsa, con una popolazione che oscilla tra i 1.800 e i 2.400 individui.

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