27 Aprile 2021 - 10.14

Inchiesta di Report attacca la sanità veneta nella gestione del Covid

“Nella gestione del virus all’inizio sono stati i primi della classe. Ma a gennaio hanno registrato il tasso di mortalità più alto d’Italia. Nonostante il parametro di occupazione delle terapie intensive fosse stato superato, già a novembre, il Veneto è rimasto in zona gialla. Perché?”. Questa la domanda che si è posta Report ieri sera, nel corso della trasmissione andata in onda in prima serata e incentrata sulla gestione del Covid da parte della sanità veneta.

L’inchiesta di Report ruota intorno ad uno studio realizzato da Andrea Crisanti, che non è stato mai pubblicato. Crisanti aveva condotto un approfondimento diagnostico e aveva scoperto che tre tamponi rapidi su 10 non sarebbero affidabili. Il direttore generale della sanità veneta, Luciano Flor, dal canto suo, ha ammesso di temere una causa da parte dell’azienda produttrice dei tamponi rapidi.

A questo si aggiunge il sospetto che in una certa fase della pandemia in Veneto venisse sovrastimato il numero degli asintomatici, in quanto questo numero avrebbe contribuito a tenere l’Rt più basso (e dunque a evitare il passaggio del Veneto in zona arancione prima di quanto poi è accaduto).  Zaia, invece, ha difeso la strategia dei tamponi rapidi, che nel momento massimo della pandemia hanno consentito di testate un numero di persone che con i tamponi molecolari non sarebbe stato neppure avvicinabile (a partire dal personale delle Rsa).

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