L’Inter e lo scudetto del Covid
di Umberto Baldo
Domenica scorsa di fatto si è chiuso il campionato di calcio. Non in senso tecnico, in quanto ci sono ancora alcune partite da giocare, interessanti per le retrocessioni e la Champion League, ma sicuramente per quanto riguarda l’assegnazione del titolo di campione d’Italia 2020/2021, conquistato con quattro giornate di anticipo dal Football Club Internazionale Milano, universalmente noto come Inter.
Sarà ricordato come un campionato condizionato dal Covid 19, con le squadre obbligate a giocare a porte chiuse, in stadi silenziosi, quasi surreali.
Si potrebbe dire che per i tifosi sia stato uno “scudetto” conquistato davanti alla Tv, davanti ad uno schermo freddo, senza i cori, senza i fumogeni, senza il contatto con i correligionari della “tua” curva, senza tutti quei “riti” in cui si manifesta il tifo, a volte purtroppo anche negativi.
Il pareggio dell’Atalanta a Reggio Emilia contro il Sassuolo è bastato per consegnare questa stagione ai neroazzurri.
Ma questo per la Milano sponda Inter non è stato un campionato “normale” anche per un altro motivo, non da poco.
Perchè questo 19° titolo arriva ben undici anni dopo il “triplete” targato Mourinho , e dopo nove anni di dominio incontrastato della Juve.
Sicuramente è stata la fine di un’era, quella bianconera, ma che sia l’inizio di un ciclo neroazzurro è tutto da vedere.
Allo scudetto conquistato, dopo una lunga rimonta sui cugini del Milan, a lungo in testa alla classifica, non è corrisposto un analogo successo nelle coppe europee, con l’Inter fuori da tutte i tornei già a dicembre.
Ma queste esclusioni, come pure il futuro tutto da costruire, sono stati dimenticati domenica scorsa, e lo si è ben visto in piazza Duomo a Milano, dove 30mila tifosi si sono riversati per festeggiare, innescando aspre polemiche per il mancato rispetto delle vigenti norme anti contagio.
Ma non è questo il punto su cui voglio soffermarmi. Il tifo è tifo, e a fermare una folla di quelle dimensioni, galvanizzata dalla vittoria, non sarebbe bastato un esercito di tutori dell’ordine.
Sicuramente non ha influito il messaggio chiarissimo diffuso sui canali social dall’ Inter, di fatto una raccomandazione alla moderazione ed al buon senso espresso nel monito “Stay safe, celabrate responsibly”.
Era una classica “mission impossible” contenere la gioia dei tifosi che attendevano da quasi un decennio questo momento, ed in quella piazza si è sentito tutto il “campionario” tipico di questi eventi, dai classici cori, agli sfottò contro tutti, ai cugini milanisti, ai napoletani, ed ovviamente agli juventini.
Ma questo è il calcio, e la vittoria ha scatenato le emozioni represse durante tutta una stagione davanti ad un televisore, con la segreta speranza di un grande epilogo.
Domenica sera, commentando ”a caldo” con un amico, gli ho scritto: “Fra tutti coloro che sono felici per lo scudetto dell’Inter, credo che metà siano tifosi neroazzurri, e ci sta, ma metà siano persone che sono contente perché non lo ha vinto la Juve”.
Che esista una annosa insanabile rivalità fra le tifoserie interista e juventina fa parte ormai della storia del calcio italiano.
Tanto che il mitico Gianni Brera nel 1967, per indicare il confronto fra le due formazioni, coniò il termine “derby d’Italia”.
In realtà io mi riferivo a tutte le altre tifoserie, perchè nel nostro Paese nulla è più forte dell’avversione che esiste fra juventini ed anti-juventini, fra chi sostiene la Vecchia Signora, e chi invece verso la società bianconera nutre sentimenti di vera a propria repulsione.
Odio, ovviamente in senso calcistico, che trova la sua sublimazione nelle tifoserie di alcune città: da Napoli a Firenze, da Bologna a Verona, da Roma a Bergamo, tanto per fare alcuni esempi.
E gli anti juventini sono spietati nell’indicare le motivazioni della loro avversione, basate su concessioni di gol in fuorigioco, su ammonizioni strategiche, su rigori regalati (alla Juve ovviamente), su rigori netti non fischiati (a detrimento degli avversari), su gol fantasma, su gol annullati su richiesta della panchina, e quant’altro.
Quanto ci sia di vero in questa presunta accondiscendenza, per non dire favoritismo, degli arbitri, non sono in grado di giudicarlo, ma resta il fatto che nei bar, nelle edicole, negli uffici, il lunedì mattina l’ affermazione “hanno fatto vincere la Juve” è quasi una litania.
Io credo che alla fine sia inevitabile, e per certi versi comprensibile, che chi vince venga sempre criticato. Sta nella logica delle cose, e a maggior ragione quando una squadra infila una serie di nove campionati di seguito, di fatto “ammazzando il torneo”, ovviamente secondo i non juventini.
I quali addirittura arrivano a tratteggiare il ritratto del tifoso bianconero, descritto come appartenente ad una specie vorace, mai sazia di vittorie, comunque ottenute. Secondo gli avversari, uno juventino si riconosce dal suo atteggiamento, definito, calcisticamente parlando, come “superbo”, “altezzoso”, intimamente convinto che la sua squadra sia la più forte in assoluto, l’unica degna di essere sostenuta.
Onestamente almeno una volta mi è capitato di assistere ad una discussione fra tifosi di squadre diverse, e ricordo che gli juventini celiavano con gli “avversari”, ammiccando e parlando fra di loro della serie di campionati vinti, elencando i trofei conquistati, e soprattutto facendo finta di non ricordare il numero esatto di scudetti acquisiti.
La cosa non mi ha turbato più di tanto, anche se un certo fastidio me lo ha provocato, ma vi assicuro che, di fronte a questi atteggiamenti, i non juventini avevano le vene del collo ingrossate.
Francamente mi stupisce sempre l’accanimento di certe dispute verbali, perchè a volte ho come l’impressione che il tifo sfoci nel fanatismo.
Ma mi rendo conto che per i tifosi veri non è così, perchè per loro il calcio non finisce con il triplo fischio dell’arbitro alla fine di una partita, perchè per loro il gioco pervade ogni istante della vita.
Detto questo, pur non “odiando” in alcun modo i bianconeri, sono contento che dopo lunghi anni lo scudetto sia tornato ad essere contendibile, perchè penso che questo faccia bene al calcio italiano nel suo complesso.
Ed ho quindi apprezzato il gesto di Andrea Agnelli, che con un tweet si è complimentato con il Presidente dell’Inter per lo scudetto conquistato. E mi è invece dispiaciuto che questo gesto di sportività, di far play, sia stato giudicato negativamente da una parte della tifoseria bianconera.
Quindi onore all’Inter, che lo scudetto se lo è meritato giornata dopo giornata, con fatica e determinazione!
Io non sono di fede neroazzurra, e quindi domenica non mi sono abbandonato ai festeggiamenti.
Ho solo spedito un messaggio di complimenti al mio edicolante, che è anche un caro amico, oltre che un convinto tifoso dell’Inter.
Mi ha risposto dandomi appuntamento alla fine del campionato, quando, mi ha detto, organizzerà in edicola di prima mattina un “festa per lo scudetto numero 19”, a base di pane e salame “de casada”, ed altre specialità del nostro territorio.
Farò il possibile per non mancare questo appuntamento! Perchè, credetemi, ne vale la pena, anche se magari non fa bene al colesterolo!
Umberto Baldo