19 Maggio 2021 - 17.04

Amiamo tutti la dottoressa Viola!

di Alessandro Cammarano

Ale Lenee – le feste che Atene celebrava in onore di Dioniso – del 411 avanti Cristo, andò in scena “Lisistrata”, commedia di quella vecchia volpe di Aristofane, in cui l’autore pose nelle mani delle donne – Lisistrata appunto per gli Ateniesi, Lampitò per Sparta e varie altre provenienti da diverse “pòleis” – la risoluzione della Guerra del Peloponneso.

Siccome donna e pragmatismo sono sinonimi le signore ricorrono alle maniere forti, ovvero occupazione dell’Acropoli di Atene – sede del potere costituito e appannaggio esclusivo degli uomini – e sciopero del sesso, a oltranza. Ovviamente il tutto, dopo alterne vicende, si conclude con un inno alla pacificazione tra le diverse città e il trionfo delle donne sui mariti e sugli uomini in generale.

Ecco, per analogia si potrebbe dire che nella Guerra della Pandemia le Lisistrate stanno agendo in maniera assai più saggia e misurata dei loro colleghi maschi.

Tra il torvo Crisanti – sempre più simile al tristo mietitore del “Settimo sigillo” – e il Galli vieppiù foriero di novelle sciagure si distingue la meravigliosa Antonella Viola, che per inciso è Professore Ordinario di Patologia Generale e Direttore Scientifico dell’Istituto di Ricerca Pediatrica (IRP-Città della Speranza) a Padova.

Al contrario dei suoi colleghi a cromosoma XY, sempre propensi ad azzuffarsi come lavandaie al fosso, la professoressa Viola è un concentrato di classe e ottimismo. Capace di conquistare già solo con la pacatezza dei toni e la fondatezza dei concetti, la professoressa Viola – ma quanto affascinante è la sua erre moscia? – è di fatto il medico che tutti noi vorremmo.

L’arrembante Bassetti – che per inciso dichiara senza pudore di essersi affezionato alle quotidiane comparsate televisive – semplicemente sparisce dinanzi alla pacatezza della collega che rifugge da qualsiasi enfatizzazione dei toni e pesa accuratamente ogni parola dei suoi non frequentissimi interventi.

La professoressa Viola si distingue dai colleghi “màsculi” anche per un marcato senso dell’ironia, spesso usata per confutare senza pietà le loro posizioni.

Pesa ogni parola e risulta sempre rassicurante senza tuttavia mai dare l’impressione di sottovalutare l’emergenza o la gravità della situazione. Nel momento di incertezza sul vaccino Astra-Zeneca, durante una puntata di “Otto e mezzo”, non solo tranquillizzò gli spettatori ma fece anche una garbatissima quanto inflessibile reprimenda a certo giornalismo sensazionalista invocando una corretta informazione. Come non amarla? Con calma olimpica ha recentemente fatto notare che il prolungamento del coprifuoco avrebbe rischiato di diventare un danno; e ancora una volta aveva ragione.

Le donne, in tempo di pandemia, vincono comunque su tutta linea e di parecchie lunghezze.

La biologa Barbara Gallavotti spiega senza mai pontificare, motiva, approfondisce, cosi come Ilaria Capua – forse più asciutta nel comunicare ma sempre efficace – resta sempre sull’argomento senza scadere in personalismi stucchevoli.

Niente da fare le Signore sono sempre un passo avanti; l’unica eccezione in campo maschile è data dal professor Aldo Morrone, infettivologo con alle spalle una vita a curare i più deboli; da lui, ospite fisso a “Tagadà” – per inciso tra le poche trasmissioni televisive guardabili – mai una parola fuori posto, sempre propositivo, rincuorante. Purtroppo lui è uno e tutti gli altri son nessuno.

Lasciamo dunque che le donne occupino l’Acropoli della Salute e sicuramente da questo schifo di pandemia usciremo prima e meglio.

Alessandro Cammarano

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