Il fantastico e mitologico dottor Nowzaradan e i grandi obesi americani
di Alessandro Cammarano
Nel mondo variegato dei reality show si possono trovare prodotti abominevoli, altri passabili, alcuni buoni, pochissimi ottimi; poi ci sono i capolavori, quelli che ti inchiodano davanti allo schermo facendoti dimenticare l’arrosto nel forno o il cane che si contorce perché sono dodici ore che non fa la pipì.
Rapiti dalle vicende di altrui vita comune ci si dimentica di qualsiasi altra cosa.
Nell’olimpo degli psicodrammi in presa diretta uno su tutti si erge a supremo rappresentante della realtà televisiva che poi diventa l’unica vera realtà: “Vite al limite”, ovvero il capolavoro dei capolavori, il cui protagonista è il dottor Nowzaradan (in Italia su Real Time e piattaforma Discovery Plus).
Per i pochi sprovveduti che non avessero contezza giova specificare che si tratta di un reality in cui si affronta, anche con crudezza, il problema dell’obesità estrema – problema che pare essere in massima parte statunitense – e delle sue possibili soluzioni.
Facciamo degli esempi: Kitty-Lou ha trentacinque anni e pesa trecentocinquanta chili; da dieci anni, ovvero da quando fu bullizzata da un gruppo di cheerleaders anoressiche, vive a letto, in una casa mobile parcheggiata alla periferia di una cittadina dell’Arkansas ed è costantemente nutrita a cibo spazzatura dalla sua premurosa madre Cindy-Mae che di chili ne pesa solo duecento e quindi può andare a fare la spesa e prepararle cotolette alla crema e purè di burro con patate.
Altro protagonista tipo è l’afroamericano Dishion, che finché la moglie Lashonda non è scappata con il suo migliore amico Jefferson faceva ogni giorno dieci chilometri di corsa e mangiava solo pollo e riso. Dopo la delusione d’amore – e diversi quintali di mega-hamburger conditi con salse che potrebbero essere considerate armi di distruzione di massa – il povero Dishion si è ridotto a vivere sotto il portico della sua casetta di una paesello del Minnesota dove oltre la chiesa e il municipio altro non c’è. Anche lui, però, ha un amico che lo rifornisce più volte al giorno di alette di pollo caramellate, milk shake multicolori e merendine varie; peso stimato quattrocentoventi chili, non si alza mai e per lavarlo serve la pompa da giardino.
Ad un passo dalla morte – cuore, reni e polmoni umani non possono reggere il corpo di un bufalo d’acqua – ecco entrare in scena lui, il nostro idolo, l’uomo che se ascoltato può restituire a qualunque iperobeso una vita quanto più possibile normale: il mitico dottor Nowzaradan.
Iraniano di nascita, classe 1944, leggermente curvo e con un riporto color setter irlandese che già da solo è un capolavoro, Nowzaradan si pone di diritto tra le icone dei nostri tempi.
Olimpicamente calmo spaventa, giustamente, i pazienti che a lui si rivolgono nella speranza di perdere almeno un paio di quintali con frasi del tipo “Guardi che o la smette con quei frappè oppure lei muore entro le prossime due settimane”, oppure “Lei non sarebbe venuto ma sua sorella l’ha costretta? La ringrazi e cominci a pensare che da oggi mangerà trecento calorie al giorno”.
Implacabile nello smontare i faciloni, ossia quelli che si rivolgono a lui per l’operazione di riduzione dello stomaco o bendaggio gastrico che sia: “Certo che la opererò. Quando sarà arrivato a novantacinque chili; adesso ne pesa duecentosettanta. Faccia lei.”
Alcuni, quelli che lo prendono in giro sono allontanati senza pietà e insieme ai parenti-complici che li nutrono sottobanco con schifezze varie; “La bilancia non mente, Leroy, lei all’ultimo controllo era arrivato a centodieci e oggi pesa centottanta, e non mi dica che è ritenzione idrica. Faccia fagotto insieme a sua madre che io per lei non posso fare nulla; con i valori attuali sarà sottoterra entro il mese prossimo”.
Il fantastico Nowzaradan è però capace di momenti di indicibile dolcezza con chi si comporta bene; loda i risultati positivi, incoraggia e alla fine dà il via libera alla tanto sospirata operazione tra fiumi di lacrime dell’ormai ex grassone ora dimagrito e redento.
Ci piace il medico dimagritore, perché mostra e stigmatizza comportamenti pericolosi e lo fa senza sconti, aprendo la visione sul baratro di un mondo parallelo e disagiato in cui il rifugio nel junk foood è l’unica via di fuga da una vita e da un ambiente schifosi.
Quasi mai sappiamo se, alla fine di tutto, i protagonisti sono alla fine riusciti a mantenersi in forma; ma non importa, tanto il dottor Nowzaradan è sempre pronto.
Alessandro Cammarano