Estate 2021 – La prova costume è andata a farsi benedire!
di Alessandro Cammarano
Fra i riti dell’estate, tra anguria e grigliate sulla spiaggia, c’era una volta la “prova costume”, pratica più o meno equivalente ad un giudizio della Santa Inquisizione e secondo alcuni già presente nel Codice di Hammurabi tanto da far ritenere che donne e uomini babilonesi vi facessero ricorso anteriormente all’esposizione delle loro nudità ai raggi del sole d’Assiria e prima di prenotare lettino e ombrellone al “Tigri&Eufrate Beach”.
Bene! La pandemia – ammesso e molto non concesso che qualche merito in fondo lo abbia avuto – ha azzerato la liturgia “pesatura compulsiva-dieta improbabile” officiata da centinaia di migliaia di italiani a partire dagli ultimi giorni di aprile in previsione di poter esporre ai raggi del sole di giugno un corpo che somigliasse il meno possibile ad una salama da sugo.
Mesi di confinamento – “lockdown” lo dicono gli anglofili da bar Sport – hanno avuto, tra gli effetti collaterali, l’aumento esponenziale del consumo di cibo ipercalorico trasportato a domicilio da poveri “riders”, in italiano “cascherini”, in bicicletta e con qualsiasi tempo. Al ristorante quasi nessuno ordinerebbe un triplo cheeseburger con quadrupla salsa e contorno di alette di pollo al formaggio; nell’intimità domestica si è fatto di peggio e le bilance hanno cominciato a lamentarsi che a confronto Geremia a Babilonia viene derubricato a dilettante del mugugno.
La famigerata prova costume è dunque andata provvidenzialmente a farsi benedire e complice anche e soprattutto la voglia legittimissima di stare all’aria aperta praticamente tutti hanno deciso di andare al mare nelle condizioni in cui si trovano; l’abbronzatura e lo spritz “on the beach” sono più importanti della massa grassa, e ci mancherebbe pure.
A fare un giro sugli arenili, o semplicemente guardando i servizi dei tiggì – quest’anno latitano quelli “bevetetantoenonuscitenelleorepiùcalde”, e meno male – si vedono spettacoli degni della miglior commedia all’italiana anni Cinquanta.
Nonostante i chili di troppo – le maniglie dell’amore sono diventate salvagenti di adipe – nessuno, ma proprio nessuno, si astiene dall’esibire se stesso anche a costo di essere soccorso e ributtato a mare da un gruppo di amici dei cetacei.
Le signore rifuggono da qualsiasi misura e siccome le pance sono sempre più simili a quelle delle veneri paelolitiche decidono di gonfiare anche labbra e zigomi attraverso massicce iniezioni – loro e il chirurgo fighetto a cui si rivolgono le chiamano “punturine” – di collagene Bridgestone fino ad essere scambiate per uno di quei deliziosi pupazzoni gonfiabili che affollano la battigia. Si narra di un bimbo che sembra abbia piantato una rogna infinita alla mamma perché voleva il fenicottero rosa con il costume zebrato e gli orecchini; risulta da testimonianze dirette che la povera genitrice abbia faticato non poco a convincere il pargolo che non di flamingo si trattava bensì della signora Eufrasia Carugatti, industrialotta lumbarda, villeggiante.
Alcune provano astutamente a sviare l’attenzione sui chili di troppo ricorrendo massicciamente al trucco – oramai qualsiasi belletto resiste all’acqua, per loro fortuna – tanto da finire per assomigliare a totem ciccioni o a versioni colorate dei Moai dell’Isola di Pasqua. Pure qui la cronaca balneare riporta di signore modello Saraghina di felliniana memoria ma assai più colorate e capaci di diventare il peggior incubo dei vicini d’ombrellone, anche perché di solito scelgono costumi di lurex glitterato in una gamma cromatica che va dal verde mela al fucsia intenso per debordare in equivoche accoppiate marrone-oro.
Non si salvano neanche gli uomini, capaci di esibire panze birraiole che però hanno almeno il merito di coprire in parte – con un provvidenziale effetto “grembiule” – gli orridi slip “animalier” e di due taglie troppo piccoli, oltre che sgambatissimi, che il tamarro di turno, spesso ben oltre i sessanta, esibisce con orgoglio a bordo piscina sorseggiando un long drink il cui colore fa pendant col rossetto della sua dolce metà.
Anche coloro i quali hanno provato, a palestre chiuse, a ricorrere ai servizi di un personal trainer a domicilio appaiono col bicipite inflaccidito e i glutei modello mongolfiera, visto che dopo l’allenamento invece della barretta proteica si sono mangiati chili di cibo spazzatura consegnato comodamente a casa.
Alla fine gli unici in perfetta forma e sicuri di superare brillantemente la prova costume sono proprio i runner: loro sì che si sono allenati.