13 Luglio 2021 - 9.56

Gli Azzurri, campioni anche di fair play

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E’ piuttosto facile cadere nella retorica commentando la vittoria della nazionale italiana a questi europei 2020.Ma quella di domenica in quel di Wembley è stata veramente una “notte magica”, e chiunque abbia visto la partita porterà per sempre negli occhi le immagini della coppa alzata al cielo da capitan Chiellini attorniato dagli altri “azzurri” in delirio, la gioia incontenibile dei pochi fortunati connazionali sugli spalti, ma soprattutto il pianto liberatorio del mister Mancini.Non è frequente vedere un allenatore piangere di gioia, ma le lacrime di Mancini e del suo amico Vialli rappresentano la nostra commozione, la contenuta felicità del Presidente Sergio Matterella la nostra felicità.Quella coppa è un sogno lungo 53 anni, e mi piace pensare che alcuni di quei ragazzi che non sono più fra noi, e che nel 1968 all’Olimpico di Roma conquistarono per la prima volta il titolo europeo, domenica sera guardassero dall’alto e gioissero per il trionfo dell’Italia.E quella formazione: Zoff, Burnich, Salvadore, Castano, Facchetti, Guarneri, Ferrini, De Sisti, Juliano, Rosato, Lodetti, Mazzola, Riva, Anastasi, Domenghini, Prati, fa ormai parte della storia del calcio italiano, e trovo giusto ricordarla in questo momento di gioia assieme al mister di allora Ferruccio Valcareggi.Ma quando la polvere si sarà posata, quando saremo distratti da altre manifestazioni sportive, e penso alle imminenti Olimpiadi di Tokio, cosa resterà di diverso dalle immagini dei ragazzi festanti sul tappeto verde di Wembley?Resteranno particolari che oggi magari non abbiamo notato, ma che hanno caratterizzato nel bene e nel male questa edizione dell’ Europeo, alcuni dei quali entreranno a pieno titolo nell’armamentario se non del “cafonal”, almeno in quello del “dubbio gusto”.In primis le immagini di un tifoso inglese ripreso dalle telecamere mentre urla e festeggia completamente nudo, a braccia alzate con la bandiera inglese tra le mani. Uno spettacolo decisamente indecoroso!E non pensate che questo “gentleman” avesse un fisico scultoreo alla Roberto Bolle! La sua figura appariva un po’ appensantita, molto probabilmente dall’abuso di birra, e suggeriva una sola parola, “copritelo”!Sempre restando in tema di tifosi, non dimenticheremo neppure il tormentone che ci è stato propinato nell’ultimo mese, il coro “ It’s coming home, football’s coming home”, diventato l’inno della nazionale di Gareth Southgate.Quel “Sta tornando a casa”, che si leggeva persino sugli autobus e nelle metropolitane, si riferisce ovviamente al calcio, sport che gli inglesi vanno fieri di aver inventato, ed alla coppa europea che pensavano di avere già in bacheca.Facile in fondo smontare questa protervia, e ci hanno pensato argutamente i tifosi italiani, esponendo striscioni in cui la parola “home” è stata sostituita con “Rome”, cosa poi peraltro avvenuta realmente. Ma al clima un po’ cafonal non si è sottratto neppure BoJo, il premier Boris Johnson, che abbandonando il tradizionale aplomb britannico, si è lasciato andare ad iniziative un po’ discutibili per chi è alla guida di un importante Paese.BoJo ha cambiato l’immagine del suo profilo su Twitter, mostrandosi in una foto con i pollici rivolti verso l’alto, con una grande bandiera inglese sulla sfondo. In un filmato il premier si proponeva mentre teneva fra le mani un vessillo piccolo dell’Inghilterra, dinanzi al mitico portoncino del numero 10 di Downing Street.Non contento ha poi fatto tappezzare la sua residenza di primo ministro con centinaia di bandiere inglesi. Ma il top del kitsch BoJo lo ha raggiunto nell’abbigliamento, indossando una maglietta della nazionale sotto la giacca, che gli dava a mio avviso un tono un po’ coatto.Come c’era da aspettarsi, l’esibizione dei simboli di una delle quattro nazioni del Regno Unito (seppure di gran lunga la più popolosa, con circa il 90% degli abitanti dell’isola) gli è valsa qualche critica e qualche ironia negli ultimi giorni. In particolare dalla Scozia. Più di uno ha ricordato come egli sia capo del governo dell’intero Regno (il cui stendardo collettivo è l’Union Jack), e non della sola Inghilterra. Il premier poi si è fatto immortalare, assieme alla nuova moglie, e sempre con la maglietta bianca al posto della camicia, in posa con molti vip prima della partita, fra cui Tom Cruise, David Beckham e Novak Djokovic, fresco della vittoria a Wimbledon.Altri comportamenti ingiustificabili dei tifosi che non scorderemo sono i fischi indegni che hanno accompagnato l’esecuzione dell’inno nazionale italiano, e gli insulti razzisti rivolti ai calciatori inglesi di colore che hanno sbagliato i rigori decisivi.Di fronte a questi atteggiamenti imperdonabili viene da chiedersi a cosa sia servito inginocchiarsi prima delle partite in nome del “Black lives matter”, se poi gli stessi inglesi insultano i propri giocatori di colore, allo stadio e poi sui social media.Vanno ricordati poi i “gufi”, che hanno cercato di avvelenare il sogno azzurro, fra cui Fabien Barthez, che parlando della nostra nazionale si era così espresso “Non mi piace. Ha giocato contro squadre non all’altezza in un girone semplice. Non ha nulla. Non farà molta strada…”. Sulla stessa linea Patrick Vieira, che aveva dichiarato: “Credo che le prime due partite che hanno giocato siano state semplici. Ovviamente devi battere chi ti ritrovi davanti, ma continuo ad avere dubbi sul fatto che l’Italia possa arrivare fino alla fine”.Penso sia il caso di consigliare loro di non intraprendere la carriera del bookmakers.Infine credo non si possa sottacere come per la prima volta, almeno per quanto io ricordi, una nazionale abbia catalizzato se non il tifo, almeno il sostegno, di buona parte dell’Europa.Ed io credo che ciò sia dovuto anche al fatto che abbiamo dato una lezione di stile. Mai una riga fuori posto sull’Inghilterra, nè un commento capace di aggiungere superbia e rancore a quelli abbondantemente presenti in quel di Londra.Forse può essere stato anche uno degli effetti della Brexit , visto che gli azzurri hanno guadagnato anche l’endorsement dei vertici dell’Unione Europea, dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, al presidente del Consiglio europeo Charles Michel.Non è andata così per gli inglesi, tanto che a sostegno dell’Italia si sono schierati apertamente non solo gli scozzesi, ma anche i gallesi ed i nord irlandesi. Per rendersi conto di questo fenomeno inedito bastava scorrere le prime pagine dei principali giornali europei di lunedì. Solo per fare qualche esempio l’Equipe, quotidiano sportivo francese, ha titolato con una sola parola “Invincibles”.Il portoghese Abola ha dedicato invece la copertina ai “Os novos imperadores” (I Nuovi Imperatori): Ampio spazio anche sulla stampa spagnola da El Mundo (“L’Italia assalta Wembley”) a El Pais.  E Marca, il giornale sportivo iberico con maggiore tiratura, ha titolato “Wembleyazo”, termine quasi intraducibile che riassume la sconfitta storica e pesante dell’Inghilterra.Decisamente cattivo il quotidiano scozzese The National, che alla vigilia aveva trasformato Roberto Mancini in Braveheart e titolato “Salvaci Roberto, sei la nostra… speranza finale!’, con il commento “non potremmo sopportare che ce la menino per altri 55 anni”. Dopo la finale sempre The national ha scritto: ‘Il calcio va a Roma mentre continuano 55 anni di dolore per l’Inghilterra‘.Chiudo riferendomi all’ultima “cafonata” inglese.  Quella dei giocatori che all’atto della premiazione, con poca sportività non hanno fatto nulla per dissimulare il fastidio per quella medaglia poco gradita, togliendosela pressoché immediatamente dal collo. Si tratta di un aspetto non marginale, se non altro perché gli eroi del calcio rappresentano un modello per molti giovani che, anche attraverso i loro gesti, imparano a comportarsi dentro e fuori dell’ambito agonistico.E quello no, non è stato certamente un bel momento! Grazie azzurri per il vostro stile, per il vostro fair play, che hanno sicuramente mandato in tutto il mondo una bella immagine della nostra Italia.

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