VENETO – Attivisti in Siria da Vicenza, Schio e Venezia
E’ lo stesso Bocciodromo di Vicenza a darcene comunicazione. Alcuni attivisti stanno partendo per la Siria. Direzione, la città da poco liberata dall’Isis, simbolo della resistenza Curda. Ecco il comunicato:
Il 26 gennaio – subito dopo la liberazione della città di Kobane, simbolo della resistenza curda – un gruppo di attivisti di Global Project e dei Centri sociali del Nordest, da Vicenza (Cs Bocciodromo), Schio (Csa Arcadia) e Venezia (Rivolta Pvc e Laboratorio occupato Morion), è partito per il confine turco-siriano.
Si continua così il lavoro del progetto nazionale “Rojava calling”, che vuole sperimentare nuove pratiche di cooperazione e solidarietà con il popolo curdo, e la scrittura di un reportage dal confine. La delegazione si fermerà fino al 5 febbraio 2015.
I report del loro viaggio sono pubblicati sul sito di Global Project.
Nel sito leggiamo dall’ultimo report.
In questa nuova partenza per il confine, c’è chi torna e chi arriva per la prima volta. Tanti si ricordano i volti di chi di noi è già stato qui – a Suruç e nel villaggio di Mehser – tra novembre e dicembre, quando i combattimenti a Kobane erano ancora intensi. Ora Kobane è libera. Resta oltre quel confine, che in molti oggi provano a superare: chi vuole rientrare dai campi alle proprie case in Siria, per vedere cosa ne rimane; attivisti e cooperanti che da tempo lavorano qui sul confine accanto alla popolazione curda; giornalisti e reporter.
Un passaggio che, ancora, non è affatto semplice: ci dicono che sono almeno 50 le persone che ufficialmente hanno fatto richiesta di entrare a Kobane inoltrando la loro domanda alla municipalità. Percorrendo questa possibilità per entrare, il tempo a disposizione è limitato: “1 ora e mezza” ci riferisce un cooperante tedesco, “24 ore” ci dicono al centro culturale Amara a Suruç, “si deve uscire entro le 17.00”, è la terza versione che raccogliamo da un fotografo. I primi ad entrare così, ieri, non hanno rispettato questi tempi, e sono rimasti a Kobane togliendo così la possibilità a chi avesse interesse e, soprattutto, la necessità di raggiungere la città liberata. Per questa ragione oggi il confine è stato blindato, ma speriamo che nei prossimi giorni la situazione si sblocchi.
Domani, i parlamentari curdi chiederanno in una conferenza stampa, convocata al mattino, che il confine sia riaperto, per dare la possibilità agli sfollati di tornare a Kobane.
La gioia per la liberazione non deve però sovrastare il fatto che comunque che alla periferia della città si combatte ancora: ad est Ypg/Ypj sono riusciti a riconquistare alcuni villaggi scacciando i miliziani dell’Isis; ad ovest invece, presso Till Sheir, le bande hanno bombardato deliberatamente dei civili che stavano cercando di rientrare nelle loro case. Altre vittime di un conflitto assurdo.
Intanto per noi resta il tempo a Mesher, con l’accoglienza – che passa per i bicchieri di çay bollente e le sigarette offerte – che è data a chi qui non è mai stato così come a chi torna: ciascuno si sente riconosciuto, parte di una comunità.