12 Agosto 2021 - 10.24

Covid, no vax pentiti e ricoverati: le storie di chi ha cambiato idea vanno raccontate

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di Luca Faietti

Certo ci piacerebbe che in queste assolate e calde (forse troppo!) giornate agostane si parlasse solo di mare, di vacanza, di viaggi, di relax.
Certo sarebbe bello se dal fronte Covid arrivassero solo notizie rassicuranti!
Ma purtroppo non è così, perchè il virus, incurante del periodo feriale, continua a girare e ad infettare, approfittando del clima da “liberi tutti” che si è diffuso negli ultimi tempi.
E a ricordarcelo come sempre sono i numeri, i freddi numeri che ci avvertono che la Sicilia anche con i nuovi parametri è ad un passo dalla zona gialla, con la previsione, se non cambia l’andamento dei contagi, che già dal 16 agosto debba far scattare il primo livello di restrizioni.
Ma lo stesso trend si registra anche in Sardegna ed in Calabria, anch’esse non lontane dalla soglia critica.
Ed il Veneto?
Luca Zaia al riguardo ha manifestato qualche segnale di inquietudine dichiarando: «C’è un timido incremento dei ricoveri in ospedale, è lento, per fortuna, ma guardiamo con attenzione a questo fenomeno». “Non nego che siamo un po’ preoccupati per questo incremento. Ma cluster ne abbiamo sempre, l’ultimo è stato scoperto a Caorle nella colonia dei ragazzi. Il clima del liberi tutti non ci dà una mano a tenere sotto controllo il virus. Otto positivi su dieci non sono vaccinati. Il dato rappresentativo diventa quasi totalitario sui non vaccinati ricoverati. La stragrande maggioranza è composta da 50enni”.
Direi che proprio nelle ultime parole di Zaia sta il nocciolo della situazione attuale.
Perché rispetto alle precedenti ondate è cambiata la platea dei coloro che sono costretti al ricovero in Ospedale.
Ed è così non solo da noi, tanto che il New York Times ha definito quella in corso adesso la “pandemia dei non vaccinati”.
E che sia in atto una ripresa dei contagi lo dimostra il fatto che, sia pure lentamente, stanno riaprendo i reparti Covid, e questo non è certo un bel segnale, considerato che l’anno scorso questi reparti da giugno a settembre erano vuoti.
Stando alle dichiarazioni dei responsabili delle rianimazioni, oggi il 70% dei ricoverati in terapia intensiva non è vaccinato, e si tratta di persone che in media hanno 55-60 anni.
Quindi il problema resta quello dei No Vax, di quella fascia di popolazione che crede di più a quello che legge su Internet rispetto alle indicazioni dei medici, e spesso non si tratta di persone contrarie ai vaccini in generale, ma solo a quello anti Covid.
Non mi dilungherò sul problema dei “renitenti al vaccino”, perché come Tviweb siamo sempre stati in prima linea nel contrastare le ubbie di queste persone, e nel raccomandare di vaccinarsi.
Ma credo sia importante soffermarsi su un fenomeno che io definirei “pentitismo”.
E mi riferisco ovviamente a quelle persone, spesso in prima linea nel sostenere le tesi antivaccini, che una volta che hanno avuto la sventura di ammalarsi, e spesso di provare sulla propria pelle il dramma dei reparti Covid o delle terapie intensive, cambiano nettamente atteggiamento, ammettendo il loro errore.
Le cronache di queste settimane sono piene di questi casi.
E non si tratta di fake news come quelle che ci propinano i No Vax, bensì di testimonianze, quasi sempre drammatiche, di persone che ci mettono la faccia, descrivendo la loro esperienza ospedaliera, e rigettando quella che prima di ammalarsi era una vera e propria “filosofia di vita”.
Si potrebbero riempire pagine e pagine con queste testimonianze, e se vi interessano le potete trovare senza problemi in Rete, sui siti dei principali giornali ed organi di informazione.
Mi limito a riportarne una, che mi sembra indicativa di questa tendenza.
“Ero no vax, ma dopo il ricovero per Covid, mi sono convertito”. Inizia così la testimonianza di un 49enne lombardo che dopo aver passato oltre un mese in reparto a causa del virus è riuscito ad uscirne “cambiando radicalmente” la propria posizione sui vaccini.
Prima del contagio era contrario al vaccino: “Non per ragioni ideologiche, ma per ragioni che ritenevo pratiche e scientifiche: dalle tempistiche di elaborazione dei vaccini, alla disponibilità sui mercati fino alla questione dei big pharma”.
E parlando dei giorni passati in ospedale: “Quando hai il Cpap in testa hai molto tempo per pensare. Il tempo non passa mai e i secondi sembrano anni. Lì ho maturato il cambio di posizione e sono uscito da quell’esperienza come una persona diversa”.
Relativamente alle immagini delle manifestazioni contro le vaccinazioni ed il Green Pass afferma “Ci possono essere ragioni oggettive di titubanze ma andrebbero affrontate facendo dei tour o delle giornate di ricovero negli ospedali. In gioco non c’è la libertà. È una bestialità perché così si contribuisce a diffondere il virus, e poi perché ho visto con i miei occhi come la macchina della sanità si spende per curare una singola persona. Non può esserci la libertà di ammalarsi, se c’è un’alternativa, anche perché le conseguenze sono un domino che non riguarda solo te”.
E’ comunque emblematico quest’uomo chieda di rimanere anonimo perché crede che “i no vax siano molto più intolleranti della tolleranza che chiedono verso il loro essere contro”.
Come accennato, esperienze analoghe le trovate nelle testimonianze di cittadini a noi vicini, che abitano nei nostri paesi, da Schio a Romano d’Ezzelino ad Asiago, tutti pentiti dei loro precedenti atteggiamenti anti Vax, tutti grati a medici ed infermieri che li hanno accuditi durante la degenza, e tutti intenzionati ad attivarsi per convincere le persone che vaccinarsi è l’unico modo per evitare di vivere le loro drammatiche esperienze.
Io penso sia arrivato il momento di essere un po’ più decisi nel contrasto di coloro che, opponendosi all’immunizzazione, mettono a rischio a salute della collettività.
Quindi va bene il Green Pass, e le relative limitazioni per chi rifiuta il vaccino, ma ritengo che si debba fare un passo avanti anche nella comunicazione.
Nel senso che gli inviti a vaccinarsi da parte di attori, sportivi, o vip in generale vanno sicuramente bene, ma dovrebbero essere accompagnati anche dalle immagini delle terapie intensive e dei reparti Covid (come si fa nei pacchetti di sigarette), e dalle testimonianze di questi cittadini che grazie alla loro esperienza hanno capito i rischi del non vaccinarsi.
A mio avviso avrebbero sicuramente un impatto maggiore, e farebbero cadere molte false idee veicolate dalle fake news e dalle ingannevoli teorie No vax.

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