7 Settembre 2021 - 11.26

Vaccino Covid, Crisanti: “Senza adesione adeguata valutare obbligo”

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“Se non si riuscirà a raggiungere un livello adeguato di adesione ai vaccini, bisognerà prendere in considerazione misure come l’estensione del Green Pass o addirittura arrivare all’obbligo”. È il parere di Andrea Crisanti, docente di microbiologia dell’Università di Padova, intervenuto ieri ai microfoni di Sky TG24. “L’obbligo vaccinale credo sia una misura estrema, che si rende necessaria anche dal fatto che queste varianti hanno un indice di trasmissione elevatissimo e richiedono una soglia di adesione molto elevata per l’immunità di comunità. Siamo in una situazione diversa da quella di sei-sette mesi fa, quando per bloccare la trasmissione c’era bisogno di un’adesione al 70% e l’obbligo vaccinale era superfluo, adesso siamo di fronte a varianti che richiedono un’adesione molto più elevata e una misura come il Green Pass ha avuto un impatto importante, perché ha indotto molti a vaccinarsi”, ha detto il professore.“Siamo in una posizione molto più vantaggiosa rispetto a un anno fa”, dice Crisanti. “Siamo sulla strada per uscire dalla pandemia. È un momento di comprensione di come i vaccini possono portarci fuori da questa situazione”. Sul Green Pass Crisanti spiega: “Come misura di sanità pubblica non ha alcun senso. È una misura per indurre le persone a vaccinarsi. Si parla della sua estensione a 12 mesi, ma sono tutte decisioni politiche, non hanno nulla di scientifico. Che senso ha estendere il Green Pass a un anno se i dati di Israele ci dicono che dopo sei mesi l’immunità che blocca la trasmissione praticamente non c’è più? Non sono contrario al Green Pass, se ha l’obiettivo di indurre più persone a vaccinarsi ben venga, se poi lo si vuole superare con un atto di trasparenza, con l’obbligo, benissimo. La politica si prenda la responsabilità di fare questa cosa”.”Bisogna aiutare i Paesi che hanno meno vaccini, anche sviluppando vaccini più adatti a quelle aree. La comunità internazionale deve investire in questo senso”, ha detto Crisanti a Sky TG24. “I vaccini di prima generazione hanno dato un contributo importantissimo, ma penso ci sia la necessità di sviluppare vaccini più protettivi e adatti ai Paesi poveri. Non possiamo lasciare miliardi di persone non protette, che sono un incubatore di varianti. Aiutare i Paesi poveri significa sviluppare vaccini adatti a questi Paesi. Molti non hanno l’anagrafe, è difficile dare una o due dosi. Molte persone vivono senza acqua e luce, come si fa a distribuire un vaccino che ha bisogno della catena del freddo a -20° o -80°? Bisogna che la comunità internazionale investa per sviluppare vaccini adatti”.


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