THIENE – Al Comunale una rilettura pirandelliana
Martedì 17, mercoledì 18 e giovedì 19 febbraio, il sipario del Teatro Comunale di Thiene si aprirà su Il Giuoco delle Parti, una rilettura della nota ed omonima opera di Pirandello. Lo spettacolo, che rientra all’interno della 35^ Stagione di Prosa, è l’ottavo dei dieci appuntamenti della rassegna. In scena Umberto Orsini.
Leone Gala è tradito dalla moglie Silia con il suo migliore amico, Guido Venanzi, ma, da uomo di mondo, accetta di andarsene da casa e di lasciare il suo posto a Guido. Questo tanto civile perbenismo indispettisce Silia che, appena le si presenta una fortuita occasione (un’offesa fattale da un giovane nobile ubriaco), non esita a mettere a repentaglio la vita del marito, trascinandolo in un duello. Leone accetta: dovrà essere lui, secondo le regole, a sfidare il gentiluomo, ottimo tiratore, e l’amico Guido gli farà da padrino.
“La trama – ha dichiarato Umberto Orsini – è il classico triangolo borghese: marito, moglie, amante, solo che il marito manda a morte certa l’amante della moglie nel duello che dovrebbe servire a salvare l’onore di lei. Questo è il gioco delle parti: il marito, in quanto tale, accetta la sfida a duello, ma poi costringe l’amante a lavare nel sangue l’offesa subita dalla donna. Il mio Leone Gala è un marito più anziano, apparentemente una brava persona, in realtà un assassino.”
La rappresentazione non è “di” ma “da” Pirandello perché Orsini, assieme a Roberto Valerio e Maurizio Balò, ha scritto una nuova drammaturgia dell’opera originale.
“La vicenda della commedia è nota: i soliti tre: il marito, la moglie, l’amante – continua – Il marito, Leone Gala, s’è separato amichevolmente dalla moglie Silia; egli continua ad essere ufficialmente il marito; ma vive per conto proprio in una casa che è quasi un romitaggio. Ogni sera tanto per salvare le apparenze, passa dal portinaio della signora, domanda se c’è niente di nuovo e se ne và. Se ne và verso i suoi cari libri e verso le batterie della sua cucina, perché egli coltiva con finezza la gastronomia, e ama comporre salse preziose aiutato dal suo cameriere-cuoco con il quale parla di Socrate e Bergson.
Mentre il marito prepara gli intingoletti, la moglie fa due cose: si prende, o continua a tenersi un
amante (Guido Venanzi) preso in precedenza, e si annoia. Si annoia perché è libera, sì, ma in fondo la
sua libertà è relativa. E’ una libertà che il marito le concede e ciò la irrita. Se almeno il marito si
disperasse per essere lontano da lei! Se almeno fosse geloso! Se almeno vivesse una vita acre e
iraconda! Ma no, egli è tranquillo; egli s’è vuotato d’ogni sentimento; è ormai uno spettatore del
mondo. La signora Gala, indignata, vuole farlo diventare attore. Al punto che, quando le si presenta una fortuita occasione – l’involontaria ma gravissima offesa fattale da un gentiluomo – progetta di mettere a repentaglio la vita del marito, trascinandolo in un duello…”
La scelta fatta è di ricercare il cuore pulsante della commedia nella novella “Quando si è capito il
giuoco”. La novella è il vero, intimo laboratorio artistico di Pirandello; è lì che egli crea i suoi
personaggi – impiegatucci, piccoli funzionari statali, contadini – immersi nella realtà sociale “bassa”
della Sicilia rurale; è lì che troviamo il Pirandello più genuino e diretto e probabilmente quello più
interessante oggi. Le novelle di Pirandello si presentano, in genere, come racconto di una situazione, di un caso, che determina uno scarto, uno strappo, un momento di crisi nella vita ordinaria di un
personaggio. Di solito L’incipit coincide con l’epilogo (il racconto inizia dalla fine) oppure con il
momento di crisi; poi si assiste a un movimento all’indietro (flash back) volto a ricostruire i fatti. Non si arriva tuttavia a una verità oggettiva (a rapporti certi di causa-effetto), ma solo a una verità soggettiva, del personaggio, o del narratore. Rifarsi alla novella offre una grande possibilità creativa sia sul piano dell’interpretazione, sia su quello della struttura drammaturgica. Nello spettacolo “Il giuoco delle parti”, al centro della rappresentazione troviamo Leone Gala rinchiuso in una sorta di “Stanza della tortura”; egli ripercorre i fatti; ma ricucire lo strappo è impossibile, impossibile continuare la vita di prima, se non a patto di una lucida follia.