VICENZA – All’Astra le avventure di Cervantes reinventate a Venezia
Venezia, anno 1545. Giulio Pasquati, padovano, e Girolamo Salimberi, fiorentino, sono due attori della compagnia dei Gelosi: in arte, rispettivamente, Pantalone e Piombino. La circostanza in cui si trovano non è delle più promettenti: sono infatti pronti per il patibolo, accusati di eresia per aver messo in scena una rappresentazione comica durante la Quaresima. Ma il destino è tutt’altro che segnato, quando si ha dalla propria l’arte del recitar commedie… Inizia così “Don Chisciotte. Tragicommedia dell’arte”, lo spettacolo firmato Stivalaccio Teatro con la collaborazione artistica di Carlo Boso, che andrà in scena al Teatro Astra di Vicenza venerdì 20 febbraio (ore 21). Duelli, salti, capriole e lazzi, ma anche uno sguardo critico nei confronti di un fenomeno, l’inquisizione, tristemente conosciuto in tutta Europa.
L’evento fa parte della stagione “Terrestri 14/15” (fuori abbonamento), curata da La Piccionaia Teatro Stabile di Innovazione per il Comune di Vicenza con il sostegno di Ministero dei Beni Culturali, Regione Veneto, Provincia di Vicenza, Circuito Teatrale Arteven e Askoll.
Nato da un soggetto originale di Marco Zoppello, coautore con il maestro Boso dei dialoghi e dello scenario, lo spettacolo rappresenta l’ultima tappa del percorso della compagnia sul fronte del teatro popolare e della commedia dell’arte. Un lavoro diretto ed interpretato dallo stesso Zoppello e Michele Mori, che sul palco vestono i panni dei due attori intenzionati a vendere cara la pelle, con l’aiuto delle maschere di Roberto Maria Macchi e dei costumi di Antonia Munaretti.
Fortunatamente, per i due protagonisti una speranza c’è: i colleghi della compagnia sono infatti corsi dal duca di Mantova per pregarlo di intervenire nella spinosa vicenda. Per questo bisogna assolutamente prendere tempo fino all’arrivo dei rinforzi, e i due lo faranno nell’unico modo che conoscono: ovvero, recitando una commedia. E poiché non esistono commedie per due soli attori, i nostri sono costretti a ripescare il racconto di un marinaio conosciuto su di una nave spagnola, poco dopo la battaglia di Lepanto: un tal Miguel de Cervantes. Prendono così il via le avventure di Don Chisciotte e Sancho Panza, filtrate dai ricordi e dall’estro dei due saltimbanco che arrancano nel tentativo di procrastinare l’esecuzione. E poco importa se non rammentano la storia alla perfezione: improvvisano allora sul tema dell’amore e della fame, del sogno impossibile, dell’iperbole letteraria, dello sghignazzo, della libertà di pensiero e di satira.
“Così abbiamo fatto anche noi – spiegano Zoppello e Mori -: proprio come fanno i nostri personaggi, abbiamo attinto in assoluta libertà a quel contenitore straordinario che è il Don Chisciotte, rimasticandolo in un tosco-veneto condito di emilianismi e partenopeismi e concedendoci il permesso di ‘tirare per la giacchetta’ mostri sacri come Cecco Angiolieri, Pulci, Dante, Manzoni, Ruzante, de la Barca, Fo e tanti altri. Come direbbe Cervantes, l’unico limite è il cielo.”
“Cerchiamo un teatro capace di parlare in maniera orizzontale – concludono – portatore di gioia e di entusiasmo, sinonimo di comunità e non di élite. Crediamo nello stupore, nell’artigianato, negli oggetti che si trasformano, nella parola che diventa corpo e nel corpo che parla. Evviva il riso, quello sano che evoca e abbatte i muri e ci permette di essere un poco naif. Un teatro popolare e popolato di persone, di idee, di luci, di sguardi e di storie da raccontare.”
I biglietti sono in vendita al costo di 10 euro l’intero e 8 euro il ridotto.