L’eredità del Covid all’ospedale di Santorso
Completati i lavori di potenziamento della terapia semi-intensiva, frutto di un investimento di circa 900 mila euro. Gli interventi, studiati per l’emergenza Covid, avranno positive ricadute
sugli standard assistenziali complessivi per tutti i pazienti futuri
Si è conclusa all’ospedale di Santorso l’ultima tranche dei lavori di ristrutturazione e aggiornamento, soprattutto degli impianti, previsti nell’ambito del piano regionale di potenziamento degli ospedali per far fronte alla pandemia.
Frutto di un investimento di circa 900 mila euro, i lavori hanno consentito la realizzazione importanti miglioramenti nelle dotazioni tecniche, utili non solo per eventuali futuri ricoveri di pazienti Covid, ma anche per le attività ordinarie.
Più in dettaglio, l’intervento ha consentito di predisporre fino a 40 posti di terapia semi-intensiva disponibili in caso di necessità; di potenziare gli impianti per i gas medicali garantendo una maggiore portata di ossigeno; di efficientare le stanze a pressione negativa necessarie per l’isolamento di pazienti con patologie a trasmissione prevalentemente aerea. Ed ancora sono state potenziate le reti elettrica e informatica al fine di supportare l’implementazione di ulteriori dispositivi in futuro.
«La campagna di vaccinazione ci sta consentendo di mantenere sotto controllo il numero dei ricoveri anche a fronte del recente, nuovo incremento dei casi – sottolinea il Direttore Generale dell’ULSS 7 Pedemontana Carlo Bramezza -, ma questo non significa che non dobbiamo essere pronti per il futuro. Anzi, questo è uno degli insegnamenti che ci ha lasciato la pandemia. Allo stesso tempo però questi interventi saranno utili anche per le attività ordinarie: già prima l’ospedale di Santorso era una struttura assolutamente moderna e di qualità, ora si configura come un ospedale davvero all’avanguardia anche sul piano delle dotazioni tecniche. Soprattutto durante la prima ondata, all’ospedale di Santorso è stato chiesto un sacrificio importante: una scelta dovuta a valutazioni esclusivamente tecniche, che tuttavia inevitabilmente aveva pesato sul personale e sulla comunità dell’Alto Vicentino. Oggi quanto meno quella scelta ci lascia in eredità un ospedale di ultima generazione del quale beneficeranno sia i malati, qualsiasi sia la loro necessità assistenziale, sia il personale sanitario».