30 Maggio 2022 - 16.12

Enigma ‘mutui’: che fare?

di Umberto Baldo

L’impennata dell’inflazione a livelli che non si vedevano da decenni, che comporta inevitabilmente un rialzo dei tassi, pone qualche grattacapo a coloro che hanno intenzione di accendere un mutuo, magari per acquistare la prima casa.
E’ quasi certo che l’inflazione alle stelle costringerà le Banche Centrali ad adottare politiche più restrittive (che vuol dire fine del Quantitive Easing, e rialzo dei tassi fermi da anni a zero o sottozero), e questa prospettiva sta già facendo volare i tassi fissi dei mutui.
Cosa bisogna sapere per orientarsi in questa materia?
Innanzi tutto che i tassi applicati dalle Banche sono collegati a due indici, l’Eurirs (più noto come Irs) e l’Euribor, cui sono parametrati rispettivamente i mutui tasso fisso e quelli a tasso variabile.
In estrema sintesi la Banca, quando chiederete a quale tasso vi verrà concesso il mutuo, vi dirà per il tasso fisso “Eurirs + una percentuale”, e analogamente per tasso variabile “Euribor + una percentuale”.
Fino a dicembre 2021 l’Eurirs si era mantenuto a tassi molto bassi (0,45% Eurirs a 30 anni), ma da gennaio è iniziata una corsa al rialzo, e giovedì scorso questo indicatore a trent’anni era pari all’1,63 %.
Non c’è stata una analoga crescita per l’Euribor, pe cui attualmente un tasso variabile si attesta a quasi 80 punti in meno rispetto al tasso fisso, ma su questa materia è opportuno ricordare che le cose possono cambiare repentinamente.
Il fatto è che negli ultimi anni ci siamo abituati ad un mercato estremamente favorevole per chi voleva contrarre un mutuo, con tassi addirittura irrisori rispetto a quelli di altri tempi, ma purtroppo credo si possa dire che la fase d’oro dei tassi ai minimi di sempre è al capolinea.
Il panorama mi risulta essere piuttosto caotico, e mi ha colpito un caso in cui nel nostro Veneto una Banca aveva concordato un mutuo tasso fisso con un cliente, e fissato la data delle stipula; ma due giorni prima ha disdetto tutto affermando che a quelle condizioni non avrebbe potuto concedere il prestito.
Si potrebbe ovviamente discettare sulla serietà di un simile comportamento, ma ciò che conta è registrare che le Banche stesse navigano a vista, ed è presumibile che nell’immediato le stesse saranno sempre meno disponibili a concedere mutui a tasso fisso, privilegiando quindi il variabile.
Concludendo, si può suggerire a chi intenda comprare casa di valutare attentamente la tipologia di mutuo, tenendo presente che se per i tassi variabili la situazione è ancora stabile, oggi i mutui a tasso fisso sono già più costosi di quanto non fossero un anno fa, ma ancora a livelli bassi, destinati però a crescere.
Allo stesso tempo, quelli a tasso variabile sono legati ai corsi dell’Euribor, e quindi all’inflazione e alle decisioni della Bce, e potrebbero nel tempo diventare meno convenienti.
Certo in casi estremi il mutuatario ha sempre la possibilità di ricontrattare le condizioni del mutuo con la propria Banca, o ricorrere alla surroga presso un altro Istituto, ma in questa fase di impazzimento di aumenti di inflazione e tassi, meglio non contarci troppo.
Umberto Baldo

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