27 Giugno 2022 - 10.15

Verona… ci sono riusciti

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di Umberto Baldo

Ieri sera un vecchio amico dopo mezzanotte mi ha telefonato esordendo così: “Hai visto, ci sono riusciti!”
Si riferiva allo spoglio in atto per il secondo turno delle Amministrative, ma il suo “ci sono riusciti” non si riferiva a Damiano Tommasi ed alla coalizione che lo sosteneva, ai quali comunque va il merito di averci creduto fino in fondo e di aver alla fine portato a casa la posta; il riferimento era alla destra degli Sboarina e dei Tosi, che sono riusciti a consegnare Verona alla sinistra.
Un’impresa che ha dell’inverosimile, se si pensa che la città scaligera è da sempre considerata forse la più a destra dei capoluoghi veneti.
Ho seguito ieri notte le dirette televisive che commentavano lo spoglio in corso, e devo confessarvi che io i rintocchi delle “campane a morto” per Sboarina li ho cominciati a sentire già dopo i risultati delle prime 50 sezioni su 265, che davano Damiano Tommasi in vantaggio di dieci punti (55 a 45%).
Era evidente che quello sarebbe stato il trend, e così è stato fino alla fine, con l’incoronazione dell’ex calciatore.
Certo leggendo le cronache dei giornali di oggi si potrebbe avere l’impressione che Verona sia stata travolta dal vento di sinistra che ha fischiato anche in altre città importanti in cui si votava.
Non è esattamente così.
Verona è il simbolo impietoso di un “suicidio politico annunciato”!
Cominciato con un sindaco uscente che ha atteso a lungo la ricandidatura, maturata alla fine in un terreno concimato con divisioni, gelosie, rancori.
La Lega non voleva Sboarina, al quale non perdonava l’adesione a Fratelli d’Italia, ma alla fine ha ceduto.
Forza Italia ha invece preferito convergere su Flavio Tosi, già sindaco della città, anche lui ex leghista poi cacciato dal Carroccio.
Due soggetti, Sboarina e Tosi, divisi da un’inimicizia annosa.
Non ci saranno mai certezze al riguardo, ma ricordando l’aspro confronto che appose in altri anni Tosi al Governatore Luca Zaia, credo si possa azzardare che nel rifiuto di Sboarina a qualunque apparentamento con Tosi per il ballottaggio ci possa essere anche qualche “suggerimento interessato” di certi ambienti della Lega.
Ma alla fine si tratta comunque di illazioni, che lasciano il tempo che trovano.
Quel che è certo che questo clima di “tutti contro tutti” deve aver schifato molti veronesi di area moderata, che rifiutando di essere convolti in una guerra fratricida, ieri hanno preferito aumentare la massa sempre crescente di coloro che ormai non si recano più a votare.
Fra questi a mio avviso ci devono essere stati molti “tosiani”, sdegnati per il gran rifiuto di Sboarina, che o sono andati sul Garda o sul Baldo, o addirittura si sono vendicati crocettando il nome di Tommasi.
Sbaglierebbe però il centrodestra ad etichettare, ed archiviare, Verona come un incidente di percorso dovuto ad un eccesso di candidati l’un contro l’altro armati.
No, l’impressione è ci sia qualcosa di più, qualcosa che andrebbe approfondito soprattutto in vista delle politiche del prossimo anno.
Perchè se il buongiorno si vede dal mattino, Verona è il segnale di un problema che potrebbe ripresentarsi pari pari quando si dovrà decidere chi sarà il vero leader del Centrodestra, quello per intenderci che in caso di vittoria della coalizione dovrebbe diventare Presidente del Consiglio.
Si tratta di uno snodo su cui riflettere per fare chiarezza fin da subito.
Anche perchè il parterre dei leader del centrodestra qualche problemino lo pone.
Credo sia innegabile che Lega stia perdendo attrattività nell’elettorato, anche quello delle Regioni del Nord, e penso possa essere legittimo chiedersi se magari Salvini non abbia fatto il suo tempo. Dal Papeete in poi non ne ha azzeccata una, e tutto ciò si trasforma in perdita di credibilità.
Giorgia Meloni è bravissima a fare opposizione, ha saputo capitalizzare la sua posizione anti governativa, ma penso che certi settori della Lega e di Forza Italia facciano fatica a nominarla capo coalizione.
Forza Italia potrebbe anche avere un suo spazio, ma purtroppo è sempre stato un Partito personale, e Berlusconi ha ormai più di ottant’anni.
Data questa situazione, probabilmente sarebbe opportuno ridisegnare una nuova identità per il Centrodestra.
Da qui alle politiche del 2023 resta solo il test delle regionali siciliane che vedono il centrosinistra in affanno, con il Pd impelagato in primarie di coalizione con un Movimento 5Stelle che sembra in crisi terminale.
Alla luce delle risse che abbiamo già visto sul nome di Musumeci, c’è il rischio che anche nell’Isola possa riproporsi il “menù Verona”.
Se sono riusciti a perdere Verona, magari che la fanno anche in Sicilia!

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