24 Luglio 2022 - 9.01

Zaia, se ci sei batti un colpo: dopo le critiche di Confindustria su Salvini e soci che farà il Governatore veneto?

Chissà se Umberto Bossi, lui che la Lega l’aveva fondata addirittura in prospettiva di una secessione del Nord, avrebbe snobbato gli accorati appelli che venivano dal territorio veneto a non fare cadere il Governo Draghi?

Chissà se il Sénatur non avrebbe tenuto in alcun conto le decise prese di posizioni di tutte le categorie produttive, preoccupate di una crisi economica caratterizzata da un caro energia che costringerà molte aziende a sospendere o chiudere l’attività?

Non lo sapremo mai, perché la Lega non è più quella Lega delle origini, e alla politica romana autoreferenziale e centralista interessano poco degli interessi del Veneto e delle altre regioni del Nord, che comunque la si vede rappresentano il cuore produttivo del Paese, quello che esporta, e di fatto mantiene buona parte di tutto il resto.

Nella decisione del Capitano di defenestrare Draghi hanno prevalso, secondo la Presidente di Confindustria Vicenza Laura della Vecchia, “gli interessi di partito e forse anche quelli personali, non quelli del Paese”.

Non mi sembra abbia tutti i torti!

Ma Luca Zaia, il Presidente più votato dai veneti, ed il primo nella lista dei Governatori più graditi, ha nulla da dire?

Anche per lui le proteste del mondo produttivo sono assimilabili a dei pignistei?

A quanto è trapelato, ma in questi casi bisogna sempre andarci cauti,  Zaia e Fedriga erano contrari a staccare la spina a Draghi, ed avrebbero tentato un forte pressing su Salvini per evitare una crisi incomprensibile per il mondo economico e produttivo che in Veneto è cuore pulsante.

Si sa che in un partito di impianto “stalinista” come è da sempre la Lega è difficile esprimere posizioni diverse rispetto alla linea dettata da Salvini.

Ma la Liga veneta prima o dopo dovrà pure diventare adulta, e superare il complesso di inferiorità rispetto ai lombardi!

E così Luca Zaia prima o poi dovrà farci vedere che oltre che essere un ottimo amministratore ha anche una sua caratura politica, che i veneti gli hanno riconosciuto con il plebiscito sull’autonomia.

Ormai che la frittata è stata fatta, che si è cinicamente mandato a casa Mario Draghi, l’unico capace di dare credibilità al nostro Paese, l’unico difensore degli interessi italiani nei confronti dei Paesi del nord Europa, Luca Zaia ha una splendida occasione per farci vedere che “stare zitti”, che “non disturbare il manovratore” in qualche modo paga.

Deve cioè mostrarci che qualora il centro destra vinca le elezioni, nell’ipotesi di un nuovo Esecutivo fortemente condizionato da Giorgia Meloni il tema dell’autonomia non diventerà ancora una chimera.

E’ notorio che da sempre Fratelli d’Italia, partito di tradizione fortemente centralista e meridionalista, non è, per usare un eufemismo, particolarmente favorevole al tema dell’autonomia regionale, che considera possibile solo dopo aver rafforzato lo Stato centrale con un governo forte in un sistema presidenziale. 

Il che comporterebbe ovviamente un riassetto costituzionale che allungherebbe il brodo all’infinito. 

Piaccia o non piaccia, questo sarà il banco di prova per Zaia e la Liga veneta.

E se la battaglia per l’autonomia dovesse, per ritrosie romane, ritornare in alto mare, qualcuno potrebbe chiedersi se votare la Lega in Veneto abbia ancora un senso.

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