Le infinite declinazioni del civismo_il modulo Tosetto
Il civismo in politica è una scelta, una gabbia o una scappatoia, a seconda delle situazioni. Riguardo alla scelta, quando è autentica, non serve spiegazione. Ma è una gabbia quando non c’è un’offerta politica adeguata, una scappatoia quando non trovi un partito che ti accolga. Di solito ci si limita a queste declinazioni, ma da ieri se n’è affacciata un’altra ed è quella incarnata da Matteo Tosetto che, dopo aver lasciato Forza Italia, dichiara al Giornale di Vicenza di voler restare assessore al Sociale nella giunta di Francesco Rucco con la casacca di civico.
Civico di quale lista civica? Nella maggioranza di cui, in teoria, fa parte c’e una sola civica, Ruccosindaco, espressione di Idea Vicenza, l’associazione del sindaco e di Valerio Sorrentino, e non abbiamo notizie di un suo approdo da quelle parti, la civica di Claudio Cicero è sparita con l’adesione dell’unico consigliere che aveva, Roberto D’Amore a Fratelli D’Italia, le altre civiche sono all’opposizione.
Quindi ritorna la domanda, civico di quale civica? Può essere che Matteo Tosetto abbia nel frattempo costituito una civica e ne stia preparandone il lancio, almeno per mettere in pratica il principio della rappresentanza. Tutto può essere in questa strana estate che ci sta abituando a non dare nulla per scontato neppure a Vicenza, ma la vera domanda, ancora più dirimente riguarda la posizione dell’assessore al Sociale nei confronti della maggioranza di Palazzo Trissino e ancora di più nei riguardi del sindaco.
Per essere più chiari Tosetto si sente ancora parte della coalizione che dovrebbe approvargli le delibere o sta attraversando la Terra di Mezzo che sta per contrapporsi al centrodestra tradizionalmente inteso? E infine il rapporto con il sindaco è ancora solido o è definitivamente compromesso? Rucco non commenta e Tosetto non ne parla.
Per ora c’è la presa di posizione del segretario cittadino di Forza Italia, Roberto Cattaneo, che invita Matteo a fare amichevolmente e coerentemente un passo indietro, cui fa eco quella di Pierantonio Zanettin che dice di non chiedere nulla ma sottintende il contrario.
Rimane sullo sfondo l’assoluta non chiarezza sui rapporti interni di cui Tosetto non accenna e su cui il resto della maggioranza osserva sbigottita. Ma basta rilevare il silenzio dell’opposizione, nelle sue varie anime, per comprendere che i rapporti sono platealmente mutati.