28 Agosto 2022 - 10.34

Pancetta o guanciale? Candidati credibili e proposte chiare

La campagna elettorale avviata da qualche settimana ci fa vedere poca politica e tanta comunicazione. Uno spettacolo scadente per un’Italia che si appresta ad affrontare una delle stagioni più difficili della sua storia, con gli aumenti del costo della vita che sono in arrivo. Giorgia Meloni in versione moderata, pochi mesi dopo l’arringa spagnola di Vox, speriamo sia sincera, anche se la sua evoluzione sarebbe stato meglio fosse iniziata prima. Ma basta leggersi il servizio dell’Espresso di oggi sui “democristiani infiammati” per capire il processo interno che sta avvenendo in casa Fdi con Crosetto in scouting tra Fondazione De Gasperi e Fondazione Einaudi piú la guest star Gianfranco Rotondi che viene candidato in un collegio sicuro da Fdi e scopre la destra democristiana.

Dall’altra parte del campo, la campagna elettorale di Letta e del PD mostra soprattutto un gioco sulla paura dell’avversario che oscura la proposta politica dei dem. Interessante la recente intervista di Gianluca Comin, guru della comunicazione italiana, che su una testata on line – La voce impertinente – dichiara che ” i primi giorni di campagna elettorale hanno mostrato il Pd all’inseguimento di Fdi, farebbe meglio a sviluppare i propri temi”, cui aggiunge che ” l’ideale sarebbe che ciascuno portasse il proprio punto di vista sui temi e sul futuro del Paese. quando i partiti si limitano solo a delegittimare gli altri finiscono per dare una tribuna all’avversario”. Ed è quello che effettivamente sta accadendo nel duello Letta – Meloni a partire dalla campagna di comunicazione rossonera sfociata nel sarcasmo pancetta o guanciale.

Ancora più interessante il passaggio su come convincere gli indecisi.

Secondo Comin ”l’indeciso in assoluto non esiste più, oggi le campagne elettorali non si giocano sul convincere chi non sa cosa votare ma, in un contesto ad alto tasso di astensionismo, il lavoro della comunicazione politica deve portare al voto chi ha già votato in passato la propria parte politica o chi sta considerando di votarla ma potrebbe astenersi. A tal proposito sicuramente è necessario un messaggio chiaro, con tratti identitari forti. Da un punto di vista degli strumenti le campagne più efficaci sono quelle che prevedono un contatto diretto dei candidati, anche al livello locale o con il lavoro dei volontari. È il metodo che nella prima Repubblica era la norma e che oggi è diventata l’eccezione. Un’eccezione che però può fare la differenza”.

E ancora, per riportare al voto la gente disillusa, ”suggerirei tre elementi chiave. Candidati credibili, proposte chiare e una novità politica evidente” e per vincere, ”in comunicazione politica, come nel marketing, i cittadini vanno studiati per classi di età, geografie, stili di vita e a ciascun cluster vanno indirizzati i messaggi giusti. Gli americani ci hanno insegnato l’uso dei dati per personalizzare il più possibile il messaggio. Questo richiede soldi, tempo e professionalità specifiche. Ingredienti che nessuno ha a disposizione in questa inedita campagna elettorale”.

Effettivamente se guardiamo alla provincia di Vicenza ed ai candidati osserviamo che la riflessione di Comin sembra non essere, al momento, osservata, ma abbiamo ancora qualche settimana di campagna elettorale ed i candidati e i partiti che avessero la capacità di interrompere il flusso della demonizzazione dell’avversario o la scelta comoda degli slogan guelfo-ghibellini, potrebbero effettivamente fare la differenza. Pancetta o guanciale anche no, grazie.

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