PILLOLA DI ECONOMIA – Giorgia Meloni ed i Mercati
Chi pensava, o forse sperava, che la netta vittoria del Centro destra alle elezioni politiche scatenasse i Mercati contro l’Italia è sicuramente stato deluso.
Nei giorni successivi ai risultati, la Borsa di Milano ha seguito gli andamenti di tutte le altre Borse europee, e lo spread non si è impennato.
Questo significa un sostanziale apprezzamento degli investitori per la Presidente del Consiglio in pectore?
Io ci andrei cauto.
I Mercati sono molto meno imprevedibili di quello che vogliono farci credere, e quasi sempre sono capaci di leggere i fatti della politica con largo anticipo anche rispetto ai più autorevoli analisti ed opinionisti che, a onor del vero, non sempre indovinano.
E poi non è neanche vera la percezione alimentata in questi anni da politici interessati, secondo cui gli investitori internazionali si spaventerebbero per ogni grosso avvenimento nella politica italiana; in questo frangente ciò non è avvenuto semplicemente perché il risultato delle elezioni era ampiamente previsto da mesi.
Certo ha poi influito favorevolmente nel giudizio degli operatori il fatto che nella coalizione di Centrodestra chi preferiva Putin all’Europa sia crollato al 9%, e contemporaneamente siano spariti coloro che blateravano di minibot e di uscita dell’euro.
Si può quindi affermare che i Mercati in questa prima fase hanno valutato positivamente l’assenza di incertezza da ingovernabilità, dato che, al netto di colpi di testa di qualche leader della coalizione, il Governo che nascerà avrà i numeri e la maggioranza necessari per mettere a terra il proprio programma, e hanno quindi sospeso per il momento qualsiasi giudizio di merito sullo stesso.
In estrema sintesi io direi che da parte del mondo della Finanza c’è stata fino ad ora una sostanziale “apertura di credito”, che però non può essere assolutamente intesa come un “assegno in bianco”.
Sicuramente sull’atteggiamento degli investitori internazionali hanno giovato il profilo basso tenuto dalla Meloni nei giorni successivi alla vittoria, e le sue rassicurazioni circa il mantenimento dell’attuale posizionamento dell’Italia sia sul fronte atlantico che su quello dell’Unione Europea.
I nomi che sono circolati per il Ministero dell’Economia, da Fabio Panetta a Domenico Siniscalco al Ministro uscente Daniele Franco, hanno sicuramente contribuito ad attribuire alla Meloni il profilo di una “persona credibile”.
Ma come dicevo, la premier verrà giudicata sui fatti, e se solo si affacciasse nuovamente per il Mef il nome di Giulio Tremonti (eletto in parlamento proprio con FdI) quasi sicuramente si passerebbe alla fase del “game over”, perché i Mercati pensano che al nostro Paese serva all’Economia una persona seria, e non un teorico della finanza creativa.
Viene così confermato, con buona pace della gauche nostrana, che i cosiddetti “Mercati” , cioè l’insieme degli operatori che investono in titoli, siano essi azioni di società o titoli di stato, in realtà non fanno differenza tra i colori dei partiti: fra destra o sinistra; a loro interessa principalmente la stabilità politica e la fiducia nella crescita economica futura.
Volete un esempio concreto?
Nel Regno Unito i Mercati sono sostanzialmente rimasti cauti al momento della nomina di Liz Truss al posto di Boris Johnson, ma quando hanno visto l’enorme ed insensato taglio delle tasse finanziato in deficit, hanno reagito, e abbiamo visto il crollo della sterlina, ed il balzo dei tassi sui titoli di Stato.
Lo stesso accadrà con l’Italia.
Aspetteranno le proposte concrete (non le promesse elettorali) del nuovo Governo, per capire se le stesse saranno in continuità con quelle portate avanti dal Governo Draghi, e se non lo saranno vedremo un’impennata dello Spread, e la vendita dei nostri Btp.
Ma è logico che sia così.
Se fai colpi di testa in economia, se metti Ministri incapaci o ciarlatani, semplicemente smettono di comprare il tuo debito!
E allora per pagare stipendi, pensioni e welfare, dovrai chiedere più soldi ai tuoi cittadini con maggiori tasse, oppure accettare di pagare rendimenti più alti agli investitori internazionali, comunque sempre a carico di Pantalone.
Debbo confessarvi che le prime mosse di Giorgia Meloni, che non ha voluto festeggiamenti per la vittoria elettorale, per dare anche un segnale della serietà della situazione, mi fanno ben sperare.
D’altronde si tratta di una politica di lungo corso, che ne ha viste di tutte i colori, e che dovrebbe avere fatto tesoro delle passate esperienze.
Certo chi si aspetta miracoli immediati resterà con un palmo di naso.
Perché la futura Premier non potrà che partire dalla cruda “realtà”, che dice che l’Italia non ha ulteriore spazio fiscale (a differenza ad esempio della Germania dei 200 miliardi), e che quindi, se non si vuole scassare tutto, gli spazi di manovra sono strettissimi,
Ovviamente qualcosa potrà fare, tipo rivedere il Reddito di Cittadinanza almeno nella parte che incentiva il lavoro nero, intervenire sul Superbonus 110% riducendo la percentuale di sconto fiscale (si parla del 70%), e probabilmente iniziare a lavorare sul cosiddetto cuneo fiscale.
Sicuramente dovrà anche attivare misure più selettive nella concessione della miriade di bonus attribuiti a piene mani un po’ a tutti.
E le promesse elettorali?
Dovrà suo malgrado far capire agli italiani, e ancora di più ai suoi alleati di Governo, che “l’aria è amara”, e che se provasse ad attuare il programma elettorale da 100 miliardi, lo spread andrebbe subito al 7-8%.
La morale è che i giochi di prestigio si fanno al circo, non in politica economica, perché un conto sono le idee, ed un conto i freddi numeri.
E se hai un debito al 150% del Pil, hai voglia a parlare di sovranismo, perché alla fin fine devi convincere coloro che ti finanziano che i conti li sai fare, e soprattutto che li sai tenere in ordine.