21 Novembre 2022 - 8.51

“Zan, Zendegi, Azadi”

Per essere aggiornato sulle notizie del Veneto iscriviti al gruppo Facebook: VENETO NOTIZIE Per essere aggiornato con Tviweb entra nel GRUPPO FACEBOOK TVIWEB - NOTIZIE VICENZA E PROVINCIA (Clicca qui)

Io credo che se c’è un atto simbolico che più di ogni altro indichi che in Iran forse stiamo arrivando ad un punto di svolta, e forse di non ritorno, questo sta nelle immagini in cui i giovani iraniani, (le ragazze sfilando senza velo invocando “libertà!”, con i ragazzi che le fiancheggiavano rispondendo: “Morte al dittatore!”) hanno assaltato e incendiato con bottiglie molotov il cuore ed il simbolo stesso del regime; la casa natale dell’ Imam Khomeini, il padre spirituale delle rivoluzione islamica. 

Ma altri video, faticosamente usciti dall’Iran, il cui regime ha oscurato tutti i social, mostrano manifestanti che incendiano parti del seminario sciita della città sacra di Qom, e le centinaia di persone in lutto che si sono riversate per la città di Izeh per il funerale di Kian Pirfalak, un ragazzo di dieci anni ucciso dalle forze di sicurezza del regime. 

Come ho già scritto più volte, forse è prematuro valutare se queste proteste cambieranno in modo significativo la politica iraniana, o se rappresenteranno semplicemente un’altra crepa in un regime in difficoltà, la cui unica “variante” è il fatto che le barbe e i turbanti degli uomini al potere siano bianchi o neri. 

Ma   credo fermamente che questa risposta della società civile iraniana innescata dalla barbara uccisione di Masha Amini potrebbe modificare in modo permanente il modo con cui il mondo esterno interagisce con il regime di Teheran. 

C’è innanzi tutto da chiedersi;perché questi disordini prolungati e sempre più estesi a tutto il Paese non provocano un cambio nella politica interna degli Ayatollah? 

Possibile che il regime sia così restio ad adottare una linea più morbida sui codici di abbigliamento delle donne? 

E’ difficile un simile cedimento, perché l’hijab obbligatorio è uno dei tre pilastri ideologici della teocrazia iraniana, assieme a “Morte all’America” e “Morte a Israele”. 

Tanto più che la Guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, è chiaramente convinto che scendere a compromessi sui pilastri ideologici del regime, compreso l’hijab, non farebbe altro che accelerarne il crollo. 

“Se vogliamo evitare che la nostra società sprofondi nella corruzione e nel disordine”, ha detto Khamenei, “dobbiamo tenere le donne in hijab”. 

Questa visione teocratica, medievale, della società e delle donne non può non scontrarsi con un popolo molto giovane per età, che chiede un Paese libero dal dogmatismo religioso e politico, in cui prevalgano la dignità umana e la giustizia, e dove tutti possano godere di una società equa e non discriminatoria. 

Basta ascoltare gli slogan di questi ragazzi e ragazze, ed uno in particolare: “Combattiamo, moriamo, ma ci riprenderemo l’Iran”. 

Non è la prima volta che assistiamo a scontri fra il regime e gli iraniani; ma questa volta tutto sembra diverso, nel senso che la differenza principale sta nel livello di unità, e nella diversità delle forze che sostengono i movimenti di protesta. 

Senza dubbio altri due fattori cruciali sono rappresentati dal cambio generazionale e dalla centralità delle donne. 

Dopo anni di frustrazione sociale e difficoltà economiche, non sono solo le grandi città a protestare; la gente scende in piazza anche nelle aree rurali, tradizionalmente più religiose. 

E, cosa fondamentale, questa non è più solo la rivolta delle donne, perché vede la mobilitazione anche degli uomini, degli operai, e cosa da non trascurare, dei bazaar, che hanno avuto un ruolo determinante in tutte quelle che furono definite le “primavere arabe”. 

Se questa è la situazione sul campo, vi confesso che la cosa che più mi colpisce è che quello che sta succedendo in Iran, cioè il destino di una rivoluzione che al momento non si sa se potrà fallire o riuscire, sembra di fatto non coinvolgere noi occidentali. 

Nella nostra Italia ad interessarsi e a protestare contro un regime che bastona ed uccide i manifestanti sono solo quei quattro gatti del Partito Radicale, che ogni settimana protestano di fronte all’ambasciata iraniana, lasciati  soli da tutti coloro, e sono tanti nelle forze politiche e sociali, che in ogni occasione si riempiono la bocca con le parole diritti e libertà.

Dov’è la mitica sinistra dei diritti? Troppo impegnata a scegliere fra Bonaccini e Schlein? Dove sono tutti gli “altri”?   Cosa fanno per non lasciare soli questi millennial persiani che non hanno paura del potere che spara?

Nemmeno il mondo del femminismosembra coinvolto più di tanto nelle rivendicazioni delle donne iraniane. 

Sia quello di sinistra che sembra ormai impegnato più che altro nelle cosiddette “politiche di genere, che quello di destra che pare concentrato nel concetto etico-religioso della “famiglia tradizionale”. 

Persino Papa Francesco sembra avere il timore anche solo di nominare, in nome dei valori universali della ragione e della religione cattolica, la questione delle libertà civili in Iran, soffocate nel sangue e nella vergogna. 

Eppure  la “rivoluzione” in atto, così amo chiamarla, dovrebbe interessare tutti i Governi, per le enormi implicazioni geopolitiche che una eventuale caduta della Repubblica islamica avrebbe negli equilibri non solo del medio oriente ma mondiali. 

Teheran ha un’enorme influenza in quattro capitali arabe, Damasco, Beirut, Baghdad e Sanaa, (parliamo di Siria, Libano, Iraq e Yemen), e ha fornito aiuti finanziari e militari alle dittature anti americane di Caracas e Pyongyang. 

Il governo russo a corto di munizioni e di attrezzature militari sta utilizzando droni iraniani contro l’Ucraina. 

Le armi iraniane alimentano numerose guerre in Africa, ed in quasi tutti i conflitti, freddi o caldi, del mondo troviamo sempre l’Iran schierato contro l’ “Impero del male”, vale a dire gli Usa. 

Provate solo a immaginare come potrebbero cambiare le relazioni internazionali con l’avvento di un governo iraniano rappresentativo, che anteponesse gli interessi nazionali del Paese alla propria ideologia  teocratica, con l’imporsi una classe dirigente iraniana più laica, pienamente inserita nella comunità internazionale, con meno velleità nucleari. 

E val la pena di convincersi che finché i leader della Repubblica islamica, la cui identità si basa sull’opposizione agli Stati Uniti, governeranno l’Iran, Washington non sarà mai in grado di raggiungere un accordo con Teheran. 

Non possiamo, non dobbiamo, girarci dall’altra parte! 

Pur in questi tempi difficili di inflazione galoppante, di bollette stratosferiche, di timori per il lavoro ed il reddito, dobbiamo essere consci che gli autocrati, sia che si nascondano dietro le ideologie neo-imperiali come Putin, sia dietro un comunismo quanto meno anomalo come Xi Jinping, sia dietro un’interpretazione estrema del Corano, sono tutti nostri nemici. 

E a dimostrarlo sta l’asse fra Mosca e Teheran, con quei droni iraniani destinati a seminare morte in Ucraina. 

Dobbiamo capire che le ragazze ed i ragazzi iraniani che sfilano disarmati per le strade sfidando le prigioni e le pallottole di Khamenei, e gli ucraini che si difendono dall’aggressione russa, sono le due facce di una stessa medaglia, rappresentano la difesa dei nostri valori, costituiscono l’avamposto delle nostre libertà e dei nostri diritti universali. 

Il fantasma dell’Iran ci perseguiterà per generazioni se non sapremo dare forma a una protesta internazionale visibile, concreta, utile, radicale e libertaria, e se consentiremo agli assassini del regime degli Ayatollah di annegare e soffocare nel sangue il grido delle donne iraniane “Zan, Zendegi, Azadi”(che vuol dire Donna, Vita, Libertà”). 

“Zan, Zendegi, Azadi”, deve diventare anche il nostro grido, perché per queste tre parole passa anche il futuro delle nostre democrazie. 

Umberto Baldo 

PS: Raramente una canzone mediorientale riesce a conquistare l’attenzione del pubblico occidentale, al punto da poter essere candidata anche a un Grammy Award nella categoria Best Song for Social Change. 

Potrebbe invece succedere a “Baraye”, la canzone di Shervin Hajipour trasformata in un inno di protesta in Iran dopo la morte di Mahsa Amini, la 22enne uccisa dalla polizia di Teheran, a cui è dedicata. 

Il testo di Baraye (che in persiano significa Per) è un lungo elenco di motivi per cui vale la pena di lottare. 

Ve lo riporto tradotto, corredato da note che spiegano ogni verso:

Per la libertà di ballare per le strade 1 

Per la paura di baciare il tuo amato o la tua amata in pubblico 2 

Per mia sorella, tua sorella, le nostre sorelle 

Per cambiare quelle menti arrugginite 3 

Per la vergogna di essere povero4 

Per il desiderio solo di una vita normale 

Per il lavoro minorile e i loro sogni infranti5 

Per questa economia dittatoriale 6 

Per quest’aria inquinata 7 

Per Valiasr 8 e 9 e i suoi alberi abbandonati 

Per Piruz, piccolo di ghepardo asiatico, in via di estinzione 10 

Per i cani, innocenti ma banditi 11 

Per le nostre lacrime senza fine 

Per questo momento che non si ripeterà mai più 12 

Per i volti sorridenti 

Per gli studenti, per il loro futuro 

Per questo ‘paradiso’ forzato 13 

Per gli studenti delle scuole d’élite incarcerati 

Per i bambini afgani 14 

Per tutti questi innumerevoli “per” 

Per tutti quegli slogan senza senso 15 

Per le case, che crollano come castelli di carte 16 

Per la sensazione di pace e serenità 

Per l’alba dopo una lunga notte buia 

Per i sonniferi e le nostre notti insonni 

Per gli uomini, patria, sviluppo 17 

Per le ragazze che desiderano essere nati maschi 18 

Per le donne, la vita, la libertà 

Per la libertà 

Per la libertà 

Per la libertà 

1] In Iran è vietato ballare in pubblico 

2] In Iran è vietato baciarsi in pubblico 

3] La Guida Suprema (attualmente l’ayatollah Khamenei) e i mullah che hanno preso il potere e lo detengono da lunghi decenni 

4]Il PIL pro capite è più o meno lo stesso della Bosnia o dell’Albania, il paese è davvero molto povero nonostante i barili di petrolio senza fondo nel sottosuolo del Paese 

5]Il riferimento è a un video con un ragazzo che raccoglie spazzatura per le strade, al quale, alla domanda “Qual è il tuo sogno?” risponde “Sogno – che cos’è un sogno?” 

6]Il grado di regolamentazione statale in economia è molto alto, il più alto in Medio Oriente, quasi tutte le principali imprese sono statali e ci sono anche prezzi fissi, che ovviamente provocano regolarmente crisi economiche 

7] A causa delle sanzioni non esiste un’industria automobilistica moderna, quindi l’aria nelle città è estremamente inquinata dagli scarichi delle auto non ecologiche 

8]Una delle strade principali e più lunghe di Teheran, contornata di caffé e pubblico occidentalizzato 

9] Significa mancata attenzione ai problemi ecologici. Senza manutenzione gli alberi si seccano e muoiono. In una città dove +45 è una temperatura normale è un problema se non c’è l’ombra degli alberi 

10]Ancora una volta un riferimento all’ecologia e al disprezzo dello Stato per essa. Piruz è il nome dell’ultimo cucciolo di ghepardo asiatico in Iran 

11]È vietato avere un cane e portarlo a spasso, a volte si verificano incursioni da parte delle autorità per catturare e uccidere cani 

13] Rigorose norme morali  che vengono implementate con la forza nella società, ‘guidano’ ufficialmente le persone verso il paradiso, causando effettivamente situazioni come quella che ha portato all’uccisione di Mahsa Amini 

14]Gli afgani profughi in Iran hanno pochissimi diritti e uno status sociale basso, i loro figli non hanno diritto all’istruzione scolastica e quindi si trovano ad essere forza lavoro minorile 

15]Mentre i bambini in età scolare sono costretti a cantare slogan ideologici come “morte all’America”, i figli di queste stesse élite religiose vivono proprio in quell’America che si denigra e minaccia, e ci vivono molto liberamente 

16]A causa della povertà e della corruzione nella direzione dei cantieri edili, le case sono progettate e costruite molto male e non è raro che crollino 

17]Un canto-risposta a “donne, vita, libertà” usato per dimostrare che non è solo una protesta femminista ma una protesta di tutta la società contro la dittatura 

18]A causa della disuguaglianza sessuale molte cose sono proibite alle donne, quindi non è raro esprimere questo desiderio. 

Per la libertà e le donne iraniane in rivolta:  “Baraye”.

Per essere aggiornato sulle notizie del Veneto iscriviti al gruppo Facebook: VENETO NOTIZIE Per essere aggiornato con Tviweb entra nel GRUPPO FACEBOOK TVIWEB - NOTIZIE VICENZA E PROVINCIA (Clicca qui)
VIACQUA
MOSTRA BASSANO
Whatsapp Tviweb
VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
UNICHIMICA

Potrebbe interessarti anche:

VIACQUA
MOSTRA BASSANO
VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
CAPITALE CULTURA
UNICHIMICA