Palazzo Nievo. La fine della Casa dei Comuni
La fine del 2022 coincide curiosamente con il calo del sipario su un’esperienza storica nella governance della Provincia di Vicenza.
Inaugurata da Achille Variati, allora sindaco del Capoluogo, all’indomani della riforma del Governo Renzi che archiviò una storia fatta di luci – tante – e ombre – poche -, egli ha il merito di aver definito politicamente il nuovo corso e scelto di abbandonare lo schema classico della contrapposizione tra una maggioranza ed una minoranza a favore di una gestione unitaria.
In altre parole, la Casa dei Comuni – ogni scelta in politica deve avere una definizione anche lessicale – da allora ha sempre visto imperare una collegialità che obbligava a stare insieme amministratori civici e partitici di destra, centro e sinistra, in un complesso meccanismo di pesi e contrappesi dove tutti si sentivano rappresentati e riconosciuti.
Così Variati, allo stesso modo Francesco Rucco. Sempre con la stella polare della Casa dei Comuni.
Fino a ieri.
Il Presidente della Provincia è in scadenza, a fine gennaio ci sarà il successore di Rucco e bisogna scegliere un sindaco eleggibile. Gli aventi diritto sono pochi, la maggior parte scade nel 2023 e nel 2024 e la legge stabilisce che chi va al rinnovo nei 18 mesi successivi alla data dell’elezione del Presidente non può candidarsi.
Il resto è cronaca di questi giorni. Si cerca un civico gradito a tutti, ma sembra di cercare il Santo Graal. Il Centrodestra fa un passo indietro con la logica della continuità, ma ogni convergenza viene messa in discussione dal Centrosinistra e anche dall’interno delle diverse aree politiche. E nell’area dem succede sostanzialmente la stessa cosa con Italia Viva e Azione che si spaccano. Si fanno tanti, troppi, nomi e alla fine sul tavolo, ad oggi, ci sono il sindaco di Caldogno, Nicola Ferronato, e quello di Recoaro, Armando Cunegato.
Se non si trova una quadra entro pochi giorni si andrà alla conta tra due sfidanti con partiti e amministratori oggi in ordine sparso, perchè definire la mappa delle alleanze sul territorio è praticamente impossibile. Vincerà chi avrà maggiore capacità organizzativa e relazioni territoriali.
I partiti sono in grave difficoltà nella gestione della partita e dilaniati dalle contrapposizioni interne dove la corsa per Palazzo Nievo è un’occasione per dimostrare chi comanda. Una deriva pericolosa che apre la strada a scenari anche stravaganti. Tanto per fare un esempio, se si va in ordine sparso sul candidato Presidente, il vincitore si troverà a rappresentare inevitabilmente una parte e non quella che ha combattuto.
Insomma un Presidente di parte ed un Consiglio che, invece, è ancora figlio della logica unitaria della Casa dei Comuni. Facile che cambino gli scenari anche in aula dove, con l’arrivo di una nuova guida non unitaria, ci sarà chi starà dalla sua parte e chi si collocherà all’opposizione. In altre parole anche il Consiglio avrà, dopo una decina d’anni di pax, una maggioranza ed una minoranza.
Il rischio dell’ingovernabilità si intravvede già ora perchè i due organi più importanti, Consiglio e Presidente, sono figli di logiche opposte.
E così la Casa dei Comuni se ne va nella soffitta di Palazzo Nievo insieme ai suoi sostenitori Variati e Rucco, con quest’ultimo che ha esperito diversi tentativi per trovare la sintesi, ma deve rassegnarsi alla fine di un’epoca.
E’ il ritorno del primato della politica, quindi della dialettica fra soggetti contrapposti con diverse visioni del mondo e quindi anche del governo del territorio? Della sana e utile conflittualità tra idee e progettualità? Sarebbe di conforto per chi ha un’opinione nobile sull’occuparsi della cosa pubblica. Tuttavia nessuno parla apertamente del compenso del Presidente della Provincia, circa 5.000 euro al mese. Una cifra che potrebbe suscitare così tanti appetiti da far implodere la Casa dei Comuni.
Ma queste, ovviamente, anche se molti addetti ai lavori lo dicono nei corridoi, speriamo siano solo cattiverie.